Dopo qualche giorno dall’inizio dell’epidemia di coronavirus, ha iniziato a sembrarmi evidente che la gestione dell’emergenza da parte delle istituzioni lasciasse alquanto a desiderare, e che rispondesse a delle esigenze politiche diverse, e probabilmente incompatibili, sia con un contenimento efficace del contagio, sia con la limitazione dei suoi effetti. Ho allora iniziato a raccogliere, giorno per giorno, le dichiarazioni di politici, funzionari, uomini delle istituzioni, e le misure da loro prese. Ho incluso anche le dichiarazioni e le note da parte dei rappresentanti delle imprese, dagli industriali ai negozianti, e dei sindacati, per mettere in mostra le relazioni tra componenti del corpo sociale e politica. Ho raccolto anche alcune interviste e dichiarazioni da parte di virologi, epidemiologi, medici ed esperti in generale, per cogliere anche il legame che esiste tra discorso scientifico e responsabilità politica.

Vorrei dire che in questa cronologia, in cui ho voluto riportare la nuda parola altrui, io sono muto, non ho voce. Sarebbe una falsità: la mia voce emerge dalla selezione che ho operato sulle diverse prese di parola, e dall’ordine che ho imposto su questa selezione. L’intento era di evidenziare le responsabilità nella gestione politica, sociale, e mediatica dell’emergenza, e dunque i contributi che riporto sono stati selezionati in questa direzione.

Tuttavia, ho cercato di fare in modo che le conclusioni potessero essere dedotte direttamente dalle parole – e dalle decisioni – dei diretti interessati. Meglio, dei diretti interpellati.

Credo che l’ipotesi iniziale venga ampiamente confermata da questa sorta di diario.

Una nota metodologica: per raccogliere i materiali ho sfogliato i quotidiani di Repubblica, Sole 24 Ore, la Stampa e Corriere della Sera, per ogni giorno dall’inizio dell’epidemia, il 21 febbraio, al 15 marzo, dove mi sono fermato perché il testo non divenisse ipertrofico. Il Sole l’ho scelto in quanto giornale di Confindustria, gli altri per la loro diffusione e il diverso focus geografico. Oltre a queste fonti principali, ho usato fonti dirette per quanto possibile, oltre ad altre fonti di informazione qualsiasi, quando è lì che ho trovato notizie che mi sono sembrate rilevanti. Criterio sicuramente arbitrario, con cui ho perso per strada sicuramente molto materiale, ma credo che anche questo vada nella direzione di evitare una ridondanza che sarebbe controproducente.

Dove non viene riportato, l’anno è il 2020.

Pubblico di seguito la prima parte:

gennaio 2018: Un’influenza particolarmente virulenta mette a dura prova il sistema sanitario milanese: le terapie intensive rischiano di non bastare per 48 ricoverati e i medici fanno turni insostenibili gratis.

23 dicembre 2019: Nel cremasco si riportano tra le 3 e le 5 persone al giorno si presentano al pronto soccorso per polmonite, di cui il 50% ricoverate.

30 dicembre 2019: All’ospedale di Piacenza si registra un numero anomalo di ricoveri per polmonite, 44, nella settimana precedente.

7 gennaio: Il Corriere titola: “Polmonite, picco di casi a Milano: può derivare da un’influenza trascurata”. L’articolo riporta un incremento del 25% dei casi in cura

24 gennaio: Uno studio su The Lancet individua, pur su un campione ridotto di 41 persone ricoverate con la polmonite atipica, trovano che solo 13 avevano precedenti malattie, e che le complicazioni includono “sindrome acuta da distress respiratorio (12 – 29%), RNAemia (6 – 15%), ischemia cardiaca acuta (5, 12%), e infezioni secondarie (4 – 10%). 13 (32%) pazienti sono stati ammessi in TI, e 6 (13%) sono morti”. Lo studio lamenta anche mancanza di conoscenza sia sullo spettro dei sintomi indotti dal virus sia sull’epidemiologia e la trasmissione da essere umano ad essere umano.

31 gennaio: Uno studio su The Lancet fa una prima stima sul tasso di riproduzione del nuovo coronavirus. In breve, se il numero è minore di 1,0 la malattia si estingue da sola, se è maggiore di 1,0 invece tende a diffondersi. Se è decisamente maggiore di 1,0 il virus tende a diventare epidemico facilmente. Il numero, detto , viene stimato in 2.68, e tra 2.47 e 2.86 con confidenza del 95%. Si stima che il tempo di duplicazione dei contagi è di 6.4 giorni (5.8-7.1 con confidenza al 95%)

1 febbraio: Roberto Burioni parlando a “Che tempo che fa” su Rai 2 dichiara: “In Italia il rischio è zero. Il virus non circola. Questo non avviene per caso: avviene perché si stanno prendendo delle precauzioni.”

20 febbraio: Primo caso individuato a Codogno.

21 febbraio: Non si parla quasi per nulla del virus. Tutti i quotidiani, sono molto impegnati a commentare il caso di terrorismo nero appena accaduto in Germania, e l’apparentemente prossima crisi di governo scatenata da Renzi e il suo partito Italia Viva. Si parla molto anche della probabile crisi economica (specie sul Sole): si chiedono sostegno alle imprese e si lamenta la chiusura di 70mila esercizi commerciali in 10 anni. Viene fatta ironia su un virus “meno grave di quello cinese” che affligge la politica italiana, incapace di decidere in modo forte (Editoriale della Stampa).

Si parla del virus in Italia solo sul Corriere, per 3 righe, poi si parla della Diamond Princess in Giappone e della dimissione di alcuni italiani che “tornano a vivere”, e dei confinati a Cecchignola che si erano infettati a Wuhan. Sulla Stampa c’è un articolo che parla di uno studio epidemiologico su The Lancet.

I politici, preoccupati dalle questioni di palazzo, non sembrano nemmeno immaginare la possibilità di un contagio in Italia. Il primo contagio c’è già stato, in Cina la produzione è ferma da settimane, eppure non c’è preoccupazione.

Il WHO dice che il virus è probabile sopravviva molti giorni sulle superfici a temperature molto basse, fino a -20°C, stando a studi su altri coronavirus. A fine giornata sono confermati altri 16 casi. Primo morto.

Toni medi della carta stampata alla rilevazione dei primi contagi

22 febbraio: Improvvisamente il virus è su tutte le prime pagine e la prima preoccupazione al governo. Viene ricostruita la vita del paziente uno: investigata nei minimi dettagli, si dice che veniva da Wuhan, si racconta la notte in cui è stato prelevato da casa per gli esami. C’è la mappa di tutti i suoi spostamenti. C’è molta attenzione sul paziente zero, che viene cercato ansiosamente. Potrebbe essere interessante confrontare le pratiche investigative con la guida del 29 gennaio del WHO.

Stabilita la prima zona rossa attorno a Codogno e Casalpusterlengo, 50mila persone in isolamento. Chiuse scuole, bar, e stazioni dei treni. Una fabbrica a Casalpusterlengo si ferma, tampone ai 160 dipendenti. Alcune aziende (Enel per esempio) predispongono il lavoro da casa per i dipendenti che lo possono effettuare. I militari vengono stanziati ai confini della zona rossa per limitare l’entrata e uscita dalla zona. Ciononostante, delle persone sfuggiranno ai controlli, aprendo un ricco filone narrativo-giornalistico sui fuggiaschi untori.

La Lega chiede stop a Schengen e di blindare i confini, ma il virus è dentro non fuori. Il governo rifiuta ma istituisce la quarantena obbligatoria per chi rientra dalla Cina per isolare il virus e impedire il contagio. Non molto efficace.

In Lombardia e in Veneto vengono chiusi i locali dalle 18 alle 6 del mattino, ma non i bar diurni, i ristoranti anche notturni, e tutte le altre le attività produttive. La polizia gira a far rispettare l’ordinanza e a far chiudere bar e locali.

Titoli enormi: “Codogno è come Wuhan, sembra un film distopico” (Corriere, prima e pagg. 8-9), il Nord nella paura (prima di Repubblica). “Lo spettro del primo untore, siamo pronti alla PANDEMIA?” (la Stampa prima e pag. 5).

Si titola anche: “Il focolaio al bar degli anziani, tre pensionati infettati”, la socialità viene individuata subito come pericolosissima.

Il Corriere usa le prime 15 pagine solo per il virus, Repubblica 11, la Stampa 8.

Confindustria più cauta: solo 4 pagine sul Sole, e la preoccupazione principale è per i danni all’economia. Il focus è alto ma il focus rimane il calo della produzione industriale (già da pag. 5).

Le diatribe dei giorni precedenti finiscono immancabilmente dopo il virus, ma ancora non spariscono, si parla ancora di contatti tra Salvini e Renzi e di crisi di governo, ma la realtà inizia a cambiare faccia, in sole 24 ore.

Burioni, intervistato come parere autorevole, avalla l’operato del governo, invocando l’isolamento delle persone venute dalla Cina, “è l’unico rimedio”, facendo il primo appello alla responsabilità dei cittadini, chiedendo indagini più capillari su tutte le persone contagiate e i loro contatti, “meglio isolarne 20 di più che 20 di meno”.

L’ex presidente della Società italiana d’igiene, nonché ordinario di Igiene, Signorelli, dice che è più corretto parlare di cluster che di epidemia, che le misure prese dalla Lombardia sono commisurate e che non è il caso di evitare viaggi in treno e in aereo.

A fine giornata 79 contagiati, svariati fuori dalle zone rosse. Secondo morto.

23 febbraio: Il governo emana le prime misure di contrasto al virus. La parola d’ordine è: sostegno alle imprese. Si prevede di facilitare la cassa integrazione e incentivato lo smart working (Sole 24 Ore pag. 2). Vengono sospese le gite scolastiche fino al 15 marzo, sono fermate le palestre e le attività sportive in generale, e vengono rinviate le gare di campionato di Serie A delle squadre delle zone coinvolte, gli atenei vengono chiusi al Nord.

Il governo rifiuta di sospendere Schengen per non avere l’Italia come lazzaretto. C’è carenza di mascherine sia sul mercato che nelle scorte negli ospedali.

L’IFM taglia al 3% le previsioni di crescita mondiale. La recessione in Italia pare certa.

I focolai si diffondono a partire dagli ospedali, che sembrano impreparati ad affrontare la situazione (Corriere pag. 6): l’ospedale di Schiavonia, a Padova viene evacuato (Corriere pag. 11). Si parla di turni massacranti per i medici, di stanchezza enorme, di carenza di personale (Rep pag. 10).

Il governatore lombardo Fontana dice che bisogna rinunciare a qualche libertà per il bene di tutti, pur affermando di credere nella libertà di circolazione delle persone(!). Minimizza anche sui contagiati fuori dalle zone rosse: “sono riconducibili alle zone rosse”.

Il presidente di Confcommercio dice che c’è preoccupazione che alcuni settori ne risentiranno (turismo, accoglienza e ristorazione), ma non c’è alcun motivo di bloccare Milano, due contagi sono pochi. Chiede che ai tavoli istituzionali partecipino i rappresentanti delle imprese e che sia estesa la cassa integrazione alle piccolissime imprese.

Il quirinale chiede “piena collaborazione alla popolazione” (Sole pag. 3).

Alcune fiere vengono cancellate (Sole pag. 3).

Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo della WHO e ordinario di Igiene alla Cattolica di Milano, dice che è un grave errore non aver messo in quarantena chi veniva dalla Cina, ma che al contrario della Cina “non c’è stata sottovalutazione e stiamo reagendo”. Afferma anche con certezza che l’incubazione è di 7-9 giorni e che i contagi dagli oggetti sono rari, in contraddizione con quanto dice il report del WHO di due giorni prima. Suggerisce anche di non frequentare luoghi affollati, come i mezzi, i teatri, discoteche e le scuole (Stampa pag. 6). Tuttavia non c’è alcuna misura del governo o delle regioni che lo permetta.

Galli, professore di Malattie Infettive a Milano, primario del Sacco: il virus può sfuggire alle misure di controllo. L’intervistatore chiede dei “super-untori”, Galli risponde che possono esisterne. Dice che non è ancora una pandemia, che deve decidere la WHO.

Ancora grandissima attenzione al virus, e tantissimo allarme, le pagine dedicate sui giornali rimangono molte con toni dal preoccupato al pre-apocalittico: esempi: “l’incubo degli ospedali senza scorte”, “i pensionati stroncati dal virus”, “strade deserte e negozi chiusi”, “Virus l’italia si blinda” (Stampa dalla prima a pag 7.) Sulla Stampa 15 pagine al virus, sul Sole 5, su Corriere 15, su Repubblica 13.

Grande attenzione giornalistica sulle investigazioni sulle reti di contatti dei contagiati, anche se iniziano a diventare tanti, con ancora più contatti (Corriere pagg. 12-13, Rep da 4 a 6).

C’è accordo praticamente unanime sulla necessità del sostegno alle imprese, da parte della politica, dei rappresentanti delle imprese e dei giornali.

A fine giornata 154 contagiati. Terzo morto.

Gallera, assessore alla Sanità lombarda: “Abbiamo 5 morti, quindi di fronte ad una grande contagiosità, sì la mortalità è peggiore dell’influenza ma sempre in una situazione sotto controllo”

24 febbraio: L’effetto del virus colpisce i mercati finanziari, perdite per oltre mille miliardi nel mondo, 30 la Borsa Italiana (-5.46%), 356 le altre europee. Altissima volatilità dei mercati.

Le scuole in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia sono chiuse per una settimana per limitare il contagio.

In difficoltà il traffico ferroviario del nord, ore di ritardi sulla linea AV.

Sempre al nord acquisti di massa nei supermercati che spesso esauriscono le scorte di beni di prima necessità: pasta, carne, carta igienica (Corriere pag. 6), ma anche prodotti per l’igiene come l’amuchina. 

Il governo infastidito dalla gestione su base regionale dell’emergenza, in particolare per la gestione dell’ospedale di Codogno, inizia a rivendicare la centralizzazione delle decisioni. La Lega risponde per bocca di Molinari che dice “Conte usa parole quasi fasciste, invoca pieni poteri, si dimetta”. (Corriere pag. 4) 

Le regioni rivendicano la bontà delle misure prese in aperta polemica col governo: Fontana in Lombardia rifiuta la responsabilità all’acquisto di tamponi e di apparecchiatura sanitaria straordinaria. Tutti i governatori si dicono preoccupati per i danni all’economia e i danni alle imprese.

Il governo pensa ad una misura di sostegno alle imprese: facilitazione ed estensione Cig alle piccole e medie imprese, rinvio dei controlli fiscali, e rinvio dei mutui (Corriere pag. 11).

Il capo della Protezione Civile, Borrelli, dice che non bisogna preoccuparsi, ma che bisogna limitare la socialità (Corriere pag. 7). Confcommercio, per voce del presidente Sangalli, dice che la chiusura dei negozi è “misura estrema” e chiede sostegno per le piccole imprese (Corriere pag. 11).

Iniziano ad essere implementate forme di telelavoro e smart working nel nord. Molti lavoratori e studenti delle università sospendono spontaneamente le attività, il ministro Manfredi commenta dicendo “che non si può cedere al caos” (Repubblica del giorno dopo). Viene sospesa l’alternanza scuola-lavoro oltre alle gite.

Compaiono sciacalli che speculano sulle mascherine, l’amuchina e prodotti per l’igiene essenziale (Rep del giorno dopo pag. 8). 

Iniziano ad emergere resistenze da parte di commercianti e imprenditori alle misure di prevenzione: Torino non chiude i mercati per paura di danni economici (Stampa del giorno dopo, pag. 9), anche se l’utenza cala spontaneamente. 

Alcuni paesi iniziano a impedire l’accesso a cittadini italiani e persone provenienti dall’Italia, tra gli altri l’europarlamento.

De Luca, governatore della Campania, dice che non ci sono contagiati in Campania, quindi non chiuderà le scuole e invita i sindaci a non chiuderle autonomamente; approva anche la partita Napoli-Barcellona.

Galli, primario di Malattie Infettive al Sacco di Milano, dice che il numero di casi è alto perché il virus si è diffuso a partire dagli ospedali, perché il primo caso non è stato individuato come coronavirus e dunque questo ha permesso la diffusione del virus. Dice “l’epidemia ospedaliera implica una serie di casi secondari e terziari, forse anche quaternari” (Corriere pagg. 12-13).

Si cerca ancora il paziente zero, e non si abbandona la via delle indagini sui contatti dei contagiati, che viene chiesta a gran voce, per esempio, anche da Burioni.

Repubblica dedica 18 pagine al virus, il Corriere 13.

Il capo della Protezione Civile Borrelli, dice che non bisogna preoccuparsi, ma che bisogna limitare la socialità (Corriere pag. 7).

A fine giornata 229 contagiati. Sei morti.

25 febbraio: La borsa di Milano cede ancora l’1.4%.

Vengono cambiate le regole per il test del tampone, che non vengono più effettuati su asintomatici e/o pazienti sani: si abdica ufficialmente al tracciamento delle reti di contatti dei pazienti. Non vengono testati nemmeno coloro che, pur presentando sintomi di polmonite, non sono ricollegabili ai focolai iniziali di Codogno o Vo’ Euganeo.

Le Marche chiudono le scuole fino al 4 marzo pur avendo registrato zero casi, il governo ne è indispettito, e il ministro della Sanità Speranza annuncia che non firmerà l’ordinanza. Anche i rapporti tra Lombardia e governo centrale rimangono tesi. Il richiamo all’unità del premier Conte però induce le opposizioni ad annunciare che voteranno a favore del decreto in preparazione per il sostegno alle imprese.

La diffusione del panico, con gli effetti pesanti anche sulle borse del giorno prima, pur veicolata dagli stessi media, impone un cambio di narrativa.

Attenzione dei media ancora altissima, su Rep 15 pagine, sulla Stampa 17, sul Corriere 15, anche sul Sole 10.  

Repubblica dà grande spazio alla richiesta di ritorno alla normalità, specie riguardo Milano, con i bar chiusi e la socialità ostacolata: “Ridatemi l’allegria della mia Milano”, “Bar vuoti, turisti in fuga, la corazzata Milano paga il conto più caro”, “Milano basta caos” (Rep, pagg. 1-3, e pag. 6). Piero Angela dice “non cambiare il vostro stile di vita” (Rep pag. 15). La Stampa invece usa ancora toni molto preoccupati: “Milano spettrale reagisce col telelavoro” (pag. 8), “A Vo’ Euganeo i laboratori già intasati, è corsa al tampone” (pag. 4), “Dieci ore da incubo in stazione, c’è da bonificare i treni” (pag. 3), “L’OMS preoccupata per l’aumento dei casi” (pag. 2).

Si diffonde la narrativa dei “ribelli in fuga da Codogno”, che espone da un lato l’efficacia limitata delle misure di contenimento, dall’altro la volontà dei media di attribuire la responsabilità per la diffusione della malattia ai comportamenti individuali. Questa narrativa riscuoterà molto successo. 

Il Corriere evidenzia le difficoltà degli ospedali: “Medico in trincea” a pag. 13, “Scarsità di kit per il tampone” a pag. 12.

Il governo e gli esperti rivendicano insieme la bontà delle misure prese: Di Maio dice che il grande numero di casi è sintomo di trasparenza, dovuto all’alto numero di tamponi “più degli altri paesi”, e “abbiamo implementato provvedimenti rigidi” per fermare il contagio. L’infettivologo Massimo Andreoni, ordinario a Tor Vergata, segue: il numero di casi è dovuto al grande numero di test fatti dall’Italia, a differenza degli altri paesi. In più attribuisce responsabilità ai super-trasmettitori, che verranno più tardi chiamati super-untori.  

Svariati paesi iniziano a registrare un primo caso di coronavirus proveniente dall’Italia.

Crimi del M5S ribadisce la necessità di sostegno alle imprese.

A fine giornata 322 contagiati su oltre 8600 tamponi. Dieci deceduti.

26 febbraio: Le borse europee recuperano timidamente, Milano +1.44%.

Le stime danno il PIL per il 2020 in calo di almeno lo 0.4% e una perdita di 60mila occupazioni (Repubblica, prima pagina). La UE annuncia flessibilità sui conti per gestire le difficoltà economiche inevitabili, e assicura che i paesi UE non chiuderanno le frontiere all’Italia, con particolare riferimento alla circolazione delle merci, ma il ministro della Sanità Speranza assicura che “gli italiani possono continuare a viaggiare (Repubblica pag. 2).

Il governo continua a lavorare ad un decreto di emergenza, per 1) fornire materiali urgenti agli ospedali, e una fornitura speciale a polizia ed esercito nelle strade, 2) estendere la cig alle imprese con meno di 6 dipendenti e sospendere il pagamento dei contributi, 3) stimare i danni e preparare conseguenti crediti d’imposta, 4) incentivi ai diversi settori dell’economia e investimenti. Particolare focus sullo sblocco dei cantieri e gli investimenti delle partecipate, che il governo intende usare come strumento di rilancio economico: il viceministro alle Infrastrutture parla di accelerare i tempi: “serve un intervento shock che sospenda immediatamente il codice appalti e le altre leggi ordinarie, con l’eccezione delle leggi antimafia e delle autorizzazioni ambientali, che però devono essere concesse in tempi rapidissimi, in un giorno”. (Sole 24 Ore pag. 5).

Viceversa gli stranieri non viaggiano in Italia: disdetta del 40% delle prenotazioni in albergo. Il Regno Unito mette in quarantena chi viene dal centro-nord dell’Italia. Il salone del mobile viene rimandato a giugno, ma il premier Conte rassicura e dice, rivolto ai turisti stranieri: “Il paese è sicuro, venite”. (Repubblica pag. 2).

Si prepara una proroga della chiusura delle scuole al nord, che renderebbe necessario allungare l’anno scolastico.

Continua la disputa sulle competenze tra governo e regioni. Rossi, governatore della Toscana, prende parola a favore del governo contro il governatore lombardo Fontana (Rep pag 7). Le Marche ribadiscono la chiusura delle scuole.

I medici all’ospedale di Codogno, per voce del primario, attaccano Conte per le sue parole sulla cattiva gestione dell’emergenza.

Il governo e consiglieri si preoccupano dei danni che l’allarmismo può causare all’economia: Walter Ricciardi, consigliere del governo dal WHO, dice “Allarme da ridimensionare, il 95% guarisce”; il premier Conte chiede toni più cauti alla RAI; il ministro degli Esteri Di Maio prepara un piano “contro le fake news contro l’Italia” e minimizza dicendo che “c’è un focolaio in un’area di 40mila persone su 60 milioni di abitanti” (Rep pag. 3, e Stampa pag. 8).

Anche Maria Rita Gismondo, direttrice del reparto di Microbiologia al Sacco di Milano, minimizza: “è poco più di un’influenza, contro la psicosi basta la verità”; “bene che il governatore Fontana dica che è poco più di un’influenza, significa che iniziano ad ascoltarmi” (Rep pag. 11).

Burioni replica che “la signora del Sacco ha lavorato troppo”, e che il virus è molto peggio di un’influenza e serve prendere misure drastiche.

Anche gli imprenditori contro gli allarmi, che creano danni all’economia (Stampa pag. 4), e il Veneto (Stampa pag. 5).

Gli abitanti della zona rossa di Codogno si dichiarano stremati, dicono espressamente “ci manca la libertà” (Stampa pag. 10).

I teatri chiusi a Milano per l’ordinanza causano mancati pagamenti agli attori, che si lamentano di aver lavorato gratis (Stampa pag. 11). Il sindaco Sala pubblica un video in cui dice che Milano non può fermarsi e deve ripartire intanto dalla cultura, riaprendo i musei eccetera. I bar e i locali di Milano scrivono una lettera aperta, firmata da circa 200 esercizi, al sindaco Sala, per chiedere di “pensare all’emergenza economica e sociale” insieme all’emergenza sanitaria, cioè perché il sindaco si esponga chiedendo sostegno economico alle piccole e medie imprese, in difficoltà per la “mancanza di liquidità”. La lettera si può trovare per esempio qui L’ordinanza che ordinava la chiusura dei locali notturni viene revocata a partire dal giorno stesso.

In serata il governatore della Lombardia Fontana si mette in autoisolamento, pur essendo risultato negativo al tampone, perché una collaboratrice è risultata positiva. Lo annuncia con una diretta Facebook in cui mentre indossa la mascherina annuncia: “Sono le uniche che ci restano, sono un po’ nervoso perché non sono in grado di fornircele. Quindi se qualche privato è in grado ce lo faccia sapere”

I quotidiani dedicano ancora moltissimo spazio al virus, al contempo invocano calma e unità e fiducia nelle istituzioni (esempio: prima del Corriere). Anche il Sole invita alla normalizzazione e titola “L’Italia che riparte” a pagina 6.

A fine giornata 400 contagiati. Dodici deceduti.

La puntata del Tg2 Post del 27 febbraio è una miniera di informazioni sulle posizioni delle associazioni d’impresa.

27 febbraio: La borsa di Milano cede ancora il 2.7%. Anche le altre borse europee cedono tutte oltre il 3%. Sale lo spread a 162 punti. L’euro guadagna sul dollaro peggiorando le esportazioni (Sole del giorno dopo, pag. 3).  

I settori della moda, del turismo e della meccanica prevedono zero profitti per tutto il 2020 a causa del coronavirus (Sole 24 Ore, prima). Il presidente di Confindustria Moda denuncia le decine di disdette di ordini dall’estero: “l’allarme del coronavirus è un disastro, e sottolineo la parola allarme, che è diverso da epidemia o pandemia. I dati dei ricercatori, dell’Oms, e delle stesse strutture sanitarie italiane non giustificano in alcun modo le parole usate dai politici e le misure annunciate e poi subito prese, con una rapidità mai vista in Italia. Lo capirei solo se ci fosse davvero un’epidemia letale” (Sole 24 ore pag. 2).

Il presidente di Federalberghi chiede “una dilazione delle scadenze contributive, la moratoria sui mutui per la parte capitale, e la decontribuzione del costo del lavoro per non licenziare il personale perché nel settore non è prevista la cig” (Sole 24 Ore pag. 2).

Confindustria chiede interventi straordinari, per voce di Bonomi, presidente di Assolombarda, che aggiunge “tenere la Lombardia bloccata significa fermare l’Italia, quei giorni che rimaniamo fermi diamo un colpo al cuore dell’economia italiana” (Sole 24 Ore pag. 3).

Zoppas, industriale veneto e fondatore delle Zoppas industries, critica le misure draconiane di Lombardia e Veneto che metterebbero a rischio l’economia nazionale (Stampa pag. 4).

Gli esercenti milanesi producono un video accompagnato dall’hashtag #Milanononsiferma, che viene condiviso anche dal sindaco Sala. Tutto il PD sostiene l’iniziativa, e il suo segretario Zingaretti si fa fotografare mentre fa un aperitivo a Milano (Stampa del giorno dopo, pag. 7).

La Fim-Cisl denuncia invece il fermo della meccanica, il segretario generale dice che i danni potranno diventare permanenti e sono a rischio 6mila posti di lavoro (Sole 24 Ore pag. 3).

Moody’s, l’agenzia di rating, denuncia il rischio di recessione globale, e dice che l’Italia col suo bilancio non ha spazio di manovra: colpita perché debole (Stampa pag. 2).

Il PD chiede una misura per tutelare le buste paga dei dipendenti a cui viene sospeso o ridotto il monte orario (Sole 24 Ore pag. 6).

Si espone anche il ministro della Difesa Guerrini (PD) chiedendo unità e che ora si pensi a rilanciare l’economia con il sostegno alle imprese (Repubblica pag. 9).

Giorgio Gori, sindaco di Bergamo dice “Bergamo non ti fermare, reagiamo senza allarmismi, la cultura per reagire al virus” sulla falsa riga del sindaco di Milano.

L’Unione Europea loda le misure risolute dell’Italia per contenere l’epidemia (Sole 24 ore pag. 4), e apre alla flessibilità sui conti (Sole 24 Ore pag. 7).

La Lega nonostante abbia già annunciato, come poi farà, di votare i decreti del governo, tiene alti i toni a livello mediatico: il suo leader Salvini dice “che il governo non è in grado di gestire l’emergenza”. Al contempo però apre ad un governo di unità nazionale (Sole 24 ore pag. 4). La Stampa mette in prima pagina l’ipotesi di “governissimo”.

Fontana, intervistato riguardo il video della sera prima dice: “Da una parte abbiamo la priorità della salvaguardia della salute, dall’altra di non soffocare troppo le attività economiche, e ogni scelta è frutto di questa doppia valutazione” (Corriere pag. 5).

Sui quotidiani si insinuano dubbi sulla capacità dell’Iran di gestire l’emergere dell’epidemia (Sole 24 Ore pag. 10).

Ancora Ricciardi in un’intervista al Corriere della Sera invita alla prudenza e alla normalizzazione, denunciando una sovrastima dei dati positivi e chiede criteri più restrittivi per valutare i casi positivi (Corriere pag. 3).

Burioni si dice deluso dall’Europa, su una questione “non divisiva come i migranti”, e chiede che siano introdotte misure per favorire l’isolamento delle persone (Corriere pag. 9).

Un’intervista alla prima paziente guarita suggerisce che non sia niente di grave, il titolo è: “ma quale paura, stavo benissimo” (Corriere pag. 8).

Intanto continua il filone narrativo dei fuoriusciti da Codogno, per esempio a pagina 12 del Corriere.

I media si accodano alla narrazione normalizzante: notevole per esempio la prima di Repubblica “Riapriamo Milano”. Il Corriere ed il Sole riportano i pareri di politici, imprenditori e medici di cui si è detto, repubblica aggiunge svariati articoli di commento in cui si chiede a gran voce il ritorno alla normalità (Repubblica, pagg. 30 e 31).

La Stampa è più cauta, insieme a pareri che chiedono di ripartire riporta anche commenti negativi: le scuole navigano a vista (pag. 6), i commenti di Moody’s di cui si è detto, “ora gli italiani fanno paura” (pag. 3). A fine giornata 650 contagiati, 17 deceduti.

Un pensiero riguardo “Diario dell’epidemia – 1. Comparsa e negazione

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