- Incontro con il prefetto
Il 18 Agosto il prefetto di Como, Bruno Corda, ha concesso un incontro ai rappresentanti delle comunità di migranti in stazione (somali, etiopi, eritrei, sudanesi), accompagnati da don Giusto Della Valle e dai traduttori. Durante l'incontro stata presentata la lettera scritta dall'assemblea dei migranti relativa a: respingimenti alla frontiera, controlli di polizia, situazione del campo, richieste. Egli l'ha letta e ha dichiarato che si impegnerà a farla avere al governo italiano. Tuttavia a lui non risulta che le persone vengano forzate ad andare negli hotspot né che vengano identificate con la forza. Prendere le impronte digitali ai migranti è una necessità assoluta ai fini dell'identificazione, anche per via del pericolo che ci siano terroristi.
Il suo auspicio è che i migranti si mostrino bendisposti a rientrare in una situazione di legalità prendendo in considerazione la possibilità di chiedere in asilo in Italia. Di fatto però conosce bene le aspirazioni dei migranti; purtroppo queste non sono condivise dalla Svizzera, anche se qui c'è una parte di disponibilità ad accogliere.
A proposito dell'accoglienza dei minori in Svizzera, gli è stato chiesto se la Polizia italiana può opporsi alle domande di riammissione fatte dalla Polizia svizzera, ma non ha dato una risposta.
Ha confermato che il centro di accoglienza temporanea partirà da metà Settembre e costituirà l'unica "soluzione" di alloggio, sostituendo le tende montate nel parco antistante la stazione e le parrocchie che fino ad ora hanno offerto ospitalità per la notte. Non si tratterà di un centro di detenzione o di coercizione, infatti l'ingresso da parte dei migranti sarà volontario, ma chi non vorrà entrarci sarà trasferito altrove. La CRI gestirà il centro insieme alla Caritas alle organizzazioni volontarie di Como, senza però specificare in che termini.
Sicuramente, a differenza del centro di accoglienza di Ventimiglia, potranno accedervi anche le donne e le famiglie (questa informazione proviene dal Sindaco, Mario Lucini).
Per il momento non c'è ancora un regolamento del campo, ma presto verrà stabilito sulla base di altri modelli di regolamento già esistenti.
Concludendo ha detto che volentieri incontrerà ancora i rappresentanti delle comunità, insieme ai traduttori. Infine ha chiesto a don Giusto di fare da ponte qualora si volessero altri momenti di dialogo.
- Centro di accoglienza
Nelle precedenti riunioni della ns. rete è stata più volte ribadita l'importanza di formulare una serie di proposte rispetto alle modalità con cui i volontari potranno mantenersi attivi nel centro, con lo scopo di evitare una gestione militarizzata e mantenere un clima di umanità.
Prima di avanzare le proposte è necessario conoscere quale sarà il tempo di permanenza massimo stabilito dal regolamento (in un'intervista al TgR il prefetto ha dichiarato che sarà di sette giorni). Bisogna altresì tenere presente che, anche guardando l'esempio di Ventimiglia, l'obiettivo di questi campi è fare una scrematura: ricevute tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione sul loro futuro, i migranti dovranno decidere se rimanere in Italia e avviare un percorso o entrare in una situazione di clandestinità.
Come rete Como senza frontiere, insieme ai volontari della mensa di S. Eusebio e alla rete del volontariato diffuso, elaboreremo una doppia proposta: di ordine metodologico (a questo proposito abbiamo proposto al tavolo di coordinamento in comune di convocare un'assemblea in cui associazioni e volontari potranno esprimere proposte di intervento nel campo e all'esterno); e una di contenuti.
Proposte:
- accoglienza diffusa, legalmente riconosciuta, parallela al campo e non antagonista, soprattutto per famiglie, malati e persone vulnerabili.
Il metodo di identificazione delle persone accolte con questa modalità sarà il medesimo di quello del campo.
Le strutture idonee a questo tipo di accoglienza terza al campo potrebbero essere famiglie, parrocchie, sedi di associazioni etc.
Ad esempio, Stefano Martinelli ha messo a disposizione la nuova sede de L'isola che c'è a San Rosso, che tra l'altro si trova vicino alla stazione e al posto individuato per il centro di accoglienza temporanea, e che potrebbe essere usato come base logistica e/o come luogo di accoglienza, nonché come luogo per svolgere attività ricreative esterne al campo.
Per scoprire se ci sono altri spazi disponibili sul lungo termine si potrebbe fare un appello alla cittadinanza, alle parrocchie, alle associazioni e all'amministrazione pubblica.
Questa proposta verrà portata al tavolo di coordinamento con l'amministrazione comunale, che potrebbe avere il compito di raccogliere eventuali candidature e fare da filtro; oppure potrebbe avallare a proposta e riconoscere un soggetto che se ne occupi.
Riteniamo che l'accoglienza e le attività collaterali non debbano essere concentrate in un unico luogo, ma devono essere in parte diffuse per aumentare il livello di partecipazione della cittadinanza e dei volontari.
- supporto medico e psicologico;
- sportello donna;
- insegnamento dei fondamenti di italiano, inglese, tedesco;
- affinché non diventi un'accoglienza esclusivamente assistenzialista, crediamo che sia importante concedere agli ospiti del centro un margine di autogestione (p.e. per quanto riguarda la preparazione dei pasti), in modo da renderli soggetti attivi ed integrati e di dare un taglio formativo all'accoglienza;
- tenendo conto delle reali intenzioni dei migranti ed essendo l'accesso al centro subordinato alla fotosegnalazione, bisognerà aspettarsi che molti non vorranno accedervi; pertanto è necessario mantenere comunque un punto di ristoro e di informazione per le persone in viaggio, nonché un punto di riferimento in stazione che indirizzi le persone e agevoli la mediazione.
Il testo specifico della proposta verrà elaborato da un gruppo di membri della ns. rete, insieme ad alcuni volontari della mensa di S. Eusebio e della rete del volontariato diffuso; avrà due direttrici: anticipare il regolamento di gestione metodologica e contenutistica rispetto al centro temporaneo e provare a elencare provare ad elencare una serie di proposte parallele.
Aggiornamento in seguito alla riunione del 25 Agosto con il tavolo di coordinamento in Comune:
è stato comunicato che non saranno ammesse forme di accoglienza terze rispetto al centro di accoglienza governativo.
- Volontà dei migranti di manifestare
Nelle assemblee serali i migranti in stazione hanno espresso a più riprese l'esigenza far sentire la loro voce attraverso una manifestazione. Il termine "manifestazione" è da intendersi genericamente come "dimensione in cui si manifesta"; infatti i migranti che partecipano alle assemblee variano di frequente ed è difficile creare un gruppo solido che porti avanti con assiduità la proposta, di conseguenza non è stata ancora definita una modalità con cui manifestare.
Per il momento sembra prevalere la proposta di organizzare due catene umane - una in Italia e una in Svizzera - che si congiungeranno alla dogana di Chiasso.
I migranti hanno inoltre espresso il desiderio di incontrare nuovamente il prefetto e, a seguito dell'incontro, dare un orientamento all'evento e formalizzare una proposta di manifestazione. Dopodiché verranno chiesti i permessi necessari alla Questura.
Per quanto riguarda i contenuti, questi sono stati espressi ripetutamente nelle assemblee e trascritti sia nella lettera alla cittadinanza sia nel documento presentato al prefetto.
Come rete Como senza frontiere non lasceremo cadere l'iniziativa e collaboreremo affinché ci sia una proposta a cui possiamo aderire, ma senza diventare prevaricanti (ad esempio nel creare un collegamento con il fronte svizzero); siamo infatti consapevoli del fatto che il luogo deputato per l'organizzazione è l'assemblea e crediamo che la manifestazione debba essere organizzata con i migranti e non per i migranti, pur con i limiti che questo comporta. Ciò dimostrerebbe una solidarietà inclusiva da parte della cittadinanza.
Perché questo evento sia efficacie, crediamo che gli obiettivi debbano essere: coinvolgere i cittadini; far sentire ai migranti che la città di Como è solidale e accoglie le loro istanze; attirare l'opinione pubblica in maniera favorevole; ottenere la maggior risonanza mediatica possibile; coinvolgere anche associazioni svizzere con cui condividere un appello unico.
Da parte nostra proporremo all'assemblea in stazione di fare una sorta di piedibus ("A piedi liberi"), ovverosia una catena umana che raggiungerà la dogana svizzera partendo dalla stazione e passando sui marciapiedi. E' una modalità che renderebbe più facile ottenere i permessi.
Alle assemblee in stazione parteciperanno come rappresentanti della rete Fausta Bicchierai e Francesca Cambria. A loro potranno aggiungersi altri interessati.
- Varie
- Nel prossimo incontro con il tavolo del Comune di Como chiederemo il riconoscimento di questa rete, perché i comunicati ufficiali del comune ignorano sistematicamente la sua esistenza. Ciò è importante anche in vista del possibile ingresso dei volontari nel centro temporaneo.
Da parte nostra dobbiamo essere chiari nel dimostrare la forza della ns. rete, che raggruppa soggetti estremamente vasti, attivi e storicamente decisivi.
- Chiederemo la presenza fissa di mediatori al presidio sanitario in stazione. Questo contribuirebbe ad abbassare la tensione ed evitare la diffusione di notizie scorrette o imprecise.
- In seguito alle incomprensioni sorte negli ultimi giorni, scriveremo un messaggio di solidarietà e amicizia all'associazione ticinese Firdaus.