Ormai da 4 anni le aziende della grande distribuzione e della distribuzione organizzata, associate a Federdistribuzione, impongono unilateralmente l’applicazione di quello che a tutti gli effetti risulta essere un regolamento associativo, residuo del precedente contratto collettivo nazionale di lavoro terziario, distribuzione e servizi scaduto nel 2013.
Federdistribuzione, infatti, in spregio a un diritto costituzionalmente garantito, non solo oppone un’irragionevole chiusura rispetto alla definizione di un contratto collettivo nazionale di lavoro di settore, ma continua, ingiustificatamente, a rifiutarsi di applicare il rinnovo del ccnl terziario distribuzione servizi del 2015, unico che al momento è tenuta ad applicare.
La Filcams Cgil ritiene grave la condotta mantenuta dall’associazione datoriale ed inaccettabile il danno che tale comportamento determina per le lavoratrici e i lavoratori sia sotto il profilo retributivo che contributivo, anche in considerazione degli incrementi salariali erogati unilateralmente, nettamente inferiori da quelli previsti dal contratto rinnovato.
Aderiscono anche il Partito Democratico della provincia di Como e il Gruppo consiliare del Pd al ‘Bivacco solidale contro chi affama i poveri’, sabato 23 dicembre, alle 10, davanti all’ex chiesa di San Francesco, in largo Lorenzo Spallino 1, a Como, organizzato da Como Senza Frontiere. “Dopo l’inqualificabile decisione della Giunta Landriscina di impedire la distribuzione di cibo ai poveri, l’adesione all’evento di Como Senza Frontiere è venuta spontanea – commenta Angelo Orsenigo, segretario provinciale del Pd –. Non vogliamo che il nome della nostra città sia universalmente associato ad azioni tanto spregevoli, soprattutto in un periodo come il Natale che, se vale per tutto l’anno, rappresenta ancora di più, per il suo significato, il momento della solidarietà, della vicinanza, della compassione. Invece, a Como proprio il centrodestra, che si fregia di essere il portatore di questi valori cristiani, sbatte la porta in faccia a chi ha bisogno e caccia via malamente dalle strade le persone più deboli e in difficoltà. Una vergogna”.
Esprimiamo totale contrarietà nei confronti delle ultime scelte dell’Amministrazione comunale di Como che in materia di lotta alla povertà, non ha trovato altro modo che utilizzare metodi repressivi ottocenteschi, mascherandosi dietro al pretestuoso decoro urbano ed utilizzando perfino agenti della polizia locale. Crediamo poi che sia totalmente inumano impedire la possibilità di ricevere pasti caldi distribuiti dalle meritorie associazioni di volontariato, che di fatto sopperiscono alle carenze delle Istituzioni in tema di assistenza. Ricordiamo agli amministratori della città di Como che la Costituzione italiana impone di assicurare a tutte e a tutti le condizioni necessarie per vivere dignitosamente, perché nessuno deve essere lasciato solo, soprattutto in questo momento storico in cui in Italia è spaventoso l’aumento della povertà materiale e permangono o addirittura crescono le disuguaglianze sociali. Quando non si rimuovono le condizioni che impediscono lo sviluppo e la partecipazione di ogni cittadino e cittadina all’attività del paese, si stanno violando i principi fondamentali della Costituzione italiana che recita:
Art. 2 - La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Como, purtroppo, è di nuovo alla ribalta della stampa nazionale perchè additata come città in cui si negano i diritti e le tutele per i soggetti più fragili. L'ordinanza emessa dal sindaco, che colpisce i poveri della città impedendo loro non solo di sostare nel centro storico ma addirittura di essere sfamati dai volontari e dalle volontarie che di loro si occupano, è a nostro avviso un atto offensivo verso i cittadini comaschi. La giunta Landriscina anziché preoccuparsi di promuovere politiche per sconfiggere la povertà emette ordinanze che mirano a togliere dalla vista i poveri. Solo per le festività natalizie, però. Lo chiamano decoro urbano, a noi pare un atto indecoroso e inumano. Questa amministrazione non ha ancora lasciato trapelare nulla in merito a quali siano i progetti per il futuro della città, non ha ancora affrontato le
Lavoro, contratto, salute e pensioni sono i temi che saranno al centro dello sciopero nazionale dell’intera giornata per tutto il comparto edile. Una decisione unitaria, di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, cui si è giunti dopo aver preso atto, ancora una volta, dello stallo nella trattativa per il rinnovo del contratto, scaduto da quasi un anno e mezzo. Avevamo annunciato la mobilitazione qualora le associazioni datoriali non avessero mostrato disponibilità ad un avanzamento nella trattativa. Nel frattempo, abbiamo svolto assemblee nei cantieri per spiegare ai lavoratori le nostre proposte e le difficoltà che abbiamo incontrato nel negoziato. Oggi dobbiamo prendere atto che dalle associazioni datoriali non sono giunte reali disponibilità e aperture.
In Lombardia il numero di firme richiesto alle forze non presenti in consiglio regionale per la presentazione delle liste alle elezioni regionali è così esorbitante da impedire di fatto la partecipazione con pari dignità alla competizione elettorale. Basti considerare che il numero di firme da raccogliere nella sola Lombardia è quasi pari a quello previsto nelle elezioni politiche per tutto il territorio nazionale, in base al provvedimento adottato in commissione della Camera. Un fatto aberrante in sé, reso ancora più grave considerando la collocazione della Lombardia nel nord del paese e la concomitanza della raccolta firme col periodo più freddo della stagione invernale. Si può immaginare cosa significhi fare i banchetti per la raccolta firme in pieno inverno in provincia di Sondrio, in Valtellina, per la quale è richiesto un numero di firme 15 volte superiore a quelle previste per il corrispondente collegio uninominale della Camera, calcolando un quinto delle firme del plurinominale di cui fa parte. Siamo di fronte a un fatto gravissimo, un attacco alla democrazia a tutela dei partiti esistenti che impedisce il ricambio democratico, favorisce l’astensionismo e l’ulteriore distacco dei cittadini dalle istituzioni.
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