Giovedì 27 giugno è stato approvato al Senato, e dunque definitivamente convertito in legge, il cosiddetto decreto Crescita.
Come abbiamo più volte denunciato l'art. 24 di tale provvedimento stabilisce la privatizzazione dell'EIPLI, l'ente che gestisce le grandi opere idrauliche come invasi, opere di captazione di sorgenti e centinaia di chilometri di reti di adduzione tra Puglia, Campania e Basilicata. Si prevede, infatti, il trasferimento delle infrastrutture ad una neocostituita società per azioni che, com’è noto, è un ente di diritto privato. Una privatizzazione che viene da lontano. L'attuale maggioranza ha diligentemente svolto i compiti assegnati da governi precedenti a partire da Prodi nel 2007, passando per Monti, per finire con Gentiloni. Con l’approvazione di questo decreto è stato segnato l'ennesimo passaggio in continuità con il passato, con quel pensiero unico che pervade gran parte delle forze politiche da oltre 25 anni e che individua nel mercato l’unico regolatore sociale. Lo ribadiamo ancora una volta: la storia ha insegnato che la clausola tramite cui provare a blindare la partecipazione pubblica, imponendo il divieto di cessione a privati delle quote azionarie, è un argine fragile travolto sistematicamente nel passato.
Si tratta di una mera foglia di fico da parte di chi lo ha proposto, il M5S, attraverso cui provare a nascondere quella che assomiglia sempre più all’assenza di una reale volontà di procedere verso una gestione pubblica, partecipativa, ambientalmente ecocompatibile, con tariffe eque per tutti i cittadini, che garantisca gli investimenti fuori da qualsiasi logica di profitto e i diritti dei lavoratori.
Risulta evidente che gli argomenti utilizzati a difesa di questa norma sono gli stessi propagandati negli anni da tutti coloro che hanno contrastato i referendum prima e l'approvazione della legge d'iniziativa popolare poi.
Assistiamo sgomenti e disgustati al braccio di ferro sulla vita dei migranti della Sea Watch, mentre il ministro dell'Interno schernisce in modo intollerabile la capitana della nave e un ex ministro della Repubblica, Giorgia Meloni, avanza l'incredibile proposta di "affondamento".
È una mostruosa regressione di civiltà, oltre che di umanità, da parte di personaggi che dovrebbero dare un esempio di responsabilità e di senso delle istituzioni. La legge “sicurezza” dimostra sempre di più il suo vero volto xenofobico, oltreché la sua impotenza: il porto di Lampedusa rimane chiuso solo per le Ong, ma gli sbarchi continuano. È una guerra privata del ministro, dopo che le pretestuose accuse contro le Ong stesse si sono sgonfiate come bolle di sapone.
La recente scelta da parte del Consiglio di Stato ticinese, all'unanimità delle forze politiche, di trattenere 3,8 degli 84 milioni di franchi dai ristorni dei frontalieri (calcolati come il 38.8% delle tasse versate alla fonte nelle retribuzioni svizzere dai nostri 74.000 connazionali), per ripianare il debito per prestazioni e servizi per le note vicende di Campione d'Italia a beneficio di Enti pubblici e non cantonali, è sorprendente. Per questa via, sostiene la CGIL, si legittima l'uso improprio di un fondo destinato ai 361 Comuni e Province della fascia di frontiera a beneficio degli investimenti, vitali per molte di quelle comunità.Sorprendono in proposito le timide reazioni della politica lombarda che perlopiù evoca lo scampato pericolo del blocco totale dei ristorni come invece richiesto dalla lega ticinese, confermando che la posta in gioco va ben oltre la querelle di Campione."Non è difficile - sostiene Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale dei lavoratori frontalieri - vedere ancora una volta nell'azione del Parlamento Ticinese l'ennesimo esplicito segnale d'insofferenza rispetto al contenzioso sulla questione fiscale tra Italia e Svizzera sul lavoro di frontiera che, a tre anni dall'accordo parafato tra le delegazioni, non ha trovato ancora soluzione”.
“A un mese dalla chiusura delle 56 sedi di Mercatone Uno è arrivata una prima risposta ai lavoratori e alle loro famiglie con la concessione della cassa integrazione straordinaria. Grazie al nostro intervento tempestivo c’è ancora margine di manovra per far sì che l’azienda possa ripartire. L’obiettivo è mantenere la produzione e i posti di lavoro e su questo faremo tutto il possibile”, così Raffaele Erba, consigliere regionale del M5S Lombardia, commenta l’avvio della Cigs va dal 24 maggio 2019 al 31 dicembre 2019.
“Spiace constatare che in Consiglio regionale i sindacati abbiano giudicato l’intervento del M5S poco tempestivo. Stiamo davvero facendo tutto il possibile e spiace constatare che le dirigenze sindacali, che eventualmente rispondono ad altre logiche, non abbiano mantenuto un atteggiamento di collaborazione preferendo polemizzare sul nulla. Assurdo che non riconoscano le azioni le misure del M5S a sostegno del lavoro e della dignità dei lavoratori a partire dal reddito di cittadinanza”, conclude Erba.
A pochi giorni dalla chiusura del bando del Premio Internazionale di Letteratura Città di Como gli organizzatori tirano le somme e ancora una volta i numeri in continua crescita sono davvero sorprendenti: sono circa 2.700 quest’anno i partecipanti al Premio e i lavori sono arrivati da tutta Italia e dal mondo.
Molto soddisfatto Giorgio Albonico, fondatore e organizzatore del Premio: “Ringrazio di cuore i sempre più numerosi partecipanti che ci danno la forza di continuare in totale autonomia e indipendenza di giudizio. Continueremo a fare del nostro meglio, con nuove iniziative in serbo, per rendere il Premio Città di Como uno “spazio” accogliente per tutti coloro che desiderano mettersi alla prova e confrontarsi. Nel tempo noto poi che la qualità delle opere è in costante miglioramento e che una selezione diventa sempre più difficile”.
“Ma questi che ci stanno a fare lì? A rovinare tutto quello che è stato portato a casa fino a oggi per migliorare Como? Solo per una questione politica? Dimissioni dell’assessore Galli, subito!”, sono senza mezzi termini gli esponenti comaschi del Pd, dopo aver appreso la notizia che i finanziamenti regionali per riqualificare i giardini a lago dovranno essere restituiti immediatamente perché non utilizzati.
“Davvero: sono così incapaci che riescono a buttare via tutto quello che è stato fatto fino a prima di loro: c’erano i soldi, c’era il progetto, bisognava solo portarlo avanti. Quindi, a cosa serve la loro presenza a Palazzo Cernezzi?”, si chiedono Stefano Fanetti, Patrizia Lissi, Gabriele Guarisco, consiglieri comunali, assieme al segretario cittadino dem Tommaso Legnani.
“Grazie alla Giunta Lucini erano arrivati questi 380mila euro. Ma loro dovevano distinguersi, far vedere che sono meglio degli altri e alla fine hanno preso tempo, hanno provato a modificare il progetto, ci hanno pensato ancora un po’ su e ora è troppo tardi!”, incalzano i quattro dem.
Seguici, sostienici e collabora.
|
Contattaci |
Sostieni oggi le nostre attività, inviando il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE NOERUS IBAN IT28Z0306910928100000000139 (ISP) |