“lo scrivente Difensore regionale, non comprendendo le ragioni del diniego, accoglie il ricorso e invita Trenord Srl. a consegnare all’istante la documentazione richiesta”, così Carlo Lio, Difensore Regionale in una lettera inviata ieri, 26 giugno 2018, a Cinzia Farisè, dà ragione al M5S Lombardia. Il consigliere Nicola Di Marco aveva presentato ricorso dopo che Trenord, a una richiesta formale di accesso agli atti si era rifiutata di fornire il capitolato di gara per l'affidamento del servizio di attivazione e sviluppo di una rete di punti vendita di titoli di viaggio Trenord.
Nicola Di Marco, consigliere regionale del M5S Lombardia, dichiara: “Trenord e la Farisè non sono né sacri né intoccabili perchè sono a libro paga dei lombardi. E devono rispondere ai cittadini della loro attività. Non si possono permettere di rifiutare controlli e verifiche.
Sappiamo tutti che la gestione delle ferrovie in Lombardia fa schifo, e lo ha ammesso persino Fontana, ma non è tollerabile che la società faccia di tutto per nascondere dossier strategici.
Sulle biglietterie, oltre a una questione di trasparenza, c’è anche una questione di sostanza: la riorganizzazione dei punti vendita impatta direttamente sui servizi all’utenza e ai cittadini, in un settore critico quale quello della mobilità e trasporti. Restiamo in attesa che Trenord venga a presentare in Commissione Territorio e a discutere con i consiglieri il piano di intervento sulle biglietterie per far chiarezza su questa vicenda.
I documenti che abbiamo richiesto, e che ora ci verranno trasmessi grazie all’intervento del Difensore Civico, ci consentiranno di fare luce su questa vicenda e di capire quali siano i reali contenuti di questa annunciata riorganizzazione dei punti vendita. Vista l’incapacità di Trenord vorremmo prevenire l’ennesimo disastro gestionale, piuttosto che curare poi. In ogni caso il benservito a Farisè va dato al più presto”.
Approvato dal consiglio provinciale di Como il primo atto per la costituzione dell'osservatorio permanente sul fenomeno del frontalierato nelle province di Como e Varese, che introduce un importante strumento di consultazione tra i principali soggetti operanti sul tema del lavoro transfrontaliero. L'atto, che avrà piena efficacia non appena il consiglio provinciale di Varese approverà analoga delibera, rivolge un invito alla Camera di commercio, alle organizzazioni sindacali sotto l'organismo del CsirTicino Lombardia e Piemonte (organismo transfrontaliero costituito tra i sindacati Cgil, Cisl e Uil e quelle svizzere di Unia e Ocst), gli enti locali in relazione alla presenza nei territori di quota parte dei 65mila lavoratori frontalieri lombardi e piemontesi che si recano ogni giorno in Ticino. Previsto anche un diritto di tribuna per Regione e Ticino, nonché garantita la partecipazione a quegli enti pubblici o privati che operano a vario titolo nel sistema del lavoro transfrontaliero, su richiesta qualificata degli aderenti.
Soddisfazione è stata espressa dal Csirl per bocca del suo presidente Giuseppe Augurusa: "La delibera è un atto di responsabilità nei confronti di quelle migliaia di lavoratrici e lavoratori che quotidianamente attraversano il confine nazionale per lavorare in Ticino, certamente attratti da condizioni economiche di vantaggio e tuttavia alle prese con problemi di integrazione con le popolazioni autoctone, viabilità e mobilità non sempre adeguate, tentazioni di dumping salariale da parte di imprenditori spregiudicati, libera circolazione delle persone con provvedimenti "etnici" di dubbia efficacia. L'osservatorio può quindi divenire un luogo di autentico confronto sulle tante questioni aperte tra soggetti direttamente coinvolti nel complesso fenomeno" .
Anche a Como le preoccupazioni per i lavoratori delle piattaforme digitali di Gig Economy, che erogano servizi al pubblico, stanno crescendo. Lo dicono le associazioni di categorie che aspettano un intervento del livello nazionale. Ma in questa materia anche la Regione può intervenire. È per questo che il Gruppo del Pd in consiglio regionale ha depositato proprio pochi giorni fa un progetto di legge per tutelare il lavoro dei cosiddetti riders e di tutti i lavoratori della Gig Economy.
Il testo si prefigge di introdurre norme che vincolino le aziende proprietarie delle piattaforme digitali a garantire ai lavoratori un sistema di tutele uniforme e dignitoso. Ciò significa un compenso basato sull’orario e non sulla prestazione e vincolato alla contrattazione collettiva; l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali e la copertura assicurativa verso terzi, garantita dal datore di lavoro; la garanzia che il ‘rating reputazionale’ su cui vengono valutati i lavoratori, nel caso di contestazioni, sia verificato in modo imparziale.
Il progetto di legge prevede anche l’istituzione della Consulta regionale del lavoro digitale, organismo permanente di consultazione in relazione alle politiche in materia di lavoro legato alla Gig Economy.
Ieri si è riaperto il Tavolo Regionale per la Linea Ferroviaria Como-Lecco. “L’incontro è stato molto interessante”, spiega Raffaele Erba, consigliere regionale del M5S Lombardia, “era affollato di consiglieri, comitati e rappresentanti istituzionali e questo fa ben sperare per il futuro. Si è discusso di molti temi tra cui anche la creazione di una tratta sperimentale Erba-Como.
Ciò risulta molto interessante per i tempi di percorrenza che risulterebbero molto competitivi rispetto agli altri mezzi.
Inoltre, la linea ferroviaria Como-Lecco ha le potenzialità per offrire una valida alternativa all'uso dell'automobile per i lavoratori frontalieri che ogni giorno si recano in Svizzera.
L'obiettivo è spostare, per quanto possibile, il ‘traffico frontaliero’ dalle strade alla linea ferroviaria, così da contribuire all'alleggerimento del traffico automobilistico nelle aree prossime alla frontiera italo-svizzera, al decongestionamento delle aree interessate dalle strade provinciali (Lipomo e Tavernerio) e a ridurre il traffico sulle strade secondarie di accesso alla A9 che attraversano paesi quali Senna Comasco, Capiago Intimiano e Grandate. Ovviamente siamo favorevoli al potenziamento della Como-Lecco e seguiremo con attenzione ogni iniziativa in questa direzione”.
“Una legge raffazzonata, già pronta per i ricorsi, che finirà per far morire i centri per l’impiego. È una legge da cambiare perché trasforma la disoccupazione in un business finanziato con il denaro dei lavoratori, con la tendenza prevedibile a concentrare la ricollocazione in mano alle agenzie private e solo su lavoratori facilmente spendibili, a tutto detrimento delle categorie svantaggiate”, così Monica Forte, consigliera regionale del M5S Lombardia, spiega il voto contrario del M5S Lombardia alle “Modifiche alla legge regionale sul mercato del lavoro”.
Nel corso della discussione del provvedimento sono stati approvati alcuni emendamenti del M5S Lombardia per il sostegno alla piena occupazione, per garantire ai lavoratori condizioni di stabilità, per l’inclusione sociale di disabili e persone svantaggiate e sulla responsabilità sociale delle aziende e lo sviluppo sostenibile. Sono stati bocciati, al contrario, dalla Lega e da Forza Italia tutti gli emendamenti del M5S tesi a inserire nella proposta di legge il sostegno a politiche attive per le pari opportunità e la non discriminazione nell’accesso al lavoro.
“In questo progetto di legge nulla si fa per migliorare il pubblico che si lascia sfinito al suo destino in uffici dove il personale non basta, i sistemi informatici non funzionano e un lavoratore si deve occupare in media di 150 disoccupati.
Abbiamo chiesto di applicare la normativa nazionale che prevede il trasferimento del personale dei centri per l’impiego in capo alla regione perché altrimenti il potenziamento dei CPI non è realizzabile, di stabilizzare il precariato, di correggere le distorsioni del sistema dote-lavoro, collegando il rimborso della dote all’effettivo inserimento lavorativo. Siamo molto delusi, questa maggioranza ha deciso di condannare i centri per l’impiego”, conclude Forte.
Il consiglio comunale di Como ha affrontato, nella seduta dell’altra sera, anche l’interrogazione presentata da Patrizia Lissi, consigliera comunale del Pd, sul futuro di via Varesina e via Giussani, nel quartiere di Rebbio. “Ho avuto poche risposte alla mia interrogazione sulla prevista ristrutturazione di via Varesina e via Giussani – fa sapere la consigliera –. Non si capisce quando inizieranno i lavori, mentre è chiaro che i posteggi rimangono gli stessi decisi dalla precedente amministrazione. Anzi, l’assessore alla Riqualificazione urbana Butti ha dovuto ammettere di fronte a tutti che non è cambiato nulla, rispetto al progetto Lucini: lo spartitraffico non c’era nel nostro progetto e i posteggi saranno 28 più 4”.
Lissi tiene a sottolineare questi aspetti perché “ho letto sui social commenti di esponenti delle associazioni di categoria che dicono che questa amministrazione ha salvato i commercianti, mentre per stessa ammissione dell’assessore, sarà sostanzialmente il nostro progetto a essere messo in atto”.
Per quanto riguarda, invece, la rotonda di via Lissi, “Butti ha detto che alcuni cittadini e l’Acus hanno manifestato dubbi sulla pericolosità dell’opera, ma non ha chiarito se si farà. Preoccupante e totale il silenzio sul progetto di via Giussani del valore di 1 milione di euro, dopo gli accordi presi con l’Esselunga. Ho fatto presente che prima di concretizzarlo, bisognerebbe sistemare la fognatura lungo la via, ma mi è stato risposto con il silenzio. Il rischio è che salti la riqualificazione di questa via”.
E per quanto riguarda via Lissi, “ho suggerito di fare un incontro pubblico per chiarire e per spiegare quello che si era deciso anche sulla viabilità di questa strada, ovvero che le macchine potranno entrare dalla via Varesina e arrivare fino all’oratorio, ma non potranno passare dalla strettoia, mentre tutte le auto potranno percorrerla in senso inverso fino alla via Varesina. L’intento è rendere via Lissi una strada residenziale con meno traffico”.
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