Esteri

Brexit, la Ue contro la Gran Bretagna: "Ha violato le regole dell'uscita dall'Unione"

Ursula von der Leyen annuncia un'azione legale contro Londra, ancora possibile perché l'uscita ufficiale del regno dall'Unione è fissata per il 31 dicembre. Al centro del contenzioso, la legge sul mercato interno voluta da Johnson e lo status dell'Irlanda
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BRUXELLES - L'Unione europea lancia un'azione legale contro il Regno Unito per la violazione da parte di Londra del patto di divorzio sulla Brexit. L'annuncio arriva direttamente dalla presidente dell'esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen: "La Commissione europea ha inviato oggi al Regno Unito una lettera di messa in mora per aver violato i suoi obblighi ai sensi dell'accordo di recesso. È l'inizio di un procedimento formale di infrazione contro il Regno Unito che ha un mese per rispondere alla lettera di oggi". Da Londra fanno sapere che Boris Johnson non intende fare passi indietro sulla Legge sul mercato interno, oggetto del contendere.
 
Gli europei lo avevano chiaramente detto ai britannici: ritirate la legge che viola l'accordo di recesso nella parte relativa all'Irlanda del Nord entro fine settembre, altrimenti ci saranno azioni legali. Scaduto l'ultimatum, la Commissione europea, appoggiata dai governi, è passata all'azione.

La legge approvata il 9 settembre da Londra e contestata dalla Ue modifica l'accordo sul divorzio siglato a inizio anno secondo la quale l'Ulster si sarebbe allineato alle norme del mercato unico europeo in modo da non ricreare una frontiera fisica con la Repubblica d'Irlanda che, si teme, potrebbe far saltare la pace del Venerdì santo.


Allineare Belfast alle regole Ue significa evitare che tra le due Irlande torni il confine e al contempo che passino prodotti e merci che non rispettano gli standard europei su salute, contraffazione e quant'altro. Insomma, la ratio era di evitare un enorme buco nel mercato unico europeo.
 
"Rappresentanti del governo britannico - scrive Bruxelles - hanno riconosciuto questa violazione (da parte della legge, ndr), affermando che il suo scopo era quello di consentirgli di discostarsi in modo permanente dagli obblighi derivanti dal Protocollo" di divorzio approvato e ratificato da entrambe le parti. "Il governo britannico - aggiungono gli europei - non è riuscito a ritirare le parti controverse del disegno di legge, nonostante le richieste dell'Unione. Il Regno Unito ha violato il proprio obbligo di agire in buona fede, come stabilito nell'articolo 5 dell'accordo di recesso".
 
Londra può ancora essere colpita dalla procedura di infrazione Ue, con tutte le conseguenze in caso di condanna, in quanto è ancora un Paese membro dell'Unione fino al 31 dicembre, giorno nel quale scadrà il periodo di transizione e il Regno uscirà formalmente dal club europeo. Di fronte all'iniziativa di Bruxelles, il governo Johnson però fa muro. "Abbiamo bisogno di creare una zona di sicurezza per proteggere l'integrità del mercato del Regno", ribatte a caldo una portavoce di Downing Street.
 
Intanto proseguono i difficili negoziati - resi ancora più tesi dalla procedura Ue - per chiudere un accordo commerciale che regoli i futuri rapporti tra i due blocchi (l'infrazione riguarda invece l'accordo di divorzio). In queste ore i negoziatori sono ancora al tavolo ma la Legge sul mercato interno inglese e le richieste di Londra di mantenere rapporti commerciali con la Ue senza garantire il rispetto delle regole sulla concorrenza, hanno intossicato i pozzi.

In teoria dovrebbe essere raggiunto un accordo entro fine ottobre per permettere poi le ratifiche del trattato commerciale. Nei giorni scorsi von der Leyen aveva affermato che "un accordo è ancora possibile", ma i rapporti tra le due sponde della Manica, come dimostra la procedura di infrazione lanciata oggi, sono tesissimi. Nelle prossime settimane ci sarà il momento della verità con la classica drammatizzazione negoziale dell'ultimo miglio. Un mancato accordo farebbe salire una barriera di dazi e ritorsioni tra i due blocchi che danneggerebbe l'economia, in particolare quella britannica, già martoriata dal Covid.