Addio alla caccia alle balene, la svolta storica dell’Islanda

di Alessandra Muglia

Con Norvegia e Giappone è l’unico Paese che consente ancora questa pratica. Dal 2024 l’impegno ad abolire la pratica (non più redditizia e contestata)

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Oggi forse anche il capitano Achab si darebbe all’osservazione delle balene invece di dare la caccia a Moby Dick. Persino l’irriducibile Islanda ne ha preso atto: i cetacei possono rendere più da vivi che da morti. Così si avvia a relegare gli arpioni nei musei anche l’ultimo Paese al mondo —insieme a Norvegia e Giappone — in cui è ancora consentito praticare la caccia alle balene. E’ stata la ministra della Pesca, la verde Svandis Svavarsdottir, a chiarirlo: «Per il governo attualmente ci sono poche ragioni per rinnovare le autorizzazioni di pesca oltre la loro scadenza nel 2023 — ha scritto la ministra sul quotidiano MorgunsbladidOggi questa attività non rende più, non vale più lo sforzo né la disapprovazione del mondo. Vista la bassa domanda di mercato l’Islanda prevede di abolire la caccia delle balene dal 2024», ha annunciato.

Più che un tracollo repentino, un lento e progressivo declino per un’attività che per secoli è stata un pilastro della sopravvivenza degli abitanti dell’isola: da quando nel 2006 Reykjavik decise di interrompere la moratoria internazionale in vigore dal 1986, anno dopo anno è diventato evidente che non si trattava più di un’attività redditizia per il Paese che nel tempo ha diversificato la sua economia.

Nelle ultime tre estati – la stagione della caccia – gli arpioni sono rimasti praticamente inutilizzati nelle acque dell’isola del Nord Atlantico: solo una balenottera è stata uccisa, ben sotto il tetto dei 426 esemplari consentiti dal 2019 al 2023. Non è più economicamente sostenibile cacciare balene nelle acque islandesi perché la zona di interdizione alla pesca attorno all’isola è stata estesa e le baleniere sono costrette a viaggiare sempre più lontano, ha spiegato Gunnar Jonsson, l’amministratore delegato di Ip Utgerd, una delle due società baleniere islandesi. L’altra compagnia, la Hvalur, ha evidenziato il problema della forte concorrenza con il Giappone, i cui prodotti a base di balena sono sovvenzionati dal governo. E pure i crescenti requisiti di sicurezza alimentare imposti per la carne di importazione dal Paese nipponico, principale mercato di smercio per l’Islanda.

La realtà è che si tratta di un’industria anacronistica basata su una pratica controversa: il consumo di carne di balena è in calo in Giappone come in Islanda. Gli islandesi, sempre più avversi alla sua caccia, hanno praticamente smesso di consumarla. Solo il 3% di loro la mangia regolarmente, secondo un sondaggio di qualche tempo fa. In Giappone i consumi sono in picchiata: 9 abitanti su 10 dicono di non averla mai comprata nell’ultimo anno, soltanto gli anziani la apprezzano e ci sono migliaia di tonnellate di prodotto stoccato nei congelatori, stima una ricerca commissionata dall’International Fund for Animal Welfare. Eppure il governo di Tokyo in nome della sovranità e della tradizione ha ingaggiato una lotta con la comunità internazionale sfilandosi nel 2018 dalla Iwc che nel 1986 ha sancito l’intoccabilità dei cetacei in via d’estinzione.

La Norvegia sta incontrando difficoltà simili, con i balenieri che faticano a onorare le loro quote e le flotte che continuano ad assottigliarsi. Lo scorso anno le 14 imbarcazioni ancora in attività avevano cacciato un totale di 575 balene, meno della metà di quelle autorizzate. Ma per ora nessun dietrofront ufficiale all’orizzonte.

Reykjavík fa da apripista anche nelle strategie di riconversione. Quasi archiviata la caccia alle balene, l’Islanda sta investendo sempre più sulla loro valorizzazione come attrazione turistica. Il whale watching rappresenta una delle principali attrazioni turistiche nazionali: genera oltre 11 milioni di euro all’anno con più di 200 mila turisti. Nelle gelide acque islandesi è possibile avvistare oltre venti specie di cetacei, come megattere, balenottere minori, capodogli e orche, ed è uno dei migliori luoghi d’Europa per avvistare le balene tutto l’anno. Le balene islandesi, già minacciate dai cambiamenti climatici e dall’impoverimento dei mari dovuto alla pesca industriale, potranno almeno nuotare senza il timore di essere cacciate.

5 febbraio 2022 (modifica il 5 febbraio 2022 | 18:41)