Cultura

Dublino: una targa per Violet Gibson, la donna irlandese che sparò a Mussolini

L'irlandese Violet Gibson che il 7 aprile 1926 sparò a Mussolini
L'irlandese Violet Gibson che il 7 aprile 1926 sparò a Mussolini 
Tentò di uccidere il Duce il 7 aprile del 1926 a Roma. Lo ferì al naso, poi la pistola si inceppò. Era una rivoluzionaria antifascista, attivista dei diritti delle donne
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Nel 1926 tentò di assassinare Benito Mussolini sparandogli un colpo di pistola che lo ferì di striscio al naso. Oggi a Violet Gibson viene intitolata una targa commemorativa al numero 12 di Merrion Square a Dublino, nel punto dove era la sua casa di infanzia.

La targa è stata proposta dal consigliere comunale indipendente di Dublino Mannix Flynn, regista e scrittore, che ha descritto Violet Gibson come una rivoluzionaria antifascista segregata poi in un ospedale psichiatrico, senza patologie che giustificassero questo trattamento, per togliere dall'imbarazzo di un processo politico la sua famiglia e il regime. In Irlanda, la ricerca storica ha iniziato da qualche anno a rivalutare questo personaggio che in contrasto con il suo ambiente d'origine, l'aristocrazia anglo-irlandese, si oppose alla famiglia mettendo in discussione la fedeltà alla Corona britannica e rinnegò la fede protestante diventando cattolica.

Come ha ricordato Mannix Flynn, Violet Gibson prese parte in prima persona ai movimenti europei contro la guerra e per i diritti delle donne, che la portarono a maturare una coscienza antifascista. Di qui la decisione di sparare a Mussolini il 7 aprile del 1926 a Roma, mentre il Duce era appena uscito dal palazzo del Campidoglio dove aveva inaugurato un congresso di chirurgia. L'allora 50enne Gibson uscì dalla folla e con una pistola gli sparò a bruciapelo. Mussolini si sarebbe girato per porgere un saluto romano e il proiettile gli sfiorò il naso. Lei sparò di nuovo, ma la pistola si inceppò.

Benito Mussolini con un cerotto al naso dopo l'attentato di Violet Gibson
Benito Mussolini con un cerotto al naso dopo l'attentato di Violet Gibson 

Sottratta a fatica dal linciaggio della folla, fu assolta dal Tribunale speciale per totale infermità mentale e subito espulsa dall'Italia. Detenuta in un ospedale psichiatrico in Inghilterra per il resto della sua vita, morì nel 1956.

Il Consiglio comunale di Dublino, un anno e mezzo fa, ha approvato all'unanimità la mozione per apporre una targa in suo onore e il consigliere Flynn, promotore dell'iniziativa, ha dichiarato: "È giunto il momento di portare Violet Gibson sotto gli occhi di tutti e di darle il posto che le spetta nella storia delle donne irlandesi e nella storia della nazione irlandese e del suo popolo".

La Gibson nacque a Dalkey, Dublino, nel 1876 da una ricca famiglia anglo-irlandese ma rifiutò gli agi e i condizionamenti che la famiglia le impose. Viaggiò molto per l'Europa e amava soprattutto l'Italia che aveva frequentato sin da bambina. Di lei il sindaco di Dublino Caroline Conroy ha detto: "era una dublinese che soffriva di misoginia e dello stigma che circonda la malattia mentale".

Per decenni, la sua storia è stata quasi sconosciuta sia in Irlanda che in Italia. È tornata alla luce solo in tempi recenti: prima con il libro del 2010 La donna che sparò a Mussolini della storica Frances Stonor Saunders e poi con un documentario radiofonico trasmesso nel 2014 sull'emittente irlandese RTÉ.