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S.I. Cobas Pubblico Impiego - Dopo la "pausa” estiva, caratterizzata da un ricercato ottimismo, si ripresenta un'ondata epidemica a crescita esponenziale. Quello che i ricercatori paventavano ma istituzioni e satelliti sanitari politicizzati hanno colpevolmente sottostimato, si è ripresentato. L'epidemia Covid-19 è riemersa di giorno in giorno con dati che azzerano i facili ottimismi utili a giustificare scelte attente solo alla salvaguardia della produzione e dei profitti, ma che riservano ai lavoratori solo lacrime e sangue. Nella fase di allentamento del contagio nulla è stato predisposto.

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Maurizio Acerbo, Segretario nazionale PRC-S.E. - Dopo l'intervista della ministra De Micheli a Mezz'ora in più di Lucia Annunziata non possiamo che chiederne le dimissioni. La titolare del ministero dei trasporti ci ha intrattenuto per mesi su nuove infrastrutture da realizzare per far contenta la lobby delle grandi opere invece di organizzare il trasporto pubblico in vista della riapertura delle scuole.
A fronte della palese situazione di sovraffollamento su bus, metropolitane, treni con una faccia tosta incredibile ci racconta che le cose vanno bene.

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Marco Bersani - Ci risiamo. Come se nessuno avesse annunciato la “seconda ondata”, governo e Regioni assistono attonite alla propagazione del virus e riproducono il copione già visto: la colpevolizzazione dei cittadini e la negazione del diritto all'istruzione. Trascorsa l'estate del “liberi tutti” per assecondare gli interessi dell'industria turistica e l'impulso psicanalitico della rimozione, oggi il principio di realtà scompiglia le carte e ripropone l'angoscia collettiva. Nessuna parola di verità su cosa abbiano fatto Governo e Regioni, negli ultimi sei mesi, per rafforzare la sanità territoriale e per investire nel trasporto pubblico urbano e pendolare. Nessuna verifica di come le imprese abbiano utilizzato i 67 miliardi (su 112 complessivamente messi in campo dai decreti del governo) in direzione di un lavoro dignitoso e da svolgere in sicurezza.

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ARCI - Lo slittamento della discussione alla Camera del ddl Zan contro l’omobitransfobia e la misoginia, dopo la richiesta dei capigruppo dell’opposizione per la positività al Covid-19 e le quarantene di alcuni deputati, è inaccettabile. Un rinvio, l’ennesimo, annunciato questa volta dal presidente della Camera, perché non si è riusciti a trovare un accordo sul voto a distanza.Il nuovo slittamento, che segue quello deciso prima dell’estate e il successivo rinvio della discussione del disegno di legge a dopo il referendum sul taglio dei parlamentari e le elezioni regionali dello scorso 20 settembre, appare come uno stallo selettivo.

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