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La città ha sempre avuto paura della gente di campagna, ne ha avuto paura temendone le intemperanze, le numerose rivolte che fin dall'epoca romana hanno squassato il "mondo civile".

Rivolte dei pezzenti, jacqueries, pugacevscine: tanti nomi per definire un fenomeno che ha posto la questione della diversità della ruralità, della radicale opoosizione che, spesso, ha contrapposto questi due mondi.

Un radicato pregiudizio che persiste a tutt'oggi, individua nella gente di campagna la retroguardia e la Vandea più nera, il vero ricettacolo di ogni conservatorismo e dei più beceri. Nel linguaggio delle principali lingue europee il contadino, appunto, abitante del contado, ovvero "fuori" dal centro, dal borgo, è dipinto come il diverso, il non affidabile, l'elemento o folcloristico, clown viene da "colonus", oppure il selvaggio, lo zotico, il bifolco, il cafone, il villano, il terrone e via elencando.

Le lingue sono state codificate dalla gente di città, il borghese ha eletto se stesso a modello di equilibrio e di saggezza, i suoi costumi sono stati eletti a soli costumi rispettabili. Chi sgarra è, naturalmente, "un cafone".

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E' possibile che fuori dalle dichiarazioni sull'argomento, sempre roboanti, che si ascoltano sul tema, dei contadini, vecchi o nuovi, poco importa, prendano in mano essi stessi per le corna il tema della terra e dei semi e ne facciano battaglia di prima linea per l'autodeterminazione e per stabilire nuove condizioni di vita, di gestione, di rappresentanza del mondo rurale su scala nazionale e planetaria?

"I contadini sono l'unico futuro possibile", "Solo un contadino ci salverà" e parlano Ermanno Olmi e Carlo Petrini sulle pagine di Repubblica e del Corriere. Qualcuno, Davide Ciccarese, si è andato a prendere la briga di analizzare, cercare e riflettere con quanto di meglio si muove nel panorama contadino italiano, in questo libro che è un valido strumento per quanti altri volessero capire e cominciare un percorso verso la campagna, egli ha messo insieme le realtà più incisive, più attente nel campo della "nuova contadinità". Lo ha fatto con un percorso che lo ha visto interloquire, ad uno di questi momenti c'ero anch'io, con i protagonisti del possibile rinascimento in atto nella campagna italiana. E' andato, ha preso appunti, ha intervistato.

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Buon giorno,
per farVi una cosa gradita Vi informiamo della nuova pubblicazione
dello scrittore Cheikh Tidiane Gaye residente ad Arcore edita da Jaca
Book con prefazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia:
Titolo: Prendi quello che vuoi, ma lasciami la mia pelle nera.
Il libro è già disponibile in tutte le librerie Feltrinelli.
Vi chiediamo gentilmente la diffusione anche nelle Vostre mailing list.
Si prega di contattarci per eventuali presentazioni.
Grazie per la condivisione
Cordialmente
Buona lettura
http://www.cheikhtidianegaye.com/2013/01/prendi-quello-che-vuoi-ma-lasciami-la-mia-pelle-nera/

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Il prossimo 28 febbraio è prevista la fine della cosiddetta "Emergenza Nordafrica" e migliaia di rifugiati in tutta Italia rischiano di essere abbandonati una seconda volta.

Già nel corso di quest' anno e mezzo trascorso dall'inizio del Piano di Accoglienza, infatti, sono stati lasciati soli dalla colpevole inerzia del Governo e di chi ha gestito l'accoglienza. Strutture in condizioni indegne, senza acqua calda e riscaldamento, persone stipate in posti sovraffollati, disservizi e malaffari, come ci hanno raccontato i reportage dell' Espresso, di Repubblica e del New York Times, non sono però gli unici "scandali" di questa vicenda.

 

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