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In Val Susa un dialogo è possibile e necessario: l'appello di esponenti della società civile e delle istituzioni. FIRMA ANCHE TU su www.italiabenecomune.eu

Dopo mesi in cui la politica ha omesso il confronto e il dialogo necessari con la popolazione della valle, la situazione di tensione in Val Susa ha raggiunto il livello di guardia, con una contrapposizione che sta provocando danni incalcolabili nel fisico delle persone, nella coesione sociale, nella fiducia verso le istituzioni, nella vita e nella economia dell’intera valle. Ad esserne coinvolti sono, in diversa misura, tutti coloro che stanno sul territorio: manifestanti e attivisti, forze dell’ordine, popolazione.

I problemi posti dal progetto di costruzione della linea ferroviaria ad alta capacità Torino-Lione non si risolvono con lanci di pietre e con comportamenti violenti. Da queste forme di violenza occorre prendere le distanze senza ambiguità. Ma non ci si può fermare qui. Non basta deprecare la violenza se non si fa nulla per evitarla o, addirittura, si eccitano gli animi con comportamenti irresponsabili (come gli insulti rivolti a chi compie gesti dimostrativi non violenti) o riducendo la protesta della valle – di tante donne e tanti uomini, giovani e vecchi del tutto estranei ad ogni forma di violenza – a questione di ordine pubblico da delegare alle forze dell’ordine.

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Siamo stati in Val di Susa ospiti degli abitanti della valle: insegnanti, agricoltori, pensionati, studenti e abbiamo visto:
Un luogo attraversato da due strade statali, un'autostrada, un traforo, una ferrovia, impianti da sci, pesanti attività estrattive lungo il fiume
Persone che continuano a curare questo territorio già affaticato da infrastrutture ed attività commerciali e cercano di recuperare un rapporto equilibrato con l’ambiente e la propria storia.
Una comunità che crede nella convivialità e nella coesione sociale e coltiva forti rapporti intergenerazionali.

Abbiamo capito che in Val di Susa non è in gioco la realizzazione della ferrovia Torino-Lione, bensì un intero modello sociale. Un popolo unito e coeso, una comunità forte non può essere assoggettata a nessun interesse nè politico, nè economico. E’ interesse di tutti i poteri forti dividere, isolare, smembrare per poter meglio controllare e favorire interessi particolari.

Abbiamo capito
perché tutto l’arco costituzionale vuole la TAV, non è dificile, basta guardare alle imprese coinvolte:

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Entro qualche giorno tutti i Sindaci dei Comuni italiani avranno ricevuto la scheda del censimento, da compilare entro 6 mesi. Nelle prossime settimane i comitati locali inizieranno ad essere presenti sul territorio con banchetti informativi, per sollecitare i Sindaci a compilare la scheda.

Leggi il comunicato stampa >

In questi primi giorni abbiamo avuto una discreta copertura mediatica: la strada non è affatto spalancata su questi temi!

Per ora siamo intervenuti in diretta su Radio2Rai (Caterpillar), Radio24 (l'emittente del Sole 24 Ore), Ecoradio, inoltre tratterà l'argomento anche Rai1 (sabato 3 marzo durante Uno Mattina). L'Ansa ci ha dedicato un dispaccio nazionale.

Oltre a molti articoli sulla stampa locale hanno parlato di noi anche blog, giornali web e queste testate nazionali:

Repubblica.it

Il fatto quotidiano

Altreconomia

Il Cambiamento

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E adesso il mugugno degli italiani chiamatelo pure populismo e moralismo. La verità indigesta è però venuta a galla; emersa nelle sembianze del re nudo: i partiti, tutti,  negli innumerevoli anni di vita parlamentare hanno votato e rivotato privilegi a loro favore, dai continui aumenti dei loro compensi agli ingiusti vitalizi; dagli esosi “rimborsi” gonfiati, erogati persino a partiti non più esistenti di destra e sinistra ad un parlamento mantenuto numerosissimo e costosissimo,  che solo oggi si comincia a denunciare,  con voce neanche troppo convinta.
E che dire delle spese folli delle regioni, dalla Sicilia alla Lombardia, dove governatori megalomani hanno gonfiato il numero dei propri dipendenti, strapagandoli, e c'è chi si è costruito propri appartamenti nella sede istituzionale,  mantenendo pure una rappresentanza  in quel di New York?
Che autonomia significasse poter spendere e spandere a piacimento non l'avevamo capito.
Senza contare le buonuscite da favola a dirigenti pubblici, anche quelli che hanno fatto male il loro lavoro. Tutto è avvenuto senza  preoccuparsi del debito pubblico che inesorabilmente continuava a gonfiarsi; tutti  uniti a ballare su  un Concordia senza pensare che sarebbe giocoforza affondato.

Ma noi, popolo sovrano, dove eravamo? Lo sapevamo? Non lo sapevamo? O piuttosto non  volevamo saperlo,  ciascuno legato al proprio partito come ad una fede, a un disperato bisogno di fidarsi.
Snobbato il referendum contro il finanziamento ai partiti, si è rimediato subito alle nostre spalle, sicché milionate di quattrini non dovuti si sono riversati nelle loro casse dalle nostre tasse. In quel parlamento, c'è forse stato qualcuno che non ha voluto essere complice di tanto arraffare? Che ha fiatato? Che si è palesemente indignato? Qualcuno che potrebbe a ragione lamentarsi della frattura  venuta a crearsi tra politica e cittadinanza? Con tutto questo denaro si è forse costruita buona politica? Se così fosse i cittadini dovrebbero riconoscerla, ma se ciò non avviene può significare che  c'è un difetto di comunicazione importante tra loro e i partiti.

Ora, il risanamento del debito pubblico chiede sacrifici che sono enormi per chi ha poco. La politica costa? Certamente. Ma quanto deve onestamente costare non è dato di sapere. Costa anche il vivere quotidiano di molte famiglie che però non possono attaccarsi a quella greppia, anzi, devono sempre più  contribuire a rimpolparla.
La politica rappresentata dai partiti dovrebbe  invece operare per  cambiare in meglio questa povera Italia, per  realizzare davvero il bene comune, per dare un orizzonte al domani. E' questo il suo dovere verso di noi “popolo sovrano”.

Con queste verità bisognerà fare i conti prima che Monti se ne vada. Occorrerà ristabilire cosa sono e cosa devono essere i partiti, quanti i parlamentari, quali i loro comportamenti, quali i loro rapporti coi cittadini ignari, che sono stati mantenuti tali  fino a quando la stampa, dopo le oscenità berlusconiane, ha fatto cadere gli ultimi veli, detto la nuda verità,  che riguarda anche il centro sinistra: Lusi che ha rubato ciò che la Margherita, tramite appropriate leggi, aveva tolto a noi,  e  Penati (e quanti altri?),   i quali  tuttavia continuano a stare abbarbicati ai loro scranni.

Basterà continuare a dire che  la sinistra però è meno coinvolta della destra? Non credo. Chi vota a sinistra ha sempre preteso più etica, più giustizia, più moralità, doti che vanno continuamente esercitate: non basta scriverlo negli statuti. Non bisogna nemmeno sperare che, passata la prima settimana, la stampa si occuperà di altro, così che ogni accadimento si ponga sopra i precedenti, soffocandone la necessità di mantenerli vivi, per non tornare a ripetere gli errori fatti.

I danni collaterali di ciò che è avvenuto sono gravi e riguardano l'esempio dato a quel giovane popolo che chiamiamo il nostro futuro.
Tonina Santi

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