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“E' inaccettabile che per opportunismo e ambiguità politiche si continui a negare un diritto a quasi un milione di giovani italiani, nati e cresciuti in Italia, ma senza cittadinanza”. Lo afferma la presidente nazionale dell’Arci, Francesca Chiavacci, in merito al dibattito sulla riforma della legge della cittadinanza che punta a introdurre lo Ius soli o forme temperate come lo Ius culturae. Secondo la presidente dell'Arci la nuova legge "è una priorità. Già più volte in passato – prosegue – questa riforma tanto attesa da molti è stata fermata nascondendosi dietro la scusa di evitare il rischio di favorire le destre. Ma si può fare politica in questo modo, costringendo migliaia di ragazze e ragazzi a restare sospesi in una condizione di vita complicata e a cui si negano opportunità? Le nuove generazioni – rimarca - dimostrano ogni giorno di essere la speranza e il futuro del nostro Paese. Non accetteremo ulteriori ambiguità e stucchevoli tatticismi - sottolinea - e continueremo a mobilitarci a sostegno della proposta di legge di civiltà in tal senso. Le proposte in Parlamento ci sono, vedremo chi si opporrà a una legge tanto giusta quanto necessaria” conclude Chiavacci.

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I nostri timori erano più che fondati: è in arrivo la società privata dell’acqua del Mezzogiorno.
A guardare la bozza di statuto che sta circolando in queste ore, i nostri timori sulla privatizzazione dell’acqua del Mezzogiorno d’Italia trovano conferma.
Infatti l’ipotesi allo studio, volutamente ambigua, configura un percorso che è apparentemente finalizzato a garantire la gestione pubblica del bene acqua, ma che in realtà contiene in sé tutte le premesse per la definitiva privatizzazione del servizio idrico integrato dell’intero Mezzogiorno.
Lo statuto prevede, infatti, la costituzione della Società per la Grande Adduzione e Captazione dell’Appennino Meridionale “SGACAM”, una S.p.A. a capitale interamente pubblico in quanto partecipata inizialmente da tre Ministeri ed in seguito dalle Regioni del Mezzogiorno. Essa sostituisce l’ente pubblico EIPLI, soppresso con l’articolo 24 del DL Crescita e potrà gestire, oltre agli impianti ex EIPLI, anche le altre infrastrutture regionali e lo stesso servizio idrico integrato (sic!).

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Oggi i cambiamenti climatici rappresentano una crisi ambientale collettiva e globale, e minacciano il godimento di molti diritti umani fondamentali, compreso il diritto all'accesso all'acqua.
L'emergenza idrica è oramai un'evidenza conclamata, con effetti nefasti sulla disponibilità per uso umano, sull'agricoltura e più in generale sull'ambiente.
E' evidente come la crisi idrica globale sia dovuta principalmente alla scarsità dell’acqua potabile e di quella utilizzabile dal punto di vista umano e socio-ambientale. Scarsità “man-made”, cioè prodotta dall’uomo, a partire dall'alterazione del ciclo idrico. Infatti, all'emergenza climatica globale si somma da oltre vent'anni un sistema di gestione votato al profitto e a logiche di mercato che non ha dimostrato alcun interesse alla conservazione quali-quantitativa dell'acqua, non riduce le perdite delle reti e aumenta costantemente il suo consumo.

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