La Lombardia ha fatto quasi da laboratorio, con le sue importanti esperienze di emittenza locale. Un caso esemplare che ha ispirato la nuova legge nazionale sull’editoria, presentata stamattina, a Palazzo Pirelli, dai parlamentari e dagli esponenti regionali del Pd. È stato proprio il segretario Alessandro Alfieri a sottolineare, in apertura di incontro, “l’importanza delle emittenti locali verso cui, in Lombardia, abbiamo sempre avuto attenzione. Un’attenzione che ora si è spostata a livello nazionale, grazie al lavoro fatto dal Governo e dal Parlamento”.
Relatore alla Camera proprio un deputato lombardo, l’on. Roberto Rampi, che ha sintetizzato le importanti novità. Tra queste “l’accompagnamento economico per l’emittenza e i nuovi media, ma non per questo la carta stampata viene considerata superata, anzi, si possono rafforzare a vicenda, dando una serie di certezze in più – ha detto Rampi –. E questo grazie ai nuovi meccanismi per garantire più risorse e, in particolare, al nuovo sistema di pagamento del canone Rai. Che in realtà rappresenta un risparmio per i cittadini, a ben vedere, considerata anche l’introduzione di categorie di esenzione. E nel contempo è un pezzo di entrata importante per garantire il pluralismo, dentro un sistema sano e virtuoso: l’extragettito di 100 milioni di euro del canone Rai verrà, infatti, destinato all’emittenza locale”.
La legge, ha aggiunto il parlamentare Pd, vuole garantire poi “lavoro continuativo, correttamente retribuito secondo tutte le norme, quindi prevedendo pure dei controlli”. E ha ribadito l’importanza del modello Lombardia: “In questo territorio è stato riscontrato e misurato un sistema diffuso di tante testate e un valore di pluralismo già attivo. Il tema è stato portato a livello nazionale e l’intenzione è proprio quella di esportare la situazione virtuosa della Lombardia”. Sul fronte dell’introito pubblicitario per le testate, sicuramente le possibilità sono date dalle attività produttive presenti sul territorio, “ma la legge ha pensato anche a uno sgravio fiscale per chi investe in pubblicità, con una quota aggiuntiva per le piccole realtà imprenditoriali. Inoltre, affronta il tema delle edicole, che pensiamo di poter aiutare, anche con norme che facilitino e semplifichino il lavoro della distribuzione. Insomma, questa legge si occupa dell’intera filiera”.
Nello specifico dell’emittenza locale è entrato l’on. Vinicio Peluffo, componente della Commissione Attività produttive della Camera: “Sul fronte di radio e tivù locali, nel delegare il Governo, abbiamo mantenuto l’impegno che ad accedere al contributo pubblico sia solo chi fa veramente informazione sul territorio, investe in innovazione e ha una reale capacità imprenditoriale. Un requisito, infatti, è il regolare adempimento degli obblighi derivanti dai contratti collettivi nazionali o territoriali di lavoro. Inoltre, per velocizzare i tempi di liquidazione dei finanziamenti, finora uno dei nodi di maggiore impatto sull’economia delle aziende editoriali, la riforma prevede regole di erogazione dei contributi omogenee e la semplificazione del procedimento. Infine, una novità importante è la defiscalizzazione degli investimenti pubblicitari incrementali, con la detassazione che cresce al crescere delle risorse investite rispetto all’anno precedente”.
A Fabio Pizzul, consigliere regionale del Pd, il compito di entrare nei dettagli: “Tra i nuovi destinatari della legge ci sono le cooperative di giornalisti, ad esempio, mentre i grandi media quotati in borsa ne sono esclusi, e questo per rafforzare la scelta di fondo che va a premiare il pluralismo territoriale e non semplicemente a distribuire contributi a pioggia. Altro aspetto interessante è quello relativo all’innovazione che si incentiva assieme alla crossmedialità. Qui in Lombardia è più avanzata rispetto ad altre parti di Italia, ma da questo punto di vista ha bisogno di sostegno, altrimenti il pluralismo si gioca su modalità organizzative e tecniche non all’altezza”.
Tasto delicato quello della distribuzione “spesso fatta da personale straniero, sottopagato, con mezzi obsoleti, che non riesce a garantire un’adeguata copertura. Non è banale, come non lo è il fatto che troppe edicole stiano chiudendo – ci ha tenuto a sottolineare Pizzul –. In questo la legge coinvolge le Regioni per rendere più attuale, innovare e liberalizzare il sistema di distribuzione”.
Un accenno anche alla professionale giornalistica, “visto che la legge sull’ordinamento risale al 1963. È previsto uno snellimento del Consiglio nazionale dell’Ordine, con una diminuzione di numero di componenti e di conseguenza di costi. Si stabilisce in maniera molto precisa il fatto che si deve andare fino in fondo nella definizione dell’equo compenso e che la professione giornalistica può essere esercitata da professionisti e pubblicisti, non da improvvisati”.
E ancora un accenno all’emittenza locale che “avrà certezza di contributi e di tempi per la loro erogazione, perché il ritardo cronico di questi anni ha messo in grandi difficoltà le nostre televisioni e le nostre radio che spesso mettevano a bilancio i finanziamenti, ma non riuscivano a ottenere in tempi utili le provvidenze, con grosse difficoltà a far quadrare i conti. Mi auguro che adesso parta una nuova fase di certezza per chi fa informazione attraverso le emittenti locali”, ha concluso Pizzul.
Qui il link alla legge
Milano, 7 novembre 2016