Rifondazione Comunista / Sinistra Europea Lombardia - Come piccoli sciacalli sui campi di battaglia le molte organizzazioni clericali e integraliste che non si rassegnano davanti al dispiegarsi della libertà femminile, si gettano sullo spiraglio della emergenza sanitaria per bloccare la attuazione della legge 194 chiedendo di sospendere tutte le interruzioni volontarie di gravidanza. Lo fanno in Ohio e nel Texas, lo fanno in Italia tramite petizione online con un macabro quanto indecente paragone fra morti per Covid19 e aborti, sostenendo che la IVG non sarebbe una prestazione indispensabile e che sottrarrebbe risorse alla lotta contro il coronavirus. La IVG è una prestazione necessaria e urgente, dati i limiti temporali entro cui si deve attuare e non può essere rimandata.
Ribadiamo che va garantito in tutto il territorio nazionale l’applicazione della legge 194, che già in tempi normali viene disattesa nella sua pienezza con una silenziosa opera di boicottaggio di obiezioni di coscienza dei ginecologhi e anche di soggetti che non potrebbero giuridicamente farla. Tutto questo rende molto difficoltosa alle donne che decidono di abortire la via per raggiungere il loro obiettivo e di fatto facilita il ricorso all’aborto clandestino. Ma in questa situazione di emergenza, in cui l’ospedale è diventato un luogo di massimo pericolo di contagio, chiediamo che venga emanata una direttiva nazionale e regionale che strutturi un percorso di prevenzione al contagio le IVG e orienti verso l’aborto farmacologico, spostando il termine dalle 7 alle 9 settimane, come da indicazioni dell’OMS, eseguito con un solo accesso in ambulatorio o consultorio attrezzato e, nei casi in cui questo non sia possibile, in modalità di telemedicina, secondo protocolli previsti in Francia e in Inghilterra. In questo modo supereremmo la arretratezza non casuale delle modalità tecniche con cui si attua in Italia la IVG, in alcune regioni addirittura ancora con il raschiamento (Sardegna 40, 6%) , in genere con aspirazione, solo il 17,8% con metodo per una sedicente volontà di difendere la salute delle donne, ma in realtà perché il passaggio in ospedale è ancora un momento in cui il corpo della donna può essere controllato e la sua volontà sottoposta a pressione e condizionamenti da una cultura misogina e patriarcale.L’emergenza COVID19 fa emergere radicate storture:
la IVG deve essere garantita, privilegiando la metodologia farmacologica deospedalizzata.
Milano, 03/04/2020
Antonello Patta Segretario Regionale
Giovanna Capelli Responsabile Sanità