Patta/Bizzoni (PRC-SE) - Dopo otto anni gli ultimi lavoratori esodati ancora non trovano salvezza dai guasti generati dalla legge Fornero. Il riconoscimento dell’INPS della loro condizione di esodati, non è stato sufficiente e sono rimasti esclusi anche dall’ultima delle otto salvaguardie varate. Nè lavoratori, nè disoccupati, nè pensionati, INVISIBILI alla politica ed al Governo. Lavoratori e lavoratrici che hanno avuto la colpa di perdere il lavoro prima del 2011 e pur avendo maturato i requisiti per andare in pensione con le vecchie norme, non lo hanno potuto fare, incastrati dalle rigide norme della legge Fornero.
Dopo otto salvaguardie, che ne hanno tutelato circa 144mila lavoratori e lavoratrici esodati, il Governo vuole far finta che gli ultimi, poco più di 6000, non esistano. Lo ha fatto recentemente, nell’ultima legge di bilancio, attraverso artifici contabili. Non ci sono i soldi ha fatto dichiarare il Governo dal Ministero Economia Finanza “dimenticando” il Fondo Esodati istituito a suo tempo e destinato proprio alle salvaguardie o alle risorse più recenti che si sono rese disponibili per l’inferiore utilizzo di quanto previsto di Quota 100. Tuttavia questo discorso delle risorse economiche, giocato sulla pelle di lavoratrici e lavoratori che si sono ritrovati a dover vivere senza stipendio né pensione, con l’esplodere della pandemia Covid ora dovrebbe essere superato. Il Governo ha richiesto ed ottenuto dal Parlamento lo “scostamento di bilancio” necessario per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia. Scostamento che ha reso possibile l’emanazione del recente decreto Rilancio in cui, però, tra i tanti interventi, ancora una volta, sono stati lasciati fuori gli esodati.
È giunta l’ora di liberare gli ultimi esodati dalla gabbia di automatismi normativi che li tiene sospesi nel limbo dell’assenza di reddito. Chiediamo che il governo riapra i termini dell’ottava salvaguardia bloccando gli incrementi della speranza di vita e dei requisiti anagrafici, affinchè questi ex lavoratori ed ex lavoratrici possano rientrare nella misura. Riconsegnando loro il diritto di avere un trattamento di pari equità con quello avuto da coloro che già sono stati salvaguardati.