Marco Bersani - Caro Presidente Draghi, chissà se quando ha pronunciato la famosa domanda “Preferite la pace o i condizionatori accesi d’estate?” era consapevole di riproporre agli italiani l’alternativa di mussoliniana memoria “Volete burro o cannoni?”. C’era un indubbio cinismo nel Suo quesito, che rivela almeno tre aspetti, se posso, poco piacevoli della Sua cultura politica di fondo.
Il primo è la Sua natura di classe, quando, in un Paese dove oltre 10 milioni di persone vivono in povertà, indica come bene di prima necessità il condizionatore acceso. Il secondo è la Sua profonda ignoranza della crisi eco-climatica, quando, dentro quel desiderio di condizionatori eternamente in funzione, segnala la sua fiducia fideistica nella crescita. Il terzo è la modalità di governo che sottende, quando addita, come già fatto per il debito e per la pandemia, i comportamenti individuali come causa principale dei problemi del mondo.
Sarebbe semplice ribatterLe con una riformulazione della domanda: “Preferisce la pace o i profitti dell’Eni?”, perché a questo Lei pensa, quando finge di intrattenerci sui condizionatori accesi. Ma il quesito, al di là delle Sue intenzioni, ha una sua importanza, perché interroga tutte e tutti noi sul modello sociale di riferimento. Provo, nella mia modestia, a illustrarLe brevemente il contesto in cui siamo.
“Nel periodo 2010-2019, le emissioni medie annue globali di gas serra sono arrivate ai livelli più alti della storia umana. In mancanza di forti e immediate riduzioni alle emissioni in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C (2,7°F) sarà fuori portata”. Si apre così il comunicato stampa sull’ultimo rapporto dell’International Panel on Climate Changes (IPCC), presentato lo scorso 4 aprile, nell’indifferenza più totale Sua e di tutte le classi dirigenti, per non parlare dei grandi mass-media, tutti arruolati nella nuova guerra al centro dell’Europa e tutti pronti a fare marcia indietro su ogni tentativo anche labile di avviare una vera transizione ecologica.
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