La fine della pandemia di COVID-19 non è stata ancora ufficialmente dichiarata, ma la percezione comune è che sia vicina. I virus oltre a interagire con il nostro sistema immunitario hanno sempre influenzato la nostra evoluzione genetica e culturale;
si stima che l’8 % del nostro codice genetico sia di origine virale e si sia incorporato nel patrimonio genetico dei mammiferi tra i 40 e 60 milioni di anni fa (B.Chuong, “Evoluzione dell’immunità innata tramite cooptazione di retrovirus”, Science, 2016). Una delle loro proprietà intrinseche che caratterizza questa relazione è la variabilità. I virus ad RNA, come Il Sarscov2, mutano più velocemente perché il loro monofilamento genetico è più instabile del doppio filamento tipico del DNA; gli elevati tassi di mutazione e di ricombinazione genetica costituiscono “la base molecolare della loro capacità di evolversi ed adattarsi molto velocemente” (The evolution and Emergences of RNA virus, Holmes, 2009). Proprio sulla base di studi genetici e molecolari che analizzavano le linee evolutive dei virus a RNA in pipistrelli e altri animali questa pandemia da coronavirus era stata prevista diversi anni fa (“Spillover”, 2012, D. Quammen). Dieci anni dopo lo stesso autore scrive: “l’RNA è diventato il linguaggio di codifica delle pandemie umane … Virus influenzali, HIV, epatite c, morbillo, dengue, febbre gialla, ebola e coronavirus sono solo alcuni esempi di virus a RNA” (Senza respiro, october 2022) e prevede: “La prossima pandemia sarà una zoonosi sostenuta ancora da un virus a RNA e il candidato favorito è H5N1 (aviaria) che ha dimostrato di poter infettare diversi mammiferi” (Josway, 2023).
Oggi il Sarscov2 ha raggiunto un livello tale di diffusione e di evoluzione genetica che l’eradicazione è considerata quasi impossibile; anche nell’ipotesi remota di eliminarlo da tutti gli esseri umani (ciclo urbano), potrebbe sopravvivere ed evolversi in una delle tante specie viventi che ha già infettato (ciclo silvestre), per poi ripassare all’uomo con uno spillover inverso. L’unico obiettivo possibile oggi è l’integrazione: una convivenza “pacifica” in cui il virus gira ma non provoca troppe malattie gravi. Questa è quella che definiscono fase endemica ed è la più probabile fine della pandemia di Covid.
Nel corrente mese (febbraio 2023) Il numero di morti, ricoveri e contagi sono in calo in tutto il mondo. Ma in questi ultimi 3 anni tali dati sono stati spesso sia sovra sia sottostimati e sono pochissimi gli studi che hanno seguito per lunghi periodi popolazioni randomizzate sufficientemente numerose e varie applicando i principi basilari della statistica in epidemiologia; Questa mancanza ha consentito di manipolare e strumentalizzare i dati poco accurati a disposizione.
Con i dati economici bisogna essere molto più precisi e rigorosi nel raccoglierli, interpretarli e comunicarli, perché quando ci sono di mezzo i soldi la giustizia è molto più severa. Per esempio se la Juventus non fosse stata quotata in borsa, la giustizia sportiva avrebbe lasciato impunita l’abitudine di molte squadre di falsare i bilanci con plus valenze inventate, false fatturazioni e altre manipolazioni; finche ci sono in gioco solo valori sportivi è consentito a tutti, soprattutto ai più furbi e potenti, di aggirare le regole e manipolare i conti; ma se è coinvolto il mercato azionario cambia tutto.
Anche a proposito della pandemia, finche in gioco c’è la salute delle persone, tutti possono permettersi di pubblicare arbitrariamente dati e interpretazioni; ma quando si parla dei dati economici collegati allora bisogna stare attenti perché se si manipola il mercato la giustizia interviene in modo molto più veloce ed efficace. Sui vaccini e sull’eccesso di mortalità sono stati pubblicati dati e interpretazioni che dicono tutto e il contrario di tutto. Per il controllo del mercato finanziario ci sono società di vigilanza, come ad esempio la CONSOB, che hanno la funzione di monitorare ed evitare la manipolazione dei mercati mediante il reato di aggiotaggio. Ovviamente questo non significa che il mercato non è manipolabile e corrotto, ma che i dati economici sono più controllati ed essendo già all’origine di natura numerica sono più facilmente controllabili.
Il profitto e l’intrattenimento sono dei cardini del sistema economico neoliberista e vengono perciò accuratamente descritti e misurati. L’analisi di questi dati è fondamentale per capire come si è evoluto tale sistema durante la pandemia e di seguito ne riporto alcuni esempi significativi:
Dopo il crollo del 2020, nel 2022 il traffico aereo è aumentato del 47% e i ricavi delle compagnie aeree del 52% e la previsione per la fine del 2023 è di superare i livelli pre-covid
La media delle presenze allo stadio nella stagione 2022\23 nei 4 principali campionati di calcio in Europa è tornata ad essere superiore persino ai livelli pre-covid: serie A +12%; Liga +11%; Premier League +3%; Ligue 1 +13%
Dopo il boom del 2020 il tempo medio di utilizzo di piattaforme digitali e social media è calato del 4,5% nel 2022
Dopo il boom del 2020 i ricavi dell’industria dei videogiochi sono calati del 4,3% nel 2022
Dopo il boom di assunzioni nel 2020, nel 2022 90.000 lavoratori statunitensi sono stati licenziati nel settore tecnologico (Amazon, Netflix, Oracle, Microsoft, Twitter, Facebook )
Dopo una riduzione del 31,3% nel 2020, in Italia nel 2022 c’è stato un aumento di incidenti stradali del 7,1%, di cui mortali + 11.1%
Nel 2020 le emissioni globali di CO2 sono diminuite del 5,7%; nel 2022 sono tornate a salire come prima del covid e nel 2023 stanno già superando ogni record precedente.
Questi dati indicano che le enormi variazioni avvenute nel 2020 e 2021 (con veri e propri crolli o boom di certe attività dovute a restrizioni, adattamenti dei comportamenti e paura) sono già state quasi totalmente compensate e si sta addirittura verificando quel rimbalzo che anticipa la ripresa del trend precedente. In farmacologia si chiama appunto “effetto rimbalzo” ed è una piccola variazione opposta all’effetto primario del farmaco che precede il ritorno allo stato preesistente alla sua assunzione.
Nel linguaggio dell’informatica Reset significa azzerare le ultime operazioni e ripristinare lo stato iniziale del sistema. Alcuni hanno ipotizzato che questa pandemia potesse essere sfruttata per impostare delle nuove condizioni economiche, politiche e sociali: “Great Reset”. Tale termine è improprio perché l’unico reset che c’è stato è quello che sta avvenendo ora con la percezione della fine della pandemia, ma non ha portato a nessuna nuova impostazione; è stata ripristinata la situazione che c’era tre anni fa e stanno proseguendo i trend di crescita pre-esitenti.
Oggi la tendenza dominante è la rimozione di ciò che è accaduto e questo approccio è tipico di un ciclo di ripetizione che non comporta apprendimento e consapevolezza e quindi non conduce a nessun cambiamento evolutivo adattativo.
All’inizio della pandemia c’è stata grande difficoltà nel riconoscere la sua portata sia in Cina, sia nei primi stati in cui si è diffusa tra cui l’Italia. Questa è la fase della sottovalutazione: in Italia ai primi di marzo 2020, pur se da diverse settimane vedevamo le immagini spettrali di Wuhan, il Sarscov2 sembrava una cosa lontana e lo cercavamo solo in persone che erano state in Cina, mentre in realtà girava già da diversi mesi.
Dopo la strage delle valli bergamasche siamo passati alla fase dell’emergenza dominata da: impreparazione, terrore, obblighi, sorveglianza digitale, lookdown, terapie. Per alcune settimane hanno vietato persino di camminare da soli nei boschi con la mascherina.
Poi per la maggioranza è arrivata la speranza. La salvezza non sarebbe arrivata cambiando abitudini e comportamenti ma col vaccino che ci avrebbe fatto tornare alla tanto desiderata normalità. Nel frattempo la gente dimostrava sempre più stanchezza e opposizione a restrizioni, controlli e mascherine.
Adesso che quasi tutti sono stati contagiati almeno una volta e i numeri della pandemia stanno calando ovunque, è fortissimo il desiderio di dimenticare questa esperienza e tornare alla normalità. Elaborare un trauma significa giungere alla consapevolezza di quanto avvenuto per ritrovare un nuovo equilibrio che ci consenta di ricordare senza soffrire troppo e affrontare quanto successo in un modo più evoluto. Finche manca questa rielaborazione una delle reazioni più comuni è la rimozione. I risultati e i sondaggi delle recenti elezioni regionali hanno confermato che parlare di sanità e di sistemi di prevenzione riduce i consensi. La maggioranza non vuole più sentir parlare di comportamenti e abitudini di igiene e prevenzione individuale e pubblica, restrizioni, mascherine, sanità pubblica etc; vuole tornare esattamente alle stesse abitudini di prima. In questa seconda parte della stagione invernale la diffusione di virus influenzali si è mantenuta superiore alle medie precovid. L’approccio è esattamente quello che c’era prima del Covid: tosse, febbre, tachicardia, cefalee e dolori muscolari sono tornati ad essere dei sintomi innocui di qualche banale influenza. La diffusione globalizzata di molteplici varianti di virus influenzali ad RNA è considerata un fenomeno normale di cui non dobbiamo preoccuparci. Per chi conosce e studia le potenzialità evolutive dei virus a RNA è difficile considerare epidemie di influenza che mutano e girano velocemente per tutto il mondo come malattie non pericolose; ma anche per loro è difficile prevedere come si evolveranno. Una cosa semplice da capire per tutti, però, è che non si sta facendo niente per correggere le enormi mancanze dei sistemi sanitari emerse durante la pandemia; anzi, si consolida il principio di un sanità basata sulle prestazioni e sulla privatizzazione invece che sulla prevenzione, l’igiene pubblica, la medicina territoriale e la promozione di abitudini e stili di vita sani.
Se si esce da una crisi senza un cambiamento sostanziale dello schema che l’ha generata, si è condannati a ripeterla. E, infatti, siamo ritornati nella fase iniziale del ciclo che è la sottovalutazione. Purtroppo i dati ci dicono che la frequenza delle epidemie sta aumentando esponenzialmente e in generale l’intervallo tra una crisi del sistema e l’altra (energetica, economica, finanziaria, guerre etc) si riduce sempre più.
Uno degli ostacoli principali al cambiamento è la pervasività della logica del profitto; essa non si limita agli ambiti economici e lavorativi, ma domina sempre di più anche il mondo scientifico, quello dell’intrattenimento e del tempo libero e sta occupando anche gli spazi intimi. Le nostre abitudini più segrete, i vizi, le dipendenze e persino le tendenze salutiste e le richieste di libertà individuali, abitudini sessuali e diritti civili sono anch’esse condizionate dalla logica del profitto e omologate.
Un altro ostacolo è quello di non considerare necessaria un’evoluzione culturale per adattarsi all’evoluzione dei virus a RNA e in generale alle zoonosi emergenti, perché sarebbe sufficiente la risposta naturale del nostro sistema immunitario. Giustamente danno importanza a quello che chiamano “il terreno” e concentrano gli interventi preventivi sul rinforzare naturalmente il sistema immunitario. Il problema di questo approccio è che il nostro sistema immunitario si è evoluto in condizioni totalmente diverse da quelle attuali e la sua velocità di adattamento è molto inferiore alla velocità di evoluzione dei virus e delle condizioni ambientali e sociali a cui stiamo assistendo negli ultimi secoli. Solo un’evoluzione culturale può compensare questa differenza e favorire il nostro adattamento. Essendo poi la specie che da millenni domina il pianeta e condiziona pesantemente i suoi equilibri è fondamentale comprendere l’importanza dell’interazione tra specie diverse per prevenire questo aumento esponenziale delle crisi a cui stiamo andando incontro. Questo dovrebbe essere lo scopo dell’intelligenza umana e della scienza, anche se dobbiamo riconoscere di essere l’unica specie che inquina e distrugge l’ambiente in cui vive (che definire poco intelligente è un eufemismo)
Gli approcci più razionali ed efficienti per affrontare il problema delle epidemie e delle crisi di sistema in generale sono due:
A- Previsione e prevenzione
B- Sorveglianza e pronta reazione
Maggiori sono le conoscenze e il livello di intelligenza e più diventa vantaggioso impiegare le risorse nell’approccio A. Purtroppo noi esseri umani stiamo completamente rinunciando ad investire in A e facciamo poco per B. Le macchine e l’intelligenza artificiale sarebbero molto più efficienti di noi nell’approccio B, ma per l’A è ancora determinante l’uomo. Questa sarebbe l’evoluzione culturale necessaria per adattare la nostra specie alle condizioni attuali e invertire il peggioramento sempre più rapido dei parametri che misurano il livello di benessere nostro e dell’ambiente che ci circonda, tra cui per esempio la perdita di biodiversità.
Se invece rifiutiamo di comprendere le cause di una crisi, non ci può essere nessun cambiamento evolutivo e nessun adattamento. Il problema del covid è stato ridotto alle restrizioni e alla paura che un evento sfortunato e gestito male ha comportato; siccome ora le restrizioni e la paura sono finite il problema non c’è più.
In questi tre anni il problema dell’istruzione è stato ridotto al lookdown e alle quarantene. La responsabilità del calo dei risultati nei test di apprendimento è attribuita al covid; ma guardando i risultati delle prove invalsi e delle prove di valutazione di comprensione di testi scritti negli studenti delle scuole superiori fatte nel 2019 si deduce che il trend era già in calo prima del covid. Il problema dell’apprendimento e dell’educazione non può essere valutato solo dal punto di vista quantitativo (ore di lezione in presenza, nozioni, programmi svolti); affrontare una crisi come il covid poteva rappresentare un’esperienza molto formativa, sia per i docenti che per gli alunni; in effetti per coloro che non si sono limitati a lamentarsi del non poter avere in classe 6-7 ore al giorno tutti gli studenti lo è stata: un ottimo esempio pratico di resilienza e adattamento alle crisi e di apprendimento dell’uso di nuovi strumenti e modalità di studio collettivo on line. È servita anche per capire meglio le diverse esigenze, necessità e abilità dei singoli studenti e che oggi un insegnante per 26 studenti è un rapporto che non funziona. Poteva servire anche per sviluppare strategie di comportamento in caso di influenze e altre epidemie sia a livello individuale che come gestione della classe, per esempio con lezioni on line solo nei giorni di picco dell’influenza o nei quali bisogna ridurre la mobilità per problemi di inquinamento dell’aria. Non credo che un giorno di lezione on line ogni 4 in presenza (uno alla settimana) possa compromettere lo spirito di gruppo di una classe, la sua socialità e il livello di apprendimento. Eppure è quello che molti sostengono sia successo negli ultimi tre anni e con questo approccio infatti siamo ritornati esattamente a come era la scuola prima del covid. Non c’è stato nessun cambiamento e ora che siamo tornati alla normalità ed è garantito il parcheggio degli studenti a scuola per 6-7 ore nessuno parla più dei problemi della scuola.
Se un gatto riceve una ciabatta (leggera e morbida ) in testa mentre si fa le unghie sulla corteccia di un piccolo albero da frutto e nei dintorni c’è un umano, è molto probabile che in seguito vedendo un umano si tenga alla larga da quell’albero. Se la ciabatta la riceve una gallina mentre fa i suoi bisogni sui marciapiedi é più difficile sortire un effetto educativo, e quindi si può ricorrere a dei palloncini che raffigurano l’occhio di un rapace (funzionano anche per proteggere le ciliegie dagli uccelli). Anche gli animali apprendono dalle esperienze e sviluppano sistemi di prevenzione pur se sono prevalentemente istintivi. Per noi umani, che ci vantiamo di essere la specie più intelligente, la capacità di prevedere e prevenire dovrebbe essere il nostro punto di forza. È un’abilità che ben si adatta alla nostra capacità razionale di comprendere le cause di un fenomeno, di esserne consapevole, di averne coscienza e di operare per un fine.
Sembra invece che preferiamo tornare dove c’è arrivata in testa la ciabatta e questo non vale solo per le epidemie, ma per la maggioranza delle crisi che stiamo vivendo. Invece di prevenirle continuiamo ad essere i principali responsabili. Il terremoto in Turchia e Siria è stato un evento naturale quasi improvviso ma la faglia Anatolica si sta aprendo dal pliocene e da diversi secoli sappiamo che è una delle più pericolose zone sismiche del mondo; è difficile prevedere esattamente quando ci saranno dei terremoti ma è certo che ce ne saranno ancora di più devastanti ed è solo una questione di tempo. Il problema è che nonostante queste conoscenze milioni di persone vivono in quelle zone alloggiate in edifici ad alta vulnerabilità sismica. Prevenzione significa in questo caso costruire in quelle zone solo edifici antisimici, ma anche lì si preferiscono i condoni e il consenso immediato e intervenire in emergenza quando è troppo tardi.
Dario Bardellotto