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(Roma, 04 febbraio 2017) "Abbiamo chiesto al ministro dello Sviluppo Economico se sia a conoscenza dei rilevanti disagi riscontrati nella fruizione dei servizi postali che la nuova programmazione della consegna a giorni alterni adottata da Poste Italiane sta procurando a cittadini, famiglie e imprese in tutta la provincia di Como, e quali iniziative intenda assumere affinché queste evidenti criticità vengano risolte”. Lo dichiarano i deputati comaschi del Partito Democratico Chiara Braga e Mauro Guerra firmatari di un’interrogazione a risposta scritta indirizzata al ministro Calenda, presentata ieri alla Camera dei Deputati.

“Forti – spiegano i deputati dem - sono infatti i disservizi  causati dall'attuazione del nuovo modello di invii postali a giorni lavorativi alterni rilevati in tutto il territorio comasco, testimoniati quasi quotidianamente da cittadini frustrati da quello che è ormai divenuto un mal funzionamento sistematico e costante della consegna della corrispondenza”.

"I centri di smistamento – scrivono i due parlamentari nel testo dell’interrogazione - molto spesso raggiungono il collasso con  volumi enormi di posta in giacenza. E’ il caso, ad esempio, avvenuto qualche mese fa nell’ufficio di Dongo dove sono state registrate permanenze di posta superiori addirittura alla tonnellata. I ritardi nella consegna della posta, in particolare di bollette per utenze primarie come luce, gas e acqua si fanno ogni giorni sempre più pesanti e intollerabili per cittadini, famiglie, imprese. In città il recapito funziona a singhiozzo, la corrispondenza frequentemente viene bloccata e le linee di rientro per il ritorno delle raccomandate dagli uffici postali più distanti soppresse. A Cantù, Cucciago e Fino Mornasco la distribuzione ha cadenze molto irregolari, in genere una volta la settimana, le bollette recapitate già scadute o addirittura dopo l’arrivo dei solleciti, mentre per ricevere una prioritaria i tempi di attesa si allungano fino a tredici giorni. A Rovellasca i ritardi di lettere o fatture spedite anche nelle immediate vicinanze toccano i ventuno giorni. Nella Valle d’Intelvi e nel Ceresio capita abitualmente di rimanere per più di una settimana senza ricevere posta e i cittadini sono costretti a recarsi direttamente al centro di smistamento di riferimento per recuperarla".

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“Intendiamo stigmatizzare – commenta Giacomo Licata, segretario generale della Camera del Lavoro di Como – la scelta del CdA che, a nostro avviso, getta discredito anche sulla politica. Non crediamo di affermare nulla di nuovo evidenziando che la nomina dei componenti è frutto di un intesa tra le principali forze politiche a cui fanno riferimento i soci. Per queste ragioni, ci aspettiamo dai sindaci e dai rappresentanti della politica comasca una presa di distanza da una nomina sbagliata, costosa e inutile.Ora speriamo che i sindaci prendano in mano la situazione”.
“Nelle scorse settimane abbiamo evidenziato con forza come il processo di implementazione del gestore unico presentasse qualche criticità, per usare un eufemismo” – sostiene Giuseppe Augurusa responsabile ufficio legale con delega alle partecipate per la Cgil di Como- “a sedici mesi dal conferimento del Consiglio Provinciale al gestore unico la gestione è di fatto plurima, con le Società operative territoriali che operano ancora con contratti di servizio e senza un’unica modalità di bollettazione. Non si intravede soluzione praticabile con la componente privata per le Società a capitale misto finalizzata alla loro pubblicizzazione, in particolare con Comodepur nella quale è rilevantissima la partecipazione del capoluogo di provincia. A sette mesi dalla selezione dell’advisor per un incarico della durata complessiva di dodici, non v’è traccia di valutazione degli asset che consentano nei tempi stabiliti dal cronoprogramma di avviare le fusioni per incorporazione delle SOT in Como acqua, trasformando un contenitore vuoto in un impresa. A poco meno di un anno dall’avvio del tavolo di confronto con le OO.SS. sul personale, interrotto all’indomani della nostra denuncia di dicembre, mentre resta ancora piuttosto vaga la pianta organica futura tra dipendenti delle SOT, lavoratori in economia impiegati nei Comuni e personale della divisione idrica di Acsm, le uniche cose evidente sono la nomina di un direttore generale in un’azienda ancora priva di dipendenti per 480.000 euro in tre anni, le dimissioni di una competente presidente del CdA non certo per motivi familiari e, tra molte riunioni di partito, neppure il tempo una convocazione dei Comuni soci che, a nostro avviso, ne avrebbero se non il diritto, almeno il desiderio. Un po’ poco per un’azienda che si candida ad essere la prima impresa pubblica della provincia”.

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Sono stati diffusi oggi i dati sull'attività dell'Ufficio vertenze legale della Cgil di Como.
"Sono aumentati i numeri dei fallimenti in provincia di Como, ma sono minori i valori economici - spiega Chiara Mascetti, segretaria organizzativa della Cgil - inoltre, sono aumentati i licenziamenti per motivi disciplinari, strumento utilizzato in misura maggiore dalle aziende.
I dati, per la prima volta, riportano la cifra delle dimissioni telematiche: sintomatico di una parte del mondo del lavoro che cambia".

"I numeri si rivolgono sempre più ad aziende molto piccole, che compongono la maggior parte del tessuto del territorio - continua Giuseppe Augurusa, responsabile Uvl Como -
i dati sui fallimenti del 2016 afferenti il Tribunale di Como e che segnano un incremento del 13%, non fanno che confermare la durezza della fase economica che oramai da molti anni, stiamo attraversando. «I timidi segnali di ripresa, sempre per la verità annunciati con un po’ di pudore da chi teme di essere smentito il giorno dopo, non trovano riscontro nella prassi del sistema d’impresa; almeno in una sua parte Negli anni della crisi abbiamo più volte definito questi tempi difficili come la fase del "cambio del paradigma" del sistema produttivo, dall’esito incerto: una lunga transizione destinata a cambiare i modi della produzione, la distribuzione del valore lungo la filiera produttiva, la selezione “naturale” tra e nei comparti, che avrebbe inevitabilmente lasciato sul campo morti e feriti. Una profezia facilmente prevedibile solo osservando il sistema pre crisi: una miriade di piccole imprese, sotto capitalizzate, con filiere corte, spesso solo su base regionale. Un vasto apparato di conto terzismo, spesso mono committente senza alcun potere contrattuale con la grande impresa, al tempo stesso cliente e “padrone”. Interi settori che lavorano solo sul mercato di consumi interni, com’è noto al collasso.
Chi si è rivolto all'uvl sono stati circa 1384 persone.
In allegato, i dati.
Una precisazione rispetto al cartaceo distribuito in conferenza stampa: la voce "fallimenti in provincia di Como (tribunale"), il dato è 151.

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Il Circolo Ambiente: “Soddisfazione per la conferma della condanna per la Perego Strade; manca la valutazione dei danni ambientali in molte zone della Brianza!”
MILANO-COMO-LECCO – Il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” si dice soddisfatto per la conferma della condanna al titolare della Perego Strade nel processo di appello per il traffico illecito di rifiuti in molti cantieri della Lombardia.
La Corte d’Appello di Milano ha infatti confermato la condanna a due anni di carcere per Ivano Perego, titolare dell'impresa di Cassago Brianza, già condannato per aver aperto le porte dell’impresa edile di famiglia a membri della ’ndrangheta.
Il processo di appello ha riguardato le accuse di traffico e smaltimento abusivo di rifiuti speciali da parte della Perego Strade in svariati cantieri tra cui: il nuovo Ospedale S. Anna di Como, il raddoppio ferroviario Carnate-Airuno, lo svincolo stradale a Lurago d’Erba e molti altri ancora ubicati nelle province di Lecco, Como e della Brianza.
Si ricorda che il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” si era presentato nel processo di primo grado (celebrato presso il Tribunale di Lecco) come unica parte civile, poiché le Istituzioni (Ministero dell’Ambiente, Regione, Comuni) non avevano avuto il coraggio di costituirsi come parti civili per il risarcimento dei danni ambientali causati dall’attività illecita della Perego Strade. A tal proposito, così ha scritto il Giudice del Tribunale di Lecco nella sentenza di primo grado a proposito della verifica dei danni ambientali: <<in alcuni casi, come all'Ospedale di Como, i materiali analizzati erano quelli materialmente accessibili, ai margini degli edifici di nuova costruzione>>. Tale affermazione attesta che solo analisi più approfondite sui materiali utilizzati nei sottofondi avrebbero permesso di verificare l'effettiva presenza di sostanze pericolose tra quelle depositate dalla Perego Strade.  
Questo il commento di Roberto Fumagalli, presidente del Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, dopo la sentenza di appello: "Siamo soddisfatti per la conferma della condanna al titolare della Perego Strade, che riprova il pesante contenuto della sentenza di primo grado che aveva evidenziato il comportamento illecito dei responsabili dell’impresa. Rispetto a tutta la vicenda, resta ancora incompiuta la reale valutazione dei danni ambientali, sui quali a nostro giudizio non sono state eseguite (da parte delle Autorità preposte) verifiche più approfondite, finalizzate all'eventuale ripristino dell’inquinamento arrecato al sottosuolo da parte della Perego Strade. Nemmeno dal punto di vista del risarcimento economico è stata fatta una quantificazione dei danni ambientali, proprio in conseguenza della mancata costituzione di parte civile delle Istituzioni che avrebbero potuto richiedere il risarcimento dei danni perpetrati al territorio".  
In merito alla quantificazione del traffico illecito di rifiuti attuato dalla Perego Strade, si rammentano alcuni dati emersi nel corso dell’inchiesta giudiziaria: migliaia di tonnellate di scarti edili di diversa origine depositate senza autorizzazione nell’area della ex cementeria di Cassago Brianza; più di centomila metri cubi di macerie da demolizione provenienti da svariati cantieri (sparsi per la Lombardia), depositati dapprima a Cassago e poi portati in altri cantieri della zona, nel periodo che va dal 2008 al 2009. Dati questi che attestano il pesantissimo impatto sull’ambiente derivante dall’attività illecita della Perego Strade.
CIRCOLO AMBIENTE “Ilaria Alpi”
Alzate B.za,  26 gennaio 2017  

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