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Approvata dal consiglio comunale nella seduta del 07/03/2016
 
Con la speranza che il comune e le associazioni di categoria si attivino nel più breve tempo possibile, magari anticipando anche la stagione turistica ormai alle porte.
Per tutti i comaschi e i turisti che visitano la nostra città, ristoranti, pizzerie, trattorie che vorranno aderire a segno di civiltà che si batte contro lo spreco alimentare.
 
Luca Ceruti

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(Roma, 3 febbraio 2016) “Un altro passo in avanti è stato fatto oggi alla Camera nella direzione della democrazia paritaria che è condivisione e responsabilità comune, di uomini e di donne, dello spazio pubblico”. Lo dichiarano i deputati comaschi Chiara Braga e Mauro Guerra subito dopo l’approvazione definitiva della proposta di legge che prevede che le Regioni, nel disciplinare con legge il proprio sistema elettorale introducano specifiche misure per la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive.

“La legge approvata oggi – chiariscono i due parlamentari - fissa alcuni paletti precisi che, pur nel rispetto dell'autonomia delle Regioni, permette loro di stabilire, nei diversi sistemi elettorali, regole fondamentali per garantire l’equilibrio di genere, di rappresentanza tra uomini e donne anche nei consigli regionali. Un percorso che colma una lacuna, dopo le leggi che si sono succedute dal 2012 in poi, riferite sia agli enti locali, sia al Parlamento europeo, sia alla recente riforma costituzionale sia all’attuale legge elettorale, l’Italicum”.

“La presenza femminile nei Consigli regionali oggi è attestata intorno al 18 per cento, con il picco massimo del 34 per cento e quello minimo pari allo zero per cento, come si verifica, ad esempio, in Basilicata, dove non c’è nessuna donna a sedere consiglio regionale o in Abruzzo, deve le elette sono una su trenta. In Lombardia su 80 consiglieri le elette sono appena 15, il 18,75 per cento, un dato poco lusinghiero per la nostra Regione che speriamo possa finalmente cogliere questa occasione di inclusione per promuovere concretamente l’equilibrio di genere nelle sedi elettive del nostro territorio”.

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Il M5S Lombardia ha depositato in Consiglio regionale, questa mattina, una mozione urgente per discutere le problematiche riguardanti l'accesso al sistema sanitario nazionale dei frontalieri. La Presidenza del Consiglio ha ritenuto che la mozione non avesse i requisiti di urgenza ma abbiamo comunque ottenuto dall’Assessore Brianza l’impegno di portare la discussione in una riunione congiunta delle commissioni Rapporti con la Confederazione Svizzera e Sanità, richiedendo la presenza di una rappresentanza della direzione dell'assessorato alla salute e di una dei frontalieri.
Per Paola Macchi, consigliere del M5S Lombardia: “Riteniamo indispensabile intervenire in tempi brevissimi su quello che rischia di diventare un grosso problema per molti frontalieri per i prossimi 2 anni. Una circolare del Ministero della Salute sta creando confusione, disagio e disparità di trattamento e di diritti a di cittadini italiani che vivono in un territorio in cui molte imprese si sono trasferite oltre frontiera e che conta circa 60.000 frontalieri che giornalmente vanno a lavorare in Svizzera. Questi lavoratori rivendicano il loro diritto di accedere gratuitamente al sistema sanitario nazionale visto che pagano comunque le tasse all'Italia in modo indiretto con i ristorni trasferiti dalla Svizzera, ristorni che vengono utilizzati , come altri gettiti fiscali, per costruire strade, scuole , ospedali. Ci eravamo presi l’impegno di presentare la mozione urgente durante il Frontaday di sabato scorso e l’abbiamo fatto puntualmente, ora chiediamo che venga convocata al piu' presto la commissione congiunta per dare risposte certe ed eque a migliaia di cittadini lombardi."

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                    In occasione del 1° dicembre, Giornata Mondiale di Lotta all’AIDS
ANDATE E INFETTATEVI. Nel 2014 in Italia 3.695 persone hanno scoperto di essere Hiv positive, un’incidenza pari a 6,1 nuovi casi di sieropositività ogni 100 mila residenti. La fascia di età maggiormente colpita è quella tra i 25-29 anni (15,6 ogni 100.000 residenti). L’ 84,1% di tutte le nuove diagnosi di infezione da HIV è attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo.
Sono sufficienti queste pochi dati per comprendere la follia di uno stato che da anni ha rinunciato a qualunque programma di prevenzione, assistendo indifferentemente e impunemente all’infezione di quasi 4.000 propri cittadini ogni anno.
Sempre nel 2014 poco meno di un quarto delle 858 persone alle quali è stato diagnosticato l’ Aids (la fase avanzata dell’infezione)  ha eseguito una terapia antiretrovirale prima di arrivare in Aids conclamato. Questo  è dovuto al fatto che una quota crescente di persone Hiv positive è inconsapevole della propria sieropositività:  tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione delle persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività, passando dal 20,5% al 71,5%.
Tra le circa 130.000 persone sieropositive viventi diverse decine di migliaia non conoscono la loro condizione; ne deriva un maggior rischio di trasmettere il virus e un grave ritardo nell’avvio delle terapie con conseguenze per la propria salute. Non c’è traccia di una seria campagna per invitare coloro che possono essere stati esposti al virus,  a sottoporsi volontariamente al test. Nulla, tutto tace.
A mio parere è lecito ipotizzare una responsabilità penale delle autorità sanitarie per omessa responsabilità istituzionale verso la tutela della salute collettiva.
IL VACCINO FANTASMA. Sono trascorsi ormai 17 anni da quando la maggioranza dei media italiani titolava: “Vaccino anti-AIDS: l’Italia è prima” “Aids, funziona il vaccino italiano” “Il mio vaccino batterà l’AIDS”; ma nessun vaccino è all’orizzonte.
Nel 2005 il Ministero della Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità annunciarono il grande successo della fase 1 e l’imminente avvio della fase 2, nulla di tutto ciò accadde e anzi nel 2011 la ricerca dovette rincominciare dalla fase 1 con un diverso disegno clinico, segno evidente che qualcosa non aveva funzionato. Poco dopo nel marzo 2014 anche la nuova fase 1 fu bloccata per la non conformità di una delle proteine utilizzate con le nuove linee guida europee.

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