Alle ore otto di ieri mattina, 13.01.2020, un gruppo di 8 lavoratori è salito su una gru in via #Tarvisio a #Milano. Un gesto dettato dalla solitudine e dall’esasperazione. Questi #operai infatti, che lavorano in un cantiere dove opera una società denominata #Sideco, sub-appaltatrice di un progetto che realizza #Percassi, non vengono pagati da ottobre 2019. L’azienda Percassi in una nota sottolinea che la protesta era appunto diretta verso "la medesima #SidecoSrl (affidataria di alcune lavorazioni minori in cartongesso) a cui già da ottobre 2019 era stato risolto il contratto per grave inadempimento e per irregolarità anche a seguito di molteplici denunce, da parte di Impresa #PercassiSpA, effettuate presso gli organi di polizia".
"Hanno preso il nostro sudore e non ci hanno pagano niente da ottobre". Queste le parole dei lavoratori, rimaste inascoltate fino al gesto estremo di ieri quando, dopo sei ore a 60 metri di altezza, sono finalmente riusciti ad ottenere rassicurazioni riguardo gli stipendi arretrati ed hanno interrotto la protesta.
Pare quindi che l’unico modo per far sentire la propria voce nella Milano che ha di recente confermato per il secondo anno consecutivo la sua leadership in 'Qualità della vita 2019' vantando, oltre alla prima posizione nella classifica generale, anche il primato nella categoria «Affari e lavoro», sia compiere un gesto estremo.
Ma forse la classifica non tiene conto delle condizioni di questi operai, così come quelle delle altre migliaia di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno contribuiscono a fare crescere la ricchezza del capoluogo lombardo, ma che di fatto sono considerati cittadini di serie B e magari non riescono nemmeno piu’ a permettersi nemmeno di abitare in Città.
Aggiungiamo poi la difficoltà di far rispettare i propri diritti nella giungla dei subappalti e la frittata è fatta: spesso, tra uno scarica barile e l’altro, non si sa nemmeno più a chi rivolgere le proprie istanze.
Così non si puo’ continuare, specie in vista delle Olimpiadi che, con ogni probabilità - e Expo insegna - tenderanno a incrementare il fenomeno del “fine che giustifica i mezzi”, subordinando regole e diritti al grande evento.
Oltre ad esprimere la nostra solidarietà a questi lavoratori e lavoratrici, cittadine e cittadine considerati di serie B, noi continueremo il nostro impegno nello smascherare la retorica della smart city e a chiedere conto dell’ aumento delle disuguaglianze nella città vetrina.