Prc - Sinistra Europea Lombardia - A partire da lunedì 20 aprile il Cantone Ticino ha consentito la ripresa dell’attività lavorativa sui cantieri per un massimo di 10 persone a cantiere e nelle industrie per un massimo del 50% della forza lavoro (limiti diventati, rispettivamente, di 15 persone per cantiere e del 60% della forza lavoro, a partire da lunedì 27 aprile).Ciò ha significato un ritorno al lavoro per decine di migliaia di lavoratori frontalieri, che però si sono trovati di fronte un ulteriore problema.L’Amministrazione federale delle dogane svizzere ha deciso di tenere aperti solamente i valichi principali, lasciando chiusi quelli secondari che rappresentano una grossa valvola di sfogo per il traffico transfrontaliere, soprattutto nelle ore di punta; di conseguenza si formano code chilometriche per l’ingresso in territorio elvetico, a causa anche dei meticolosi controlli in entrata effettuati dalla polizia di frontiera.
Attualmente sono solamente 4 le dogane aperte che collegano la nostra provincia con la Svizzera (Brogeda autostrada, Ponte Chiasso, Bizzarone e Gandria) e i frontalieri devono effettuare code anche di ore per riuscire a superare il confine; oltretutto il traffico è dannosissimo per la qualità dell’aria dei nostri Comuni di frontiera.
Chiediamo con forza che il Governo italiano ed in particolare il Ministro degli Esteri Luigi di Maio, finora colpevolmente silenti sulla situazione, prendano accordi con la Svizzera per sbloccare l’apertura dei valichi minori, che consentirebbe di smaltire una buona parte del traffico e risolvere in parte il problema.
I lavoratori frontalieri, oltre ai rischi conseguenti al ritorno all’attività lavorativa (avvenuta con molto anticipo rispetto all’Italia), non devono subire anche questa ulteriore beffa.