Monica Forte, consigliera regionale M5S e Presidente della Commissione Antimafia e Anticorruzione di Regione Lombardia - Alla luce delle recenti notizie secondo cui un’azienda agricola “modello” è stata sequestrata dalla Guardia di Finanza per il presunto sfruttamento di braccianti, minacciati altrimenti di licenziamento o sospensione dal lavoro, si dimostra sempre più necessaria un’azione incisiva di contrasto al caporalato. Lo sfruttamento lavorativo riguarda vari settori economici come trasporti, costruzioni, logistica e servizi di cura, ma è presente soprattutto in agricoltura a causa delle caratteristiche del settore.
Forse non si pensava fino a ieri che la cosa potesse riguardare la moderna Lombardia, invece il problema esiste e da molto tempo. Numerose sono le denunce da parte di associazioni del settore e molte le evidenze delle inchieste della magistratura, ma a oggi nulla è stato fatto in termini di politiche mirate e strutturali.
Per questo a luglio ho presentato un ordine del giorno al bilancio di assestamento regionale che chiedeva la mappatura del fabbisogno di manodopera agricola per individuare le aree a maggior rischio dove finanziare interventi mirati. Ordine del giorno che è stato votato a maggioranza ed è un primo passo verso un progetto più ampio di interventi mirati ai singoli territori, in base al loro fabbisogno agricolo, per incrociare legalmente e regolamentare domanda e offerta e non lasciare spazio a soggetti come quelli che purtroppo abbiamo conosciuto dalla cronaca in questi giorni.
A Coldiretti che aveva insignito di un premio l’azienda ora sequestrata chiediamo in futuro di accertarsi su come le aziende lavorano prima di agevolarle attribuendo loro un “marchio di qualità” e di mettere in campo in futuro controlli più stringenti, oltre a verificare oggi chi ha avuto premi e riconoscimenti almeno di recente.
Così Monica Forte, consigliera regionale M5S e Presidente della Commissione Antimafia e Anticorruzione di Regione Lombardia