Per chi non lo conoscesse, ECOFONT è un carattere che fa risparmiare il 20% di
inchiostro nella stampa. Sembra sia vero. Proviamo...
Ecofont è un font gratuito appositamente studiato per consentirti di risparmiare sull'inchiostro della stampante, rispettando la natura.
Si installa come qualsiasi font e dà il meglio di sé con dimensioni minime. Gli ecologisti
ne saranno entusiasti Un'idea semplice, ma geniale per risparmiare inchiostro e denaro.
Un font.... ecologico per stampare. Ecofont non è altro che un font "con i
buchi". L'interno di ogni carattere non è omogeneamente colorato, ma
contiene degli spazi bianchi. Se la dimensione del carattere è quella standard (9-12
pixel) non ti accorgi nemmeno della differenza con un font "normale". Ti sembrerà solo
che il testo stampato sia un po' più pallido.
Ecofont si basa su un altro font open source: è quindi gratuito e usabile
liberamente da chiunque. Facile da installare e da usare, funziona su tutti i
sistemi operativi e si installa con la procedura tradizionale: basta copiarlo
nella cartella Fonts di Windows. Quando vorrai usarlo basterà selezionare
"Spranq eco sans" dal menu dei font. I migliori risultati si ottengono con le
stampanti laser.
Certo, per i documenti ufficiali di un certo rilievo forse Ecofont non è
indicatissimo. Dà un po' l'impressione che la stampa non sia di ottima qualità.
Ma per i documenti di uso quotidiano, gli appunti, le liste personali e via
dicendo Ecofont è perfetto. Usato costantemente alla lunga ti permette di
risparmiare sensibilmente sui costi di mantenimento della tua stampante: fino
al 20% di inchiostro. Non so tu, ma io da oggi lo userò di sicuro.
Si scarica qui.
http://www.ecofont.com/it/prodotti/verde/stampa/stampe-durevoli-con-il-software-di-ecofont.html
Un'ottantina di persone hanno seguito mercoledì 16 giugno al Centro cardinal Ferrari di Como l'iniziativa organizzata dal Centro servizi per il volontariato, dalle Acli e da Questa generazione nell'ambito del progetto Oltre le mura. Verso percorsi di inclusione sociale, con il contributo di Fondazione Cariplo e il patrocinio del Comune di Como assessorato ai Servizi sociali. Relatori dellincontro sono stati Lucia Castellano, direttrice del penitenziario di Bollate, e Cecco Bellosi, direttore educativo della comunità Il Gabbiano, moderati dall'avvocato penalista Walter Gatti. La serata si è aperta con un intervento di Lucia Castellano finalizzato a chiarire la propria visione di un termine usato ed abusato in ambito di esecuzione penale: il trattamento del detenuto. Talora il significato di questo termine secondo la relatrice rischia di essere ridotto ad un'utopia positivista o ad una pietosa bugia. La visione della pena e del sistema penale della Costituzione ed il disegno della riforma del 1975 (Legge Gozzini) prevedono un carcere «le cui porte si aprono gradualmente per consentire al condannato di guadagnarsi la libertà», preparando quindi l'uscita da quel «tempio della legalità», che coniugando responsabilità e libertà persegue la rieducazione del condannato. Le ragioni per cui il dettato normativo non viene oggi rispettato in Italia, sono da ricercare, secondo la direttrice, non tanto in ragioni tecniche e organizzative (mancanza di organico, strutture obsolete) quanto in un divario culturale tant'è che, anche nei mesi immediatamente successivi all'ultimo indulto con una la popolazione carceraria notevolmente sotto la capienza massima delle carceri italiane, non si sono attuate strategie realmente tese alla rieducazione. Bollate, la seconda Casa di reclusione di Milano, è stata aperta nel 2000 ed ha da subito investito sul trattamento avanzato, accogliendo solo detenuti comuni selezionati: gli ospiti scelgono di scontare la propria pena a Bollate, non sono eccessivamente pericolosi (viene valutata la pericolosità attuale e non la gravità del reato) ed hanno un fine pena che consente di lavorare sul reinserimento (minimo quattro anni). I pilastri del modello di Bollate sono tre: il clima interno (celle aperte tutto il giorno, possibilità di movimento e di autorganizzazione), le opportunità (di formazione, studio, lavoro per tutti i detenuti), l'esterno (l'utilizzo di tutti gli strumenti previsti dalla legge per favorire e preparare la riconquista della libertà per i detenuti). Dopo dieci anni quella di Bollate è ancora considerata una sperimentazione ed una eccezione: l'isola felice. Nel sentire comune, spesso profondamente influenzato da una cultura custodialista, quello di Bollate rischia di non essere nemmeno considerato un carcere. Questo perché, spiega Castellano, se manca l'afflittività aggiuntiva (rispetto a quella stabilita dalla legge con la privazione della libertà), spesso ampiamente presente nelle carceri italiane, non c'è la pena. A Bollate, garantisce la direttrice, manca solo la libertà, così come previsto dalla legge. Cecco Bellosi ha portato l'attenzione della platea su quell'ampia fascia di popolazione carceraria, definita da Castellano gli occupanti abusivi del carcere: tossicodipendenti in carcere non per reati strumentali, ma per la loro stessa dipendenza e persone presenti sul territorio nazionale in modo clandestino. Sono 10 mila persone, sparse nelle carceri di tutta Italia, «rese colpevoli dalla Bossi-Fini e dalla Fini-Giovanardi». Sono ospiti di un sistema carcerario che non sa «prendersi cura, né avere cura delle persone malate che reclude». Una realtà davanti alla quale, chi gestisce comunità che possono rappresentare un'alternativa al carcere, rischia di sentirsi «come un bambino che con un secchiello cerca di svuotare il mare». Per scuotere l'amministrazione penitenziaria, che, più di ogni altra pubblica amministrazione, secondo i relatori, chiede cambiamenti radicali ai propri interlocutori senza mai saper fare autocritica, per tradurre in realtà la rivoluzione culturale che secondo il legislatore avrebbe dovuto trasformare la reclusione italiana negli anni 70, è necessario che la società civile consideri il carcere come proprio ambito di azione, che vi entri, e che non lo faccia in punta di piedi. È necessario che la società accompagni il carcere a sperimentare scelte e azioni di cambiamento, per rompere la consuetudine di abitudini e pratiche che si è prodotta nel tempo, ma non ha alcun mandato normativo. [Laura Molinari per ecoinformazioni]
Buongiorno,
vorremmo mettervi a conoscenza del CAMP ESTIVO IL GIARDINO DEI SENSI, in Appiano Gentile, DAL 14 GIUGNO 2010.
Che cos’è il Giardino dei sensi?
Il Giardino dei sensi è un’opportunità per poter trascorrere del tempo in allegria, imparando dall’esperienza. E’ un camp estivo in cui i bambini sono “immersi” in laboratori che li riportino ad un divertimento semplice e naturale, in cui stimolare i loro sensi e la loro curiosità. ARGOMENTI
TRATTATI: ARCHEOLOGIA, GIOCOLERIA, SCIENZA, ARTE e ARCHITETTURA.
A chi è rivolto?
A bambini dai 6 ai 14 anni. In più ci saranno spazi e laboratori anche per i ragazzi più grandi che avranno voglia di passare del tempo in compagnia.
Dove verrà organizzato?
Il Centro studi e formazione ConTeSto, con il patrocino del comune di Appiano Gentile, ha pensato di organizzare il camp presso il bellissimo parco comunale di Villa Rosnati e le splendide sale del comune. Un modo diretto per vivere il territorio in cui viviamo, avvicinandoci anche alla nostra storia .
Cosa si fa?
Tantissimi laboratori creativi e divertenti in cui si impara a cantare, recitare, inventare...giocare. Tanto spazio avrà proprio il gioco, soprattutto quello di una volta, quello “dei cortili” ; un tempo poi, sarà dedicato anche all’esecuzione dei compiti delle vacanze. Ogni settimana i laboratori cambieranno e ci saranno tante novità , una cosa però rimarrà costante e cioè... un animatore che parlerà esclusivamente in INGLESE così d’
approfondire
una lingua tanto utile ed importante e un MAESTRO DI MUSICA che avvicinerà i nostri bambini ai diversi strumenti musicali.
Come iscriversi?
Contattare o recarsi presso il Centro studi e formazione ConTeSto entro il venerdì della settimana precedente a quella in cui s’intende far partecipare il bambino. Portare un certificato di buona salute recente. Il pagamento di euro 100 per 1 bambino (190 due fratelli) dovrà essere effettuato al momento dell’iscrizione tramite assegni o contanti. Variazioni di quota se si vuole partecipare solo al mattino . La quota comprende: laboratori, materiale, assicurazione infortuni, pranzo,merenda e maglietta camp. La quota non include costi per eventuali uscite e gite.
Centro studi e formazione ConTeSto
Via G. Mameli, 2
22070 Appiano Gentile (Co)
031/35.34.921 345/55.37.384
www.con-te-sto.it
apertura: lun-ven 14-19; sab.10-13
Carissimi amici, entro nella Vostra casa con questo messaggio.
La foto che vedete è dei bambini che non vanno a scuola perché la scuola è lontana, loro sono piccoli, portatori di handicap vari, cardiopatici.
Ogni giorno, alle 6 di mattina, 68ragazzi/e, i più grandi e quelli in buone condizioni di salute vanno a scuola a piedi e ritornano nel tardo pomeriggio.
Tutti hanno il diritto di andare a scuola.
Nonno Luigi ha dato inizio hai lavori della nuova scuola vicino alla comunità. Tutti i bambini sono ansiosi di avere una scuola nuova, ma purtroppo i lavori sono fermi per mancanza di cemento, e non ci sono i soldi per acquistarlo.
A un calcolo approssimativo occorrono 1500 quintali di cemento, e il costo di acquisto nella città più vicina è di circa 16 euro al quintale.
Nonno Luigi lancia un SOS a tutti gli amici per una gara di solidarietà.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla spedizione dei due container, che sono arrivati.
Fiduciosi nella vostra solidarietà, nonno Luigi insieme a tutti gli angioletti neri pregano per le Vostre famiglie e Vi mandano tanti ringraziamenti.
Certamente un giorno entreremo nella scuola nuova.
Nonno Luigi
Per il versamento dei tuoi “Doni”:
Paese Check CIN ABI CAB N°CONTO
Banco Posta IT 96 W 07601 10900 000058893710
Banca Popolare di Milano – Agenzia n° 139 di Erba
IT 64 I 05584 51270 000000001851
Intestati: “Amici di Ndugu Zangu – ONLUS”
Codice Fiscale 94018580137
Tel. 0039-339-6142751
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