1. La cronaca amministrativa di questi tempi di crisi è tristissima, se non stupefacente. Basti pensare a quanto sta avvenendo a Roma.
Como, per fortuna, sembra una città più tranquilla, anche se mi pare che vi sia una cappa di silenzio impenetrabile su tutti i lavori pubblici deliberati dalle passate amministrazioni.
Ma se veniamo alla nuova giunta di centro-sinistra che governa la città, non mi pare che ci sia da stare allegri. Certo la crisi morde sempre di più (e non manca molto ad una radicalizzazione di ogni forma di scontro) e la politica economica del Governo
in carica proprio non sembra riuscire, e non sembra che abbia la volontà di cambiare passo rispetto i governi del passato (anche se sul caso dell'acciaieria di Taranto potremmo forse registrare una reale inversione di rotta di carattere generale). In ogni caso, mi sembra evidente che a Como l'amministrazione proceda in ordine sparso.
2. Prendiamo il lungolago. Pare che, grazie alla Regione, si sia messo a punto un progetto finale, probabilmente compreso di mini-paratie per l'acqua alta. Ma poi l'assessore alla viabilità propone di chiudere il lungo-lago alle autovetture, pur garantendo l'apertura nei momenti di punta.
Ora, delle due l'una: le paratie potevano avere un senso se il problema era quello del traffico; ché altrimenti sarebbe stato molto più logico (e mi pare che vi sia stato qualche architetto comasco ad averlo proposto) ripristinare l'antica mezzaluna del porto, consentendo al lago di fare il proprio capriccio, che poi è il calcolo economico del consorzio che gestisce le sue acque. Decidere, al contrario, di fare entrambe le cose mi pare un enorme spreco di denaro pubblico. Di più: mi sembra la manifesta conferma che non si abbia la più pallida idea di quale città progettare.
3. Pare che l'assessorato alla viabilità abbia commissionato uno studio di fattibilità per capire se e in quale misura il lungo lago si possa chiudere, parzialmente, al traffico.
Anche in questo caso mi pare che lo spreco di risorse pubbliche sia indubbio, anche se infinitamente minore del precedente: ma cosa ci stanno a fare un assessore e i circa 800 dipendenti comunali, se non per sapere e, in caso contrario, per imparare a gestire, con gli strumenti più opportuni, proprio il traffico? E poi: anche visti gli scandali in corso (in Lombardia, come a Roma), non sarebbe il caso di finirla una volta per sempre con le consulenze esterne?
E infine: se il problema è quello del traffico, cominciare a risolverlo da un suo micro-sottoinsieme (il lungolago, per altro strategico) mi sembra davvero sconsiderato. E' il famigerato “girone” a dover essere radicalmente ripensato e solo un progetto complessivo può guidare la risoluzione dei sottoinsiemi (tanto più se strategici).
4. L'assessorato all'urbanistica ripropone un vecchio progetto di Confindustria, se non ricordo male, ai tempi in cui Confidustria dimostrava una enorme lungimiranza, come quella di fare un depuratore... in città (ma allora i comaschi illuminati consideravano quel luogo... una “periferia”!): fare un parcheggio sotterraneo in viale Varese. L'idea di fondo, se ancora non sbaglio, sarà di rendere ZTL anche quel viale.
Non entro nel merito della sponsorizzazione di questa idea, di una nota impresa locale, anche se sarebbe opportuno avere la massima trasparenza e tracciabilità di questa nuova sinergia pubblico/privato, in un periodo di enorme crisi del settore edilizio. Mi domando, piuttosto, come si possa ancora pensare di portare il traffico fino dentro le mura della città e come sia possibile non trovare un modo efficace per utilizzare i parcheggi già esistenti, alcuni delle vere e poprie cattedrali nel deserto, o riqualificare le tante aree dismesse.
Infine: dischiusa la possibilità di fare anche in centro storico della grande distribuzione, quale politica urbanistica concreta questa amministrazione propone per questa parte fondamentale, ma sempre più disabitata (e quasi spettrale) della città? Si tratta di costruire parcheggi per consentire di far compere in un supermercato-monumentale in centro storico? In attesa di prossimi insediamenti commerciali (ce ne sono? e chi sono?), si è pensato di censire l'emergenza abitativa e di escogitare forme contrattuali consensuali e non punitive ma incentivanti, per aprire i vani sfitti a chi ne ha urgente bisogno? E' troppo chiedere che 800 dipendenti comunali siano in grado, sotto la direzione politica e tecnica, di creare sapere e di progettare proposte?
5. In ordine sparso, dunque; e sul piano politico uno sfarinamento della compagine che aveva vinto le elezioni. La concezione dell'amministrazione di tutte le forze politiche uscite vincitrici dalle scorse elezioni (anche quelle distaccatesi dalla maggioranza) non sembra segnare nessuna significativa discontinuità: solo gli assessori “sanno e fanno” e la città subisce politiche nate in cerchie ristrettissime, di persone come di idee. Nessun ruolo significativo dei consiglieri comunali e del Consiglio comunale e nessuna seria organizzazione politica che voglia e sappia valorizzare le tante energie cittadine inutilizzate. Infine, nessuna seria opposizione politica.
E' però bene ricordarsi che il disordine non è casuale, ma è sempre funzionale ai rapporti di forza esistenti nella cosiddetta società civile, sempre più caratterizzata da spaventose asimmetrie di opportunità.
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