di Luca Michelini
1. Frequento Villa Geno da quando sono nato, 49 anni fa.
Abito vicino. Ho appurato, nel corso degli anni, il suo inarrestabile e progressivo degrado, che riguarda l’insieme dell’area che la circonda, soprattutto i giardini che le sono alle spalle e che sono percorsi da un viottolo, indicato come “pedonale per Blevio”.
2. Lì, da anni, il degrado è massimo: strada e panchine e muriccioli e verde totalmente abbandonati e distrutti; la frequentazione è problematica, perché ci vanno spesso spacciatori o persone che si drogano, talvolta fino alla morte. I suicidi percorrono la stradina e poi si buttano dalla provinciale, dove c’è uno strapiombo, proprio sopra, in linea d’aria, alla Como Nuoto. C’è sporcizia, sempre rinnovata. La domenica puoi vedere i turisti che tentano la salita, e poi scappano frastornati, inciampando ogni due passi. Incontri gli emarginati di sempre, forse in cerca di luce e spazio.
A Nizza esiste una salita simile, con un affaccio meraviglioso (potenzialmente) come quello di questa stradicciola lacustre: perché guarda il mare e l’orizzonte. Unica differenza: la strada finisce in una piazza, su un piccolo altipiano.
La salita di Nizza è stata concepita e strutturata come “passeggiata romantica”, come, in origine, quella comasca. Incontri coppiette, famigliole, turisti, podisti, lettori, bambini.
3. Per Villa Geno l’assessore al patrimonio ha concepito un affitto molto elevato ed è in cerca di un ristoratore. Non conosco il settore e quindi non so valutare l’economicità della proposta del Comune. So soltanto che a brevissimo ci sarà Expo e che a Como, presumibilmente, affluiranno moltissimi turisti.
E so che ora Villa geno è degradata, pur essendo un punto strategico della città: è frequentatissima dai comaschi, da chi viene a Como anche solo la domenica, dai turisti. L'affaccio è strepitoso: sulla città e poi sul lago e le montagne. Tocchi l'acqua del lago e quasi puoi salire sulle barche che lo solcano.
Chi frequenta Villa Geno cerca il sole, lo sciabordio dell’acqua, il verde del prato, un cantuccio per leggere o per scambiare qualche parola tra amici o conoscenti. Un angolo dove pomiciare, scambiarsi baci e parole d’amore. Uno spazio dove far correre i bambini. Un luogo di riposto dal lavoro settimanale: per un certo periodo ci trovavi le comunità delle “badanti” o di immigrati. E poi il passeggio dei cani. E chi frequenta i ristori del luogo.
4. Ora la villa è un cantiere abbandonato e in via di degrado. Reti arancioni. I primi segni dell’abbandono. Erbacce. Il terreno dissestato che conduce al giardino e alla fontana. Il parcheggio. I passanti che si domandano come sia possibile tutto questo.
5. Dato che si tratta di un patrimonio del Comune (per inciso: di tutti i comaschi, non dell’amministrazione di volta in volta in carica) non credo sia impossibile pensare, almeno per l’Expo, una riapertura anche provvisoria della Villa, da destinarsi ad eventi culturali: mostre temporanee, iniziative, spettacoli (sul selciato della Villa, tra la Fontana e il timpano colonnato). Ed una rapida sistemazione dei giardini: anzitutto di quelli circostanti, spiaggia compresa, fino a prendere in considerazione la creazione di una spiaggia (da creare) aperta al pubblico, invece delle due attuali, degradate, ostacolate dagli approdi degli Aliscafi che chiudono lo sguardo, sezionate da cancellate incomprensibili. In secondo luogo, una degna sistemazione della “salita romantica”. E, perché no, l’individuazione di un custode permanente della Villa e dei giardini connessi, che sappia manutenerli e offrire (discreta) sicurezza agli avventori.
Chissà che, se le cose funzionassero, l’iniziativa da temporanea non possa diventare permanente.