Le lavoratrici ed i lavoratori della Camera di Commercio di Como esprimono forte preoccupazione e disaccordo per quanto contenuto nella bozza di decreto di “riordino” del sistema camerale.
Il decreto, infatti, dovrebbe prevedere, oltre all'accorpamento delle Camere di Commercio, con il passaggio da 105 a 60 Camere di Commercio, la graduale riduzione del contributo camerale versato dalle imprese, la razionalizzazione degli uffici che svolgono funzioni di supporto, l’alienazione di tutti i presidi fisici di servizio territoriale, nonché la drastica razionalizzazione delle funzioni e la soppressione quasi tombale di tutte le attività collegate alla promozione del territorio e delle economie locali.
Le “nuove” Camere di Commercio non si occuperanno più di:
sostegno e assistenza all’export (missioni in Paesi esteri, certificati d’origine, ecc.);
sostegno al credito per le piccole e medie imprese;
contributi e finanziamenti alle imprese, all’innovazione e alle start up;
supporto ai nuovi imprenditori, all’imprenditoria femminile e giovanile;
promozione turistica e dell’economia locale;
supporto economico per il miglioramento delle infrastrutture del territorio;
servizi di conciliazione e mediazione;
corsi di formazione per gli imprenditori;
alternanza scuola – lavoro;
studi imparziali sull’economia del territorio.
Le piccole e medie imprese (che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo del territorio Comasco) saranno quindi costrette a rivolgersi a professionisti e/o esperti, alle associazioni di categoria o al “mercato”, per ottenere servizi e assistenza con costi maggiori rispetto alle poche decine di euro risparmiate con il taglio del diritto annuale (dal 2017 in media circa 60 euro annui per azienda).
Tutti questi servizi sono sempre stati garantiti dalla Camera di Commercio in totale autonomia finanziaria, senza nessun trasferimento da parte dello Stato.
Appare difficile comprendere i presupposti economico-tecnici e giuridici sulla base dei quali il Governo ha deciso di smontare, pezzo per pezzo, una parte della Pubblica Amministrazione che si è distinta negli anni tra le “eccellenze” – come ampiamente dimostrato da numerosi studi ed evidenze – senza considerare che ciò si tradurrà inevitabilmente in uno svantaggio per tutto il sistema imprenditoriale, aggravando l’attuale contesto di crisi.
La normativa nazionale interesserà direttamente anche il personale della Camera di Commercio di Como. Si prende atto del fatto che quanto previsto nella bozza di Decreto non tutela gli attuali livelli occupazionali e le professionalità dei 69 dipendenti della Camera di Commercio di Como (di cui 10 appartenenti all'Azienda Speciale Sviluppo Impresa).
Il personale interessato ha un bagaglio di professionalità utile al mondo delle imprese, sul quale in questo momento di crisi è opportuno e necessario investire, e non può subire drastiche e sconclusionate riduzioni e tagli come avvenuto per altri enti della Pubblica Amministrazione.
Sino alla scorsa settimana, le OO. SS., le RSU ed il personale tutto sono sempre stati rassicurati in merito alla garanzia di tutela dei livelli occupazionali e delle professionalità in essere, come previsto dalla legge delega.
L'adozione del Decreto di riordino attuativo della riforma della P. A. (legge n. 124/2015 c.d. Riforma Madia), prevista nei prossimi giorni, mette in serio pericolo la tenuta occupazionale della Camera di Commercio di Como e di tutte le altre Camere di Commercio con una possibile riduzione del 15%/25% del personale, oltre a privare immotivatamente gli Enti camerali delle funzioni che svolgono con competenza da decenni.
Dal 2003 ad oggi il personale di tutte le Camere di Commercio italiane è diminuito del 12%, a fronte di un calo del 7% per la Pubblica Amministrazione nel suo complesso. In particolare, la Camera di Commercio di Como ha avuto una riduzione negli stessi anni di oltre il 33% del personale mantenendo inalterato il livello dei servizi erogati.
La Camera di Commercio di Como è fra quelle coinvolte negli accorpamenti previsti dalla Legge delega e il Consiglio camerale ha già deliberato un provvedimento con cui manifesta l'interesse ad accorpamenti con le CCIAA limitrofe di Lecco, Monza Brianza e Varese, ma a tutt'oggi permane una profonda incertezza su modalità e tempi.
Per tutti questi motivi, le lavoratrici e i lavoratori della Camera di Commercio di Como proclamano lo stato di agitazione di tutto il personale.
Per le Segreterie di CGIL FP – CISL FP - UIL FPL
(A.Ghirotti – G.Bellini – V.Falanga)
La RSU e tutto il personale della Camera di Commercio di Como
COMUNICATO SINDACALE ASSEMBLEA SINDACALE CAMERA DI COMMERCIO DI COMO
Le lavoratrici ed i lavoratori della Camera di Commercio di Como esprimono forte preoccupazione e disaccordo per quanto contenuto nella bozza di decreto di “riordino” del sistema camerale.
Le “nuove” Camere di Commercio non si occuperanno più di promozione/sviluppo, assistenza e sostegno al tessuto economico e imprenditoriale del territorio.
Le piccole e medie imprese (che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo del territorio Comasco) saranno quindi costrette a rivolgersi a professionisti e/o esperti, alle associazioni di categoria o al “mercato”, per ottenere servizi e assistenza con costi maggiori rispetto alle poche decine di euro risparmiate con il taglio del diritto annuale (dal 2017 in media circa 60 euro annui per azienda).
Tutti questi servizi sono sempre stati garantiti dalla Camera di Commercio in totale autonomia finanziaria, senza nessun trasferimento da parte dello Stato.
Il Governo ha deciso di smontare, pezzo per pezzo, una parte della Pubblica Amministrazione che si è distinta negli anni tra le “eccellenze” – come ampiamente dimostrato da numerosi studi ed evidenze – senza considerare che ciò si tradurrà inevitabilmente in uno svantaggio per tutto il sistema imprenditoriale, aggravando l’attuale contesto di crisi.
La normativa nazionale interesserà direttamente anche il personale della Camera di Commercio di Como. Si prende atto del fatto che quanto previsto nella bozza di Decreto non tutela gli attuali livelli occupazionali e le professionalità dei 69 dipendenti della Camera di Commercio di Como (di cui 10 appartenenti all'Azienda Speciale Sviluppo Impresa).
Il personale interessato ha un bagaglio di professionalità utile al mondo delle imprese, sul quale in questo momento di crisi è opportuno e necessario investire, e non può subire drastiche e sconclusionate riduzioni e tagli come avvenuto per altri enti della Pubblica Amministrazione.
L'adozione del Decreto di riordino attuativo della riforma della P. A. (legge n. 124/2015 c.d. Riforma Madia), prevista nei prossimi giorni, mette in serio pericolo la tenuta occupazionale della Camera di Commercio di Como e di tutte le altre Camere di Commercio con una possibile riduzione del 15%/25% del personale, oltre a privare immotivatamente gli Enti camerali delle funzioni che svolgono con competenza da decenni.
La Camera di Commercio di Como è fra quelle coinvolte negli accorpamenti previsti dalla Legge delega e il Consiglio camerale ha già deliberato un provvedimento con cui manifesta l'interesse ad accorpamenti con le CCIAA limitrofe di Lecco, Monza Brianza e Varese, ma a tutt'oggi permane una profonda incertezza su modalità e tempi.
Per tutti questi motivi, le lavoratrici e i lavoratori della Camera di Commercio di Como hanno proclamato durante l’Assemblea del 28 gennaio lo stato di agitazione di tutto il personale.