“Forse i nuovi amministratori del Comune di Como non si rendono conto che mandando a gambe all’aria i progetti che erano stati così ben avviati dalla Giunta Lucini, rischiano di perdere completamente i finanziamenti. Piacciano o meno, queste opere non possono finire in un flop a causa delle posizioni più ideologiche che altro di Landriscina e dei suoi assessori”, sono preoccupati Stefano Fanetti, Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco, consiglieri comunali del Pd, dopo aver appreso che l’ennesimo intervento della precedente amministrazione rischia uno stop da parte della nuovo Giunta.
“Ci pare appena il caso di ricordare al sindaco che esiste un cofinanziamento regionale per la realizzazione dei giardini a lago, per 380mila euro, oltre ai soldi che ci ha messo il Comune, pari a quasi un milione di euro – proseguono i tre consiglieri –. Ma soprattutto, l’intera cifra regionale rischia di scomparire: esiste una convenzione tra Unioncamere e il Comune di Como che indica che Unioncamere è tenuta a erogare un acconto del 50% del contributo massimo totale concesso, entro 60 giorni dalla sottoscrizione della convenzione e il restante saldo entro 60 giorni dalla trasmissione della rendicontazione finale del Programma di intervento definitivo e previa verifica tecnico–contabile della rendicontazione trasmessa. Perciò, il Comune è tenuto a concludere i progetti inseriti nel Programma di intervento entro 12 mesi dalla data di sottoscrizione della convenzione, che è avvenuta il 22 novembre 2016, fatta salva la concessione dell’eventuale proroga di sei mesi. In sostanza, il termine massimo è il 22 maggio 2018”.
Per Fanetti, Lissi e Guarisco è incomprensibile come “Landriscina e i suoi possano solamente pensare a come distruggere quanto fatto finora: niente piste ciclabili, i lavori di riqualificazione di Villa Olmo visti quasi come fumo negli occhi, ora nemmeno i giardini a lago! Ma intanto si pensa a chiamare il critico Sgarbi, che non lavora certo gratis, per fare ciò che si può fare bene da soli, affidandosi a esperti del territorio, o per lo meno previo ascolto delle tante nostre associazioni che si occupano di cultura e arte. L’impressione è che a Palazzo Cernezzi regni la confusione più totale”.