Contro la disumanità dilagante, sdoganata e ostentata da governi e partiti, contro l’indifferenza, contro il disinteresse non si può restare immobili e ignari.
Como senza frontiere aderisce e sostiene le diverse iniziative che si svolgono a Como e dappertutto in questo periodo, non a caso subito prima e subito dopo la Giornata della Memoria (27 gennaio) che dovrebbe essere per tutti un richiamo alla coscienza e all’umanità.
Domani, sabato 26 gennaio, tra le molte iniziative, segnaliamo in particolare l’incontro organizzato alle ore 16 per promuovere la campagna Welcoming Europe e per far conoscere l’esperienza dei corridoi umanitari (alla chiesa evangelica valdese di via Rusconi 21 a Como).
Lunedì 28 gennaio vedrà numerose iniziative a livello nazionale, nate per chiedere un netto e inequivocabile mutamento di atteggiamento da parte dello Stato italiano e della cittadinanza intera per quel che riguarda le migrazioni.
28 gennaio – #CiPassaLaFame Una giornata senza mangiare
“Ho visto segni orribilmente profondi di colpi d’accetta sulle piante dei piedi di un ragazzo: glieli avevano fatti gli aguzzini nelle prigioni illegali libiche. Quando l’ho incontrato zoppicava soffrendo a dismisura. Ho visto una donna le cui parti intime erano state così ripetutamente violate durante la prigionia che non riusciva né a tenersi in piedi né a indossare alcun indumento senza provare dolore. Quando l’ho incontrata era un fantasma di se stessa. Ho visto braccia e gambe di diversi ragazzini marchiate con plastica fusa, sempre da parte degli aguzzini che ricattavano al telefono i loro familiari. Quando li ho incontrati mi mostravano i segni ma erano sollevati di essere usciti da quell’inferno sani e salvi. Il ragazzo, la donna, i ragazzini li ho conosciuti tutti nello stesso giorno, quel 14 settembre 2017 in cui come giornalista a bordo della nave Aquarius ho testimoniato il salvataggio di 371 persone di 16 nazionalità diverse. Ho le foto qui davanti delle atrocità che vi ho descritto: scelgo di non metterle, ma chiudete gli occhi e immaginatele, per favore. Le ho fatte io e io ve le sto descrivendo” -. Daniele Biella.
Non si può restare indifferenti a queste parole. Come cittadini comuni continuiamo a chiederci “cosa possiamo fare” e non abbiamo risposta. Ma leggere le testimonianze come quella di Daniele, e dei tanti giornalisti e operatori umanitari che sono stati in Libia, e tornare a fare la nostra vita quotidiana non è più sostenibile, almeno per le nostre coscienze.
Ecco perché questo sciopero della fame.
Una giornata intera senza mangiare in ricordo di chi ha perso la vita nel Mediterraneo, col pensiero alle migliaia di uomini, donne e bambini ancora oggi bloccati nei lager in Libia, e in solidarietà con tutti i migranti già in Italia e in Europa, che vedono la loro ricerca di una vita migliore ostacolata da leggi ingiuste e controproducenti.
Abbiamo scelto il 28 Gennaio, in continuità con la Giornata della Memoria, per ricordarci che la morte e la miseria umana sono ancora qui, a pochi chilometri da noi, e non possiamo più accettarlo.
Cosa puoi fare tu:
– Aderisci all’evento compilando questo form https://goo.gl/forms/PPsNidIq2v50vECj1 e aiutaci a promuoverlo tra i tuoi conoscenti e contatti;
– La giornata del 28 fatti una foto davanti ad un piatto vuoto e postala sui social con l’hashtag #CiPassaLaFame ripubblicando l’appello e se vuoi raccontando anche i motivi che ti hanno spinto ad aderire;
– Dona quello che hai risparmiato non mangiando ad una delle organizzazioni che si occupano di salvataggio in mare dei migranti;
– Organizza una raccolta alimentare e dona il ricavato ad una delle associazioni che lo possono distribuire;
– Spiega ai tuoi colleghi in pausa pranzo perché non stai mangiando e discuti con loro del tema;
– Organizza una “cena a digiuno” per coinvolgere amici, familiari, vicini di casa…e chiunque abbia interesse ad attivarsi con ulteriori azioni a favore di migranti e rifugiati.Nella giornata del 28 a Roma si terrà la manifestazione “Non siamo pesci” promossa da intellettuali, artisti e diverse personalità. L’appuntamento è alle 17 davanti a Montecitorio. Chi può partecipi.
Per adesioni di enti e associazioni scrivi a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
PRIMI ADERENTI:
Refugees Welcome Italia, Claudia Vago (attivista), Sara Consolato (attivista), Donata Columbro (attivista), Martina Cera (attivista), Daniele Biella (giornalista), Igiaba Scego (scrittrice), Fabio Geda (scrittore), Riccardo Bonacina (Vita non profit), Francesco Malvolta (fotoreporter), Ilaria Roberta Sesana (giornalista), Paolo Di Paolo (scrittore), Claudio Riccio (attivista), Giulio Cocchini (attivista), Dino Amenduni (comunicatore politico), Giulio Cavalli (giornalista), Violetta Bellocchio (scrittrice), Barbara Antonelli (Responsabile Comunicazione ActionAid), Raffaella Maria Cosentino (Giornalista), Centro Studi Sereno Regis, John Mpaliza (attivista).
28 gennaio – Non siamo pesci
Nella giornata del 28 a Roma si terrà la manifestazione “Non siamo pesci” promossa da intellettuali, artisti e diverse personalità. L’appuntamento è alle 17 davanti a Montecitorio. Di seguito l’appello da cui è nata la manifestazione.
“Non siamo pesci”: così Fanny, fuggita da un conflitto armato in Congo e per 19 giorni a bordo della nave Sea Watch. “Non riuscirò più a parlare tra poco perché sto congelando. Fate presto”, così l’ultima telefonata giunta al numero di Alarm Phone dal barcone con circa 100 persone a bordo, al largo di Misurata, domenica scorsa.
“Non ho bisogno di essere sui notiziari, ho bisogno di essere salvato”, così l’ultima risposta che uno dei 100 naufraghi lascia ad Alarm Phone.
La ripetizione di questi “non” porta in superficie quel che una semplice cronaca di quanto avvenuto nel Mar Mediterraneo nel corso delle ultime ore non riesce più a far percepire. I fatti sono questi: qualche giorno fa, in una manciata di ore, hanno perso la vita nelle acque del Mediterraneo 170 tra migranti e profughi. Quarantasette sono stati tratti in salvo dall’organizzazione non governativa Sea Watch e circa 100 sono stati raccolti dal cargo battente bandiera della Sierra Leone e avviati verso il porto di Misurata dove, prevedibilmente, saranno reclusi in uno dei centri di detenzione, legali o illegali, della Libia. Centri dove, secondo i rapporti delle Nazioni Unite e di tutte le agenzie indipendenti, si praticano quotidianamente abusi, violenze, stupri, torture. Intanto, l’imbarcazione Sea Watch 3 è destinata a ripercorrere quel doloroso e drammatico itinerario che già l’ha portata a cercare invano un porto sicuro per ben 19 giorni.
Ciò che emerge è il deprezzamento del senso e del valore della vita umana. Sea Watch, va ricordato, è l’unica Ong oggi presente nel Mar Mediterraneo, ormai privo di qualsiasi presidio sanitario, di soccorso e di protezione dei naufraghi. Altro che fattore di attrazione per i flussi migratori, altro che “alleati degli scafisti” o “taxi del mare”: le navi umanitarie, le poche rimaste, salvano l’onore di un’Europa che dà il peggio di sé e si mostra incapace persino di provare vergogna.
Vogliamo dare voce a un’opinione pubblica che esiste e che di fronte a una tale tragedia chiede di ripristinare il rispetto delle leggi e delle convenzioni internazionali, e soprattutto del senso della giustizia. A cominciare con il consentire alle navi militari e alle Ong che salvano le vite in mare di poter intervenire.
E a chi finge di non conoscere le condizioni di quanti – grazie anche a risorse e mezzi italiani – vengono riportati nei centri di detenzione libici, chiediamo di fare chiarezza sul comportamento e sulle responsabilità della guardia costiera libica. E sulle cause dei più recenti naufragi, come quello che ha causato, in ultimo, la morte di 117 persone, rendendo pubblici documenti, comunicazioni e video relativi.
A questo fine chiediamo al Parlamento di istituire una commissione di inchiesta sulle stragi nel Mediterraneo e di realizzare una missione in Libia. Chiediamo inoltre al Governo di offrire un porto sicuro in Italia alla Sea Watch, che sabato scorso ha salvato 47 persone, senza che si ripeta l’odissea vissuta a fine dicembre davanti a Malta. E ricordiamo a tutti gli Stati europei che la redistribuzione dei migranti si fa a terra e non in mare.
Per questo, lunedì 28 gennaio ci ritroveremo dalle ore 17 a piazza Montecitorio, a Roma.
Non possiamo e non vogliamo essere complici di questa strage.
Luigi Manconi, Roberto Benigni, Sandro Veronesi, Elena Stancanelli, Alessandro Bergonzoni, Massimo Recalcati, Roberto Saviano, Armando Spataro, Franco Cordelli, Massimo Cacciari, Gabriella Bonacchi, Giacomo Marramao, Umberto Galimberti, Salvatore Natoli, Antonella Soldo, Paolo Naso, Teresa Ciabatti, Luca Doninelli, Gad Lerner, Emanuele Macaluso, Aldo Masullo, Eugenio Mazzarella, Romano Madera, Antonio Leotti, Caterina Bonvicini, Chiara Valerio, Edoardo De Angelis, Francesca d’Aloja, Gipi, Giuseppe Genna, Hamid Ziarati, Valentina Calderone, Jasmin Bahrabadi, Manuela Cavallari, Marco Cassini, Michela Murgia, Valentina Brinis, Gabriele Muccino, Valentina Moro, Paolo Virzì, Riccardo Rodolfi, Roberto Alajmo, Silvia Giagnoni, Federica Graziani, Valerio Nicolosi, Stefano Eco, Simone Lenzi, Massimo Coppola, Giovanni Veronesi, Valeria Solarino, Maurizio De Giovanni, Marco Missiroli, Emanuele Trevi, Fabio Genovesi, Raffaele Manica, Katia Smutniak, Domenico Procacci, I ragazzi e le ragazze di Scomodo, I 100 autori, Silvia Avallone, Mauro Covacich, Kim Rossi Stuart, Marcello Fois, Dalia Oggero, Fabio Geda, Evelina Santangelo, Francesco Bianconi, Daniele Vicari, Marco Risi
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