In queste settimane a Como si è discusso molto di un’area importante e di grande valore per la città qual è la Ticosa. Il dibattito si è sviluppato attorno all’opportunità di candidare questo luogo a beneficiare del contributo per gli interventi emblematici riconosciuto ciclicamente da Fondazione Cariplo alla nostra provincia. Ho seguito il tema con interesse, anche per ragioni legate alla mia formazione e alle questioni di cui da anni mi occupo in Parlamento. Giovedì sera, rientrando un po’ di corsa da Roma, sono riuscita a partecipare all’interessante incontro promosso in Biblioteca da Officina Como che ha illustrato la sua proposta di destinare l’area alla realizzazione di un hub della creatività. Non mi interessa discutere della genesi di questo progetto o della contrapposizione tra i promotori e l’Amministrazione cittadina, né ho gli strumenti e le conoscenze per esprimermi riguardo ad un’idea progettuale ambiziosa e complessa, ma soltanto dare voce a tre brevi considerazioni che ho maturato nel corso della serata:
la Ticosa è un pezzo della storia di Como e insieme della storia industriale di questo Paese, con il suo carico di criticità dato dall’esigenza di affrontare, prima di ogni altro progetto di riqualificazione, il tema della bonifica ambientale. Essendo un’area di proprietà pubblica, il costo e l’onere di questa necessità gravano e condizionano ogni scelta di programmazione sul suo futuro, come dimostrano anche le vicende degli anni più recenti. Chi è chiamato per ruolo e responsabilità a deciderne destinazione e futuro deve tenerlo sempre ben presente e sapere che nell’ambito di un progetto di partenariato pubblico-privato una quota di contributo pubblico può essere determinante per favorire processi virtuosi di riqualificazione ambientale e urbanistica
nel ragionare sull’ipotesi di un hub della creatività per la Ticosa in molti hanno fatto riferimento all’esperienza di Como Next a Lomazzo, che più di dieci anni fa beneficiò appunto del contributo di Fondazione Cariplo. Conosco bene quel progetto (lavoravo nell’ufficio tecnico del Comune di Lomazzo quando iniziò la ristrutturazione degli spazi dell’ex cotonificio Somaini) e il valore che oggi rappresenta per il territorio. Nel farne la storia penso che si sia omesso di sottolineare un dato importante: l’idea dei promotori di quel progetto – Camera di Commercio e molti altri – trovò orecchie attente e sguardo lungo nell’allora Amministrazione di Lomazzo, guidata da Rosangela Arrighi, sindaco capace e tenace, che pure di fronte a molte incognite e rischi decise di accettare la sfida e di sostenere quell’idea. Lomazzo era un comune di meno di 10.000 abitanti, Como è la città capoluogo della nostra provincia, ma è evidente che a far la differenza non è il numero di abitanti: se una città e chi la governa rinuncia a guidare i processi non c’è idea, per quanto vincente, che può farla crescere
il finanziamento della Fondazione Cariplo nell’ambito degli interventi emblematici 2019 era un intervento atteso per la nostra provincia: ne è dimostrazione il fatto che, da quanto è dato sapere, sono già numerosi i progetti candidati. Ora, Ticosa o no, proposta di Officina Como o no, è tristemente significativo che la Giunta di Como, che amministra da ormai due anni la città capoluogo e che dispone di una serie di condizioni finanziarie e di investimento importanti, non si sia fatta promotrice di nessun progetto di valore per la città e per il territorio, capace di suscitare interesse e dibattito intorno all’opportunità data dal Bando di Fondazione Cariplo. A meno di non considerare l’idea di fare solo un parcheggio sull’area della Ticosa un progetto di valore: allora sì che ci sarebbe di che preoccuparsi (e forse anche un po’ vergognarsi).