DANA LIBERA!
Esprimiamo la nostra solidarietà all'attivista Dana Lauriola, portavoce del movimento No Tav, che in questi giorni è stata arrestata per una decisione del tribunale di Torino. Con questo arresto si è colpito un movimento e delle idee, non tanto la singola persona. Siamo e saremo sempre NO TAV per una serie di motivazioni di natura ambientale.
Perchè:
1- Chi è a favore della TAV Torino Lione racconta che l'opera servirà a togliere le merci dai tir, quando nemmeno si riesce a saturare di traffico merci l'infrastruttura ferroviaria esistente?
2- Non c'è la volontà politica di spostare le merci da gomma a rotaia sulla linea "storica" che potrebbe accogliere circa 220 treni (tra merci e passeggeri) al giorno?
3- La velocità delle merci è ritenuta un fattore più importante della crisi climatica?
4- Chi sostiene la TAV Torino - Lione si dichiara pure ambientalista, nonostante la Corte dei Conti Europea in un'approfondita analisi sulle emissioni di CO2 è arrivata a concludere che solo nel 2055, la TAV Torino - Lione raggiungerà le zero emissioni di CO2?
[Emissioni zero date dalla somma tra emissioni emesse dagli impatti e emissioni assorbite dalle compensazioni per la transizione delle merci da gomma a rotaia.]
5- Chi sostiene la TAV Torino Lione, non parla invece di come si potrebbe investire per la messa in sicurezza del tunnel del Frejus (tra Bardonecchia e Modane) che non rispetta gli standard di sicurezza internazionali?
6- Dovremmo spendere risorse economiche in un'opera, lungo cui, sulla stessa direttrice i volumi di traffico merci dagli anni novanta ad oggi sono andati calando (dal 1997 al 2011, infatti, si è passati da 10 milioni di tonnellate di merci trasportate a poco più di 3 milioni) e soprattutto quali sono i reali flussi di traffico merci lungo il corridoio europeo ferroviario TEN-T Lisbona -Kiev? Perchè non si parla, invece, di come migliorare la capacità infrastrutturale del corridoio europeo ferroviario Rotterdam - Genova, che oltre ad unire i due principali porti dell'UE, interseca le due principali aree industriali europee (Ruhr/Renania - Belgio - Paesi Bassi e il triangolo industriale Genova - Torino - Milano)?
7- Non si parla, oltre che fare una transizione da gomma a rotaia, di come ridurre il traffico merci esistente e favorire una transizione a un'economia circolare e locale, riducendo così gli spostamenti delle merci su lunga distanza?
8- Non si parla di come incentivare i turismi locali e di prossimità, che consentono alle persone di compiere meno spostamenti su lungo raggio?
9 - La linea storica Torino Lione dovrebbe essere sconveniente per il passaggio delle merci, se la priorità è, non tanto lo sviluppo economico, ma la tutela dell'ambiente?
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IL PARCO VICINO E' SEMPRE MENO VERDE...
In una nota diffusa negli scorsi giorni il presidente del parco regionale Groane-Brughiera, Emiliano Campi, ha espresso la propria posizione di non contrarietà alla realizzazione della Canturina Bis. Un ente parco dovrebbe pensare a come salvaguardare le ultime aree verdi esistenti, sopravvissute all'urbanizzazione, non avallare un qualsiasi tracciato o progetto della Canturina Bis!
Gli impatti ambientali dell'opera saranno negativi sia che l'opera venga realizzata in tunnel, sia che essa venga realizzata in superficie. Nel primo caso si parlerebbe di un notevole impatto sui delicati equilibri di falda e sul contesto idrogeologico; mentre nel secondo caso, si avrebbe un impatto ambientale su prati e boschi che danno alle comunità tutta una serie di servizi ecosistemici.
Come se non bastasse, non si pensa mai a realizzare un sistema mobilità diverso, che parta da una revisione dell'attuale pianificazione del trasporto pubblico a una realizzazione di piste ciclabili per i brevi spostamenti. Si cominci a ragionare sul motivo di base per cui i lavoratori o gli studenti sono costretti, in molti casi, a usare l'auto e non possono muoversi con i mezzi pubblici. Potenziamo la frequenza delle corse extraurbane che da Cantù si muovono verso i comuni limitrofi. Parliamo di come migliorare le ferrovie esistenti.
Parliamo di come facilitare gli spostamenti casa-stazione in bicicletta. Parliamo di come togliere il traffico privato dalle strade e decongestionare le nostre arterie stradali, ma lasciamo perdere proposte che vanno a distruggere una parte dei 7770 ettari del Parco Groane-Brughiera.
Il fatto che si voglia intaccare una parte di parco non riguarda solo il comune di Cantù, ma anche i 29 comuni e le 3 province aderenti all'ente parco. Il parco Groane si è ampliato nel territorio comasco e canturino solo nel 2017, dopo 30 anni che associazioni e comitati (tra cui il comitato Parco Regionale Brughiera-Groane) si sono battuti affinchè 12 comuni attorno a Cantù entrassero a far parte del parco. L'ente con a capo il presidente Emiliano Campi, dovrebbe pensare, ora, a salvaguardare gli ecosistemi presenti sul territorio!
Elementi di pregio ambientale, naturalistico, paesaggistico e storico devono continuare a sopravvivere in un territorio come il nostro, dove lo sviluppo ad ogni costo si è spesso saldato ai poteri forti del mercato immobiliare, dando vita a un'urbanistica incontrollata, facendo scempio del territorio con una colata di cemento continua sull'asse Milano - Como.
Se un parco arriva a perdere il proprio ruolo di tutela ambientale, avallando la scelta miope di realizzare una nuova strada, ha perso eticamente la sua funzione!
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FFF TORNA IN PIAZZA: CAMBIARE LA SCUOLA PER SALVARE IL PIANETA!
Fridays For Future Como, in occasione della giornata di attivazione internazionale “Global Day of Climate Action” del 25 settembre si unisce al movimento
Unione Degli Studenti Como
per la manifestazione “Priorità alla scuola”. Scendiamo in piazza perriappropriarci del nostro futuro, partendo proprio da un nodo cruciale per la conversione ecologica: quello della formazione, dell'istruzione e della ricerca.
La scuola pubblica soffre pesantemente di anni e anni di politiche neoliberiste di definanziamento e svalutazione complessiva dei saperi, ridotti a mere nozioni da spendere per il mercato del lavoro, in contrasto con il loro potenziale liberatorio e trasformatore.
Pensiamo che per contrastare la crisi climatica si debba cominciare proprio cambiando la scuola: per questo chiediamo un rifinanziamento massiccio dell’istruzione pubblica, non solo
per adattare i luoghi della conoscenza in modo da evitare nuovi contagi, ma per ripensare radicalmente come si fa scuola oggi.
“Non torneremo alla normalità perché la normalità era il problema” vale sia per la lotta climatica sia per la scuola.
Le misure che i governi stanno varando per arginare la crisi economica sono l’occasione irripetibile per avviare la conversione ecologica, risolvendo i problemi sociali del nostro paese.
Per questo chiediamo che:
- La formazione a ogni livello e la ricerca ricevano un consistente rifinanziamento, anche attraverso l'utilizzo dei fondi provenienti dal Recovery Fund europeo;
- I percorsi formativi siano condotti in maniera trasparente, corretta e libera da influenze terze, per scongiurare conflitti di interesse. Vogliamo quindi garanzie concrete affinché le grosse multinazionali inquinanti - come ENI - smettano di essere autorizzate ad entrare nelle scuole e che siano escluse dai PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) le aziende che inquinano e sfruttano l'ambiente e chi lo
abita;
- Il sistema scolastico venga ripensato per assicurare il diritto allo studio, combattere le disuguaglianze sociali e formare cittadini e cittadine capaci di guidare una conversione ecologica dell'economia;
- Negli insegnamenti didattici vengano integrati trasversalmente - non solo, come avviene adesso, sotto forma di qualche scarna ora di “educazione ambientale” - i principi ecologici per cui ci battiamo e sia corretto l’uso delle risorse al fine di garantire giustizia intergenerazionale;
- Si avvii un piano edilizio ambizioso per l'efficientamento energetico, la ristrutturazione ecologica e la messa in sicurezza degli edifici scolastici e universitari.
Lanciamo poi, per il 9 ottobre uno Sciopero per il Clima nazionale.
Siamo ancora in tempo per cambiare tutto. Ma dobbiamo fare in fretta, e trattare la crisi climatica come una vera crisi.
Abbiamo bisogno che la politica dia la priorità alla sopravvivenza dell’umanità piuttosto che all’avidità di pochi.
Abbiamo bisogno di un Ritorno al Futuro.