Como senza frontiere - La dichiarata disponibilità di uno spazio pubblico per la realizzazione di una struttura da dedicare alla cosiddetta “emergenza freddo” per il prossimo inverno ormai incombente è ovviamente una buona notizia, perché offre un riparo per la notte a persone che nelle vicissitudini della loro vita si trovano a essere senza dimora. Le possibilità – come ripetiamo, insieme a tante altre realtà, da anni – ci sono e trovarle non è così difficile… L’ex caserma dei Carabinieri di via Borgovico (già utilizzata come centro di accoglienza) è solo una delle tante, e forse nemmeno tra le più adeguate, comunque già destinata in un prossimo futuro ad altre funzioni.
È bene non dimenticare che il dormitorio invernale è una risposta solo parziale alle esigenze della città e della porzione più “fragile” delle persone che la vivono.
Bisogna ricordare che le esigenze delle persone senza dimora – migranti o native che siano – non si limitano a uno spazio dove passare la notte, ma si rivolgono al soddisfacimento di ben più ampi bisogni vitali: un luogo al coperto e al caldo per pranzare e cenare, dove la gente possa trascorrere parte della giornata, studiare, leggere, scrivere, intrattenere relazioni sociali, essere informate e coadiuvate sui propri diritti. Per il soddisfacimento di questi bisogni gli spazi in città sono stati, negli ultimi anni, drasticamente ridotti. Né questi spazi e questi diritti possono essere limitati solo ad alcune stagioni dell’anno, ma vanno pensati e realizzati con continuità.
Non si può quindi tacere la preoccupazione che nasce dalla constatazione di come l’Amministrazione comunale di Como continui a “chiamarsi fuori” da tutte le problematiche connesse al disagio sociale, rifiutandosi di mettere a punto un piano complessivo che cominci a risolvere le gravissime criticità relative alla inadeguatezza dell’accoglienza e alla carenza di servizi sociali.
Ancora per una volta, si è di fronte a un piano d’emergenza e si evidenzia quanto le istituzioni siano incapaci di affrontare i problemi strutturali della città e della sua popolazione, incapacità tanto più grave in una situazione che continua a manifestare sempre più preoccupanti segnali di crisi sanitaria.
Per questo, di nuovo, torniamo a chiedere che le istituzioni della città e del territorio si mostrino all’altezza della situazione, mobilitando tutte le risorse necessarie e mettendo a disposizione tutte le indispensabili strutture già esistenti.
Per questo, di nuovo, invitiamo a sottoscrivere l’appello di Como senza frontiere per la realizzazione di un centro diurno + dormitorio pubblico a Como, città di frontiera e di transito.
Per questo, di nuovo, torniamo a chiedere che – anche nel ricordo dell’opera di don Roberto Malgesini – venga reperita e allestita una struttura stabile e adeguata per le persone che, ancora oggi, in una delle regioni più ricche d’Europa, sono costrette ai margini del “vivere civile”.