Ciao,
Vi mando uno stralcio della proposta di riforma del lavoro che ho scritto tempo fa e mandato ai giornali .
Mi piacerebbe che queste idee circolassero e andassero ad alimentare un dibattito sul futuro di questo paese.
Non sono un economista, ma la mia proposta di riforma del mercato del lavoro
vorrei formularla comunque.
1- Stabilire un salario minimo di accesso al mondo del lavoro, poniamo ad esempio 1000 € al mese.
Nessuno sul territorio nazionale, a prescindere dalla tipologia di contratto, dovrebbe prestare la propria opera per compensi inferiori con la sola eccezione dei part-time. Le sanzioni per eventuali infrazioni dovrebbero essere pesantissime.
2- Determinare un tetto massimo di sperequazione rispetto al salario minimo.
Quanto può valere il lavoro di un uomo rispetto a quello di un altro uomo ? Credo che in questa fase storica si debba avere il coraggio morale di rispondere con chiarezza a questa domanda. 20, 30 volte? Poniamo pure 30 a 1.
Nessuno ( consulente o manager che sia ) potrà guadagnare più di 30 volte il compenso più basso pagato dalla singola azienda. Es. : min. 1200 € al mese max 36000 € al mese.
3 – Nulla vieta, una volta raggiunto il tetto massimo, di premiare il manager capace dell’azienda virtuosa, ma l’aumento di compenso andrà esteso in modo direttamente proporzionale a tutti i dipendenti che, sia pure in misura diversa, avranno comunque contribuito al successo aziendale.
4 – Per le aziende in crisi si pone l’obbligo, prima di avere accesso ad ammortizzatori o ristrutturazioni, di drenare risorse finanziarie al loro interno agendo sul tetto sperequativo fino ad abbassarlo a 10 a 1. (se l’attività manageriale consiste nell’arraffare la cassa integrazione per poi licenziare e delocalizzare credo che 10000€ al mese possano essere un compenso più che adeguato).
Effetti della proposta :
- immediata disponibilità finanziaria per le singole aziende da reinvestire in ricerca e produttività
- stimolare il senso di appartenenza andando ad accrescere la motivazione dei dipendenti e quindi la loro produttività
- agganciare gli incentivi a risultati concreti e a criteri meritocratici e non ideologici
- perseguire una maggiore equità sociale attraverso una redistribuzione del reddito che possa rilanciare i consumi
- favorire una sana e trasparente competizione ( le migliori professionalità sarebbero orientate dal mercato verso le aziende più virtuose ) senza incardinarla sullo sfruttamento dei giovani in particolare ( vedi falsi stage ) e dei lavoratori in genere
- rinsaldare la coesione sociale come fattore di sviluppo, dimostrando con i fatti che tutti ci stanno mettendo del loro per uscire dalla crisi
Cordiali Saluti
Giacomo Puzzo
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