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Massimo De Rosa, capogruppo, commenta così alle dichiarazioni messe a verbale davanti ai pubblici ministeri dal dirigente regionale, Bongiovanni, interrogato nell’ambito dello scandalo “camici” che vede coinvolta la giunta regionale lombarda e in particolar modo il presidente Fontana. "Le dichiarazioni rilasciate agli inquirenti dall’ex dg di ARIA Filippo Bongiovanni inchiodano il presidente Fontana alle proprie responsabilità e sono la prova di un sistema di potere e di malgoverno, dal quale emerge come alcuni dirigenti pubblici non lavorerebbero nell’interesse dei cittadini, ma seguendo gli ordini e le precise indicazioni di una sola parte politica. Nello specifico il centrodestra a trazione leghista, che tanto male ha fatto a questa regione. Emergono

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Ennesima vergogna che sdogana a livello istituzionale i gruppi neofascisti: a Desenzano del Garda (BS) infatti l’amministrazione comunale concede l’utilizzo dell'anfiteatro – di proprietà del Comune, quindi della cittadinanza - per il memoriale di Simone Riva esponente di Forza Nuova e fondatore del gruppo "Brescia ai Bresciani", morto nel 2015, con la presentazione di un libro edito da Altaforte, casa editrice vicina a CasaPound, e un concerto degli "Hobbit 1994". Il sindaco non retrocede di mezzo passo dichiarando che: "Per la polizia è tutto ok, non sono fascisti".

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Vergognose le immagini trasmesse in esclusiva dal Tg1 di questa sera in merito ad un violento pestaggio avvenuto 2 anni fa nel carcere di Monza per il quale 4 agenti di polizia penitenziaria e un' ispettrice lo scorso luglio sono stati rinviati a giudizio con accuse di abuso d'ufficio, lesioni aggravate e falso. Nelle immagini si vede molto bene come un detenuto appena uscito da una visita in infermeria venga selvaggiamente picchiato prima nel corridoio e poi nella cella.

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Ricorre oggi l'anniversario dell'eccidio di Piazzale Loreto a Milano quando Il 10 agosto 1944 quindici antifascisti furono prelevati dal carcere si San Vittore e fucilati dai militi del gruppo Oberdan della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti della Repubblica Sociale Italiana (la cosiddetta Repubblica di Salò), per ordine del comando di sicurezza nazista, e i loro cadaveri vennero esposti al pubblico.
Piazzale Loreto divenne da quel momento un luogo simbolo della Lotta di Resistenza al punto che dopo l'arresto e la fucilazione avvenute a Dongo i corpi di Benito Mussolini, Claretta Petacci e degli altri gerarchi

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