Ronago li 03/07/2015
Spett.le AltraComo,
Buongiorno, mi chiamo Alessandro Zangrandi ed abito in Val Mulini a Ronago, Como.
La Val Mulini, propriamente Valle Faloppia, è una piccola e verde valle percorsa da un torrente, la Faloppia, con un piccolo laghetto. Il colore predominante è il verde in ogni stagione grazie agli infiniti rigagnoli che bagnano i prati.
Le organizzazioni locali hanno promosso la creazione di vari sentieri tra cui il "Circuito Turistico Val Mulini" che racchiude in un solo percorso cenni sia storici che ambientali.
Il piccolo laghetto, che è sede di una associazione di cannisti, attira ogni anno i rospi (protetti dalla Convenzione di Ginevra ed inseriti nella lista rossa IUCN come vulnerabili) ed alcuni abitanti si preoccupano di far attraversare la strada agli anfibi nel periodo della riproduzione. E' stato creato il percorso "bosco dell'aglio", un sentiero con cartelli didattici all'interno di un bosco di particolare pregio.
Nei secoli la Val Mulini è stata industrializzata secondo i parametri propri dell'epoca. Prima la valle era sede di numerosi mulini azionati dal torrente; sono ancora visibili alcune ruote ed una segheria completamente azionata dall'acqua. Nella valle sorse la Masseria del Sole, il Roncaccio per tutti, una grande cantina con magazzini, in parte ora adibiti ad abitazione ed in parte bisognoso di attenzioni.
All’inizio del secolo scorso fu costruita una cartiera, una fornace ed una piccola centrale idro elettrica che in grande anticipo sui tempi, rese la valle in parte energeticamente indipendente. Con la guerra le attività cessarono e gli edifici vennero o adibiti ad abitazione o cancellati. Fu poi il contrabbando con la confinante confederazione Elvetica a fare da padrone non ufficiale nella economia locale.
Ci è stata tramandata quindi una valle con una bellezza paesaggistica rara in queste zone, una flora ed una fauna ancora ben presente ed una storia ancora percepibile e visibile. Sono stati scritti ben due libri su Ronago, a firma del Prof. Mascetti, che ci accompagna con la sua enorme cultura in ogni passeggiata organizzata in valle.
Purtroppo, proprio per la sua posizione confinante con la Svizzera, la Val Mulini rischia di allungare la lista dei paesi deturpati dagli interessi economici a discapito dell’ambiente e del benessere degli abitanti.
Da anni numerose cave hanno deturpato la terra nella valle e nei paesi circostanti; vedere il territorio dall’alto è impressionante: le cave sono più grandi dei paesi e sono in continua espansione.
Ed il motivo di una cosi florida espansione in un periodo di crisi per il settore edile è dovuto alla anomalia del piane cave locale che da sempre non considera solo il fabbisogno locale di inerti ma bensì anche il fabbisogno di inerti del Canton Ticino.
Viene cosi stravolta la funzione della cava che dovrebbe servire a coprire il fabbisogno di inerti del territorio per assumere invece un aspetto puramente commerciale.
Il risultato di questa visione distorta è che gli svizzeri, maestri nel tutelare il loro territorio, non fanno cave, non mangiano le proprie colline; lo facciamo noi per loro.
Noi scaviamo, noi deturpiamo con profonde cicatrici incolmabili il nostro territorio, noi intasiamo le nostre strade con camion per soddisfare il fabbisogno di inerti elvetico.
Ad aggravare la situazione è stata stipulata in questi mesi “l’intesa di coordinamento trasfrontaliero per la gestione dei materiali inerti fra la regione lombardia ed il cantone ticino”.
Questa intesa propone di facilitare l’esportazione di materiali inerti nel cantone ticino e l’importazione di rifiuti edili misti derivati dalla attività di costruzione e demolizione.
Quindi non solo forniamo materiale inerte ma ci portiamo in casa i loro scarti che, in virtù di una diversa normativa sulla gestione dell’amianto, potrebbero contenere amianto proveniente da demolizioni.
Questo materiale verrà poi conferito nelle nostre cave a titolo di riempimento, trasformando di fatto la cava in una discarica.
Nell’ assemblea pubblica del comune di Faloppio, (convocata ben dopo la stesura dell’accordo a solo titolo di partecipazione apparente della popolazione e solo perché i giornali locali avevano sollevato il caso), l’accordo ci fu presentato come totalmente vantaggioso per l’Italia perché permette di controllare l’eventuale presenza di amianto negli scarti. Le modalità di controllo sono state esposte in maniera a dir poco lacunose, incerte ed ancora da sviluppare, nonostante l’importazione del prezioso materiale sia già in corso da anni.
In realtà l’accordo tanto vantaggioso lo è solo per gli svizzeri e ricalca la loro politica di gestione dei rifiuti (Direttiva UFAM 31-06) che prevede esplicitamente, in virtù del fatto che loro le cave non le fanno e non sanno dove mettere i rifiuti, l’invio degli stessi in Italia.
Grazie a questo accordo diventiamo nel contempo fornitori di materia prima preziosa ed esauribile e spazzini di materiale di scarto destinato ad inquinare o nel migliore dei casi modificare per sempre la struttura originale del nostro territorio. E’ l’ennesimo passo di avvilimento del nostro paese (che già ha problema di auto stima) che diventa pattumiera del paese più forte confinante; con buona pace della Bandiera che sventola sull'asta della caserma a vigilare proprio sulla Val Mulini dove passeranno i camion.
A turbare il già delicato equilibrio della Val Mulini e dei paesi limitrofi c’è il paragrafo delle compensazioni nel senso distorto in cui sono state presentate: la messa in sicurezza della strada. Grazie ai camion, alla generosità dei cavatori ci sarà (forse) la messa in sicurezza della Val Mulini. In effetti la Val Mulini, intesa come SP 45 è attualmente molto pericolosa e sconsigliabile per una passeggiata negli orari di passaggio dei frontalieri. Ed è su questo concetto che le amministrazioni fanno leva, come se un marciapiede con un bisonte affianco fosse una immagine rassicurante per chi vuole camminare in Valle. Mi piace citare un esempio di una persona che stimo:
il marciapiede è il cerotto promesso dopo avermi tagliato un dito.
La messa in sicurezza proposta non è altro che la realizzazione di strutture che saranno funzionali solo al passaggio dei camion. La sicurezza della strada è urgente ma deve essere orientata a far sì che si possa utilizzare la strada in tranquillità e sicurezza, una strada a dimensione d'uomo, non di camion.
Il passaggio dei camion è un aspetto che turba gli abitanti della zona. Sembra scongiurato, (per le valli comasche ma non per quella Varesine) il passaggio in entrata del materiale potenzialmente pericoloso. Ma il problema camion non è comunque da sottovalutare tanto che è in atto una guerra tra poveri per deviare l’attuale flusso di camion da un paese all’altro.
Una volta i camion passavano dalla Val Mulini attraverso la dogana Crociale dei Mulini; i “disagi” (termine utilizzato dagli amministratori per sminuire la privazione della serenità), erano già tanti:
code di camion con il motore acceso in attesa della apertura della dogana
fango e acqua provenienti dai camion sulla sede stradale
rumore e polvere in una zona residenziale
pericolo per la circolazione dei pedoni e delle macchine
mancanza di una coscienza ecologica collettiva e rassegnazione in una zona considerata compromessa.
Poi una Direttiva Europea, ancora in essere, impose al direttore delle Agenzie delle Dogane di chiudere il valico al traffico commerciale, ed i camion incominciarono a passare per altri paesi; al momento passano da Uggiate ma c’è tutto l’interesse, primo di tutto dei cavatori, di ripassare dal valico del Crociale in deroga alla direttiva Europea.
La situazione nel frattempo è cambiata in Val Mulini; sono state costruite case a ridosso della strada, c’è una comunità che vive intorno alla strada, il traffico è aumentato tale da rendere la strada già pericolosa senza i camion. E’ sorta una diversa coscienza ecologica nella gente che vuole valorizzare il proprio territorio.
E’ chiaro che i vantaggi per l’Italia e per gli italiani sono da ridimensionare come vantaggi per i cavatori e per i comuni sul cui territorio gravano le cave, i cui sindaci pensano che il benessere siano le casse piene piuttosto che la salute e la tranquillità dei propri abitanti che sono invece tenuti a proteggere.
I disagi alla popolazione ed al territorio sono invece facilmente intuibili.
Proprio per informare e sensibilizzare la popolazione della Val Mulini sono stato promotore di una petizione per chiedere al sindaco di Ronago di non aprire il valico, ho raccolto 231 firme. Ad oggi sembra che non sia servito a nulla.
Ho quindi creato un comitato per valorizzare la valle e per presentare una istanza (che allego) , per chiedere di non far passare i camion in val mulini, dato il suo valore ambientale; la revisione della intesa italo/svizzera; la revisione del piano cave.
Ho coinvolto Legambiente Como che ha diffuso un comunicato stampa per denunciare l’assurdità della intesa Italo Svizzera ma sembra che nulla si sia fermato.
Vi chiedo se potete interessarvi al nostro caso, io ed il neo nato comitato siamo motivati, agguerriti e propositivi ma abbiamo veramente bisogno di aiuto.
Vi ringrazio per il tempo che avete dedicato a questa mia lunghissima lettera, spero di sentirvi al più presto.
Alessandro Zangrandi
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