95 anni fa i fascisti marciarono su Roma con l’intento di istituzionalizzare la loro ideologia di violenza e morte.
Oggi qualcuno tenta di riportare indietro l’orologio della storia per ricostituire un’Italia incivile, del razzismo e dello squadrismo.
L’ANPI dice No. E per riaffermare il valore dell’antifascismo promuove una “marcia” di iniziative che realizzerà in tutta Italia assieme alle associazioni, ai partiti e ai movimenti democratici.
A Como il Comitato Provinciale dell'A.N.P.I. in collaborazione con tutte le sezioni territoriali organizza un presidio per dare un forte segnale di democrazia alla cittadinanza.
L'appuntamento è dalle ore 14 alle 18 presso Largo Miglio (Porta Torre).
Il magistrato Alessandra Dolci lancia un appello, soprattutto ai giovani, ad informarsi e a combattere la criminalità organizzata.
ERBA (CO) – Sala “Isacchi” di Erba gremita (con molte persone che non hanno trovato posto in sala) per ascoltare il magistrato antimafia Alessandra Dolci della DDA di Milano sulla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia e nel nostro territorio. L’incontro di mercoledì 25 ottobre, che portava il titolo “Le mafie al Nord”, è stato organizzato dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” col patrocinio dei Comuni di Erba e di Como. La dott.ssa Dolci ha risposto alle domande della giornalista Ester Castano, a sua volta impegnata in prima persona in molte inchieste giornalistiche sulla mafia in Lombardia.
Il magistrato ha ricordato molti episodi delle inchieste seguite dalla DDA, in particolare l’indagine “Infinito”, che ha interessato tra gli altri anche il territorio erbese, portando più volte l’esempio dell’impresa Perego Strade, infiltrata dalla ‘ndrangheta.
Non sono mancati i riferimenti alle recenti indagini che, nel territorio, hanno portato, da una parte all’arresto di alcuni esponenti della ‘ndrangheta a Cantù, e dall’altra hanno coinvolto il comune di Seregno.
La sesta edizione del FIM si terrà da giovedì 31 maggio a domenica 3 giugno 2018 presso la suggestiva Piazza Città di Lombardia, la piazza coperta più grande d'Europa, situata al centro del nuovo palazzo della Regione Lombardia a Milano. Organizzato da Maia in collaborazione con BigBox, L'Alveare, il Conservatorio di Milano e altre importanti realtà che verranno coinvolte nel progetto FIM nel corso delle prossime settimane, il FIM fa tesoro dei consensi e dei risultati ottenuti dalle precedenti edizioni (l'ultima delle quali tenutasi lo scorso mese di maggio presso i padiglioni della Fiera di Erba) e apre le porte a studenti, insegnanti, professionisti e appassionati di musica, che potranno ora entrare al FIM gratuitamente.
I laboratori rivolti agli studenti delle scuole medie a indirizzo musicale, i seminari di approfondimento su vari aspetti della professione musicale, gli incontri/interviste con personaggi affermati del mondo della musica italiana e internazionale, le esibizioni dei giovani musicisti alla ricerca di una propria dimensione artistica e professionale e, non ultima, l'esposizione di servizi e prodotti rivolti a chi lavora nella musica, sono i contenuti fondamentali del progetto FIM, che quest'anno avrà come tema centrale quello della formazione dei professionisti del mercato della musica di domani.
“Tanto in comuni piccoli come in grandi città la proclamazione del lutto cittadino è un atto che trova il suo unico e sufficiente presupposto nel cordoglio e nella partecipazione dell’intera cittadinanza a un evento che ha colpito e lasciato attonita la comunità, sia che si tratti della scomparsa di una famiglia in un incidente stradale, del decesso di una personalità particolarmente amata e significativa o della morte di un concittadino in qualche attentato, come purtroppo è avvenuto di recente”, è la premessa da cui partono le considerazioni di Stefano Fanetti, Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco, consiglieri comunali del Pd, a proposito della proclamazione del lutto cittadino per la tragedia di via per San Fermo, da parte della Giunta Landriscina.
È in gioco il futuro di 153 lavoratori impiegati nelle 12 società pubbliche che oggi si occupano del settore. La Cgil di Como, per questa ragione, segue con attenzione l'andamento della vicenda che riguarda la fusione e l'incorporazione delle società partecipate nella nuova società gestore unico del servizio idrico integrato “Como Acqua”.
«La Filctem ha condiviso il percorso, e ha chiesto l'istituzione di un tavolo per la contrattazione di un “accordo quadro” per la gestione contrattuale e gli inquadramenti dei lavoratori che confluiranno nella nuova realtà – spiega il segretario provinciale della Cgil Giacomo Licata -. Si aggiungano ai lavoratori in essere qualche decina di contratti a tempo determinato che non sono stati stabilizzati. in attesa della nuova organizzazione che avrebbe riguardato le attuali aziende di gestione. Bisogna far presto per dare risposte certe ai lavoratori così da evitare polemiche costruite ad arte come quella sugli aumenti di livello che riguardavano invece situazioni pregresse da sanare. Servono risposte per i lavoratori ancora precari che in alcuni casi sono al plurimo rinnovo contrattuale». I cittadini devono essere tutelati e venire a conoscenza delle diverse situazioni: «Se l’assemblea dei sindaci del 25 ottobre darà esito positivo, entro l’anno si potrà andare dal notaio per l'incorporazione e dal 1 gennaio
Il Comitato Acqua Pubblica di Como interviene sulla questione dell’affidamento del servizio idrico a Como Acqua srl.
Il Comitato, che aveva coordinato il vittorioso Referendum del 2011 contro la privatizzazione dell'acqua, si dice ora preoccupato per la scelta di alcuni comuni di ritardare l'adesione alla società unica, totalmente pubblica, per la gestione dei servizi idrici. Secondo il Comitato si è perso fin troppo tempo, per cui a questo punto è necessario lasciare da parte gli aspetti tecnicistici (che spesso vengono solo usati strumentalmente da alcuni partiti per “riposizionarsi” ai vertici della nuova azienda pubblica) e arrivare al più presto all’operatività di Como Acqua. In caso contrario il rischio sarebbe quello della privatizzazione!
Infatti se non venisse concluso in breve tempo l'affidamento, da parte di tutti i comuni comaschi, alla società Como Acqua, vi è il pericolo di buttare alle ortiche il percorso scelto dagli stessi comuni fin dal 2011. Il rischio è quello di dover mettere a gara l'affidamento del servizio, gara che significherebbe aprire ai privati, annullando di fatto il risultato del referendum del 2011, con cui la maggioranza degli italiani (e quindi anche dei cittadini della provincia di Como) si erano espressi in maniera chiara e inequivocabile per la gestione totalmente pubblica dei servizi idrici.
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