“Gli alleati europei di Salvini vogliono far saltare gli accordi per un’Europa più sostenibile“. Così Chiara Braga, responsabile Sostenibilità ambientale nella Segreteria del PD, commenta le scelte dei Paesi componenti il cosiddetto gruppo di Visegràd.
“Frenano la lotta per il clima: una scelta incomprensibile e contraria all’urgenza con cui invece dovremmo agire. Il dovere di salvare il pianeta – prosegue l’esponente PD – non può essere letto in contrapposizione all’economia. Perdere la sfida ambientale significa mettere a rischio la salute dei cittadini europei, vanificando la possibilità di creare milioni di posti di lavoro. Qui si tratta di difendere gli interessi nazionali, per noi l’economia verde, un assetto strategico per la crescita sostenibile del nostro Paese. Che ne pensa Di Maio degli alleati di Salvini? Con chi vuole stare il nostro Governo? Il premier Conte non ha nulla da dire?”
“Dal Governo sull’ex Ilva un giochino irresponsabile che rischia di far saltare il lavoro di anni sulle bonifiche. Noi siamo dalla parte della città, dei suoi abitanti, di un territorio compromesso da interessi di bottega e da speculazione politica, oggi stretto dalla morsa dei litigi tra Lega e 5Stelle“.“Per noi le priorità sono ambiente e lavoro, insieme, senza alibi per nessuno. Oggi il Governo sta rigettando nell’incertezza Taranto rendendo il piano ambientale non più percorribile, dopo un percorso che ha visto negli anni scorsi il commissariamento governativo dell’azienda che ha consentito di salvare la produzione, tutelare i lavoratori e avviare con 1 miliardo di euro circa il piano di riambientalizzazione. “Anche sul percorso di decarbonizzazione in Europa, Lega e M5S dicono cose diverse e non si capisce qual è la posizione italiana“.
Lunedì 1 luglio 2019 alle ore 20.30 in piazza Grimoldi a Como chiediamo a tutte e tutti di partecipare a un presidio, così come era stato il 3 ottobre 2018 in solidarietà con il sindaco di Riace Mimmo Lucano, per esprimere il nostro sostegno a Sea Watch, a Carola Rackete, all'equipaggio, per riaffermare il nostro dovere di solidarietà e di accoglienza nei confronti di uomini e donne migranti.Non è facile, in tempi come questi, appellarsi alla legge.La legge dovrebbe essere uguale per tutti – così almeno recita la frase che campeggia sulle pareti di tutti i tribunali. Ma la legge – qui, ora – non lo è più. Non lo è per le persone che migrano, non lo è per le persone e le organizzazioni che cercano di ridurre il danno, soccorrendole e accogliendole.Eppure, anche in tempi come questi, osiamo appellarci alla legge.
All’antichissima legge del mare che IMPONE di salvare i naufraghi e di portarli in un porto sicuro, non di limitarsi a compilare statistiche delle vittime, non di riportarli lì dove ha avuto origine il loro dramma. Una legge che ha trovato spazio nelle convenzioni internazionali che anche lo Stato italiano ha sottoscritto.
Alla legge costituzionale italiana (nata dalla lotta contro il fascismo, il nazismo, il razzismo) che all’articolo 2 PROCLAMA il dovere della solidarietà: «La Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale».
“Il parco giochi, tanto desiderato a Monteolimpino, è chiuso per l’ennesima volta per atti vandalici. Chiediamo al Comune di intervenire con dei sistemi di sicurezza”, lo dice Barbara Cereghetti, segretaria del Circolo Pd di Como Nord, raccontando che “da circa una settimana il parco, nato un anno e mezzo fa grazie alla riqualifica di ‘O.e.C.’ e all’arrivo di Iperal nel quartiere, è chiuso perché sono stati danneggiati i giochi, divelti i tavoli di legno, è stato appiccato un fuoco ed è stata anche rotta la maniglia del cancelletto d’entrata”.La segretaria Pd fa sapere che l’apertura del parco è legata agli orari del supermercato e quindi “questi danni sono stati fatti sicuramente di notte, perché il tanto desiderato spazio giochi, molto utilizzato da bambini e ragazzi, è sempre pieno di giorno e questa oscenità non sarebbe mai potuta accadere alla presenza di tante persone. La proprietà ha temporaneamente chiuso l’accesso al parco giochi per poter ripristinare al meglio la struttura e per non creare problemi alla sicurezza dei fruitori – prosegue Cereghetti –. Ci dicono che il parco verrà sicuramente riaperto, ma non sanno ancora quantificare il tempo necessario per il ripristino di tutte le attrezzature danneggiate”.
Giovedì 27 giugno è stato approvato al Senato, e dunque definitivamente convertito in legge, il cosiddetto decreto Crescita.
Come abbiamo più volte denunciato l'art. 24 di tale provvedimento stabilisce la privatizzazione dell'EIPLI, l'ente che gestisce le grandi opere idrauliche come invasi, opere di captazione di sorgenti e centinaia di chilometri di reti di adduzione tra Puglia, Campania e Basilicata. Si prevede, infatti, il trasferimento delle infrastrutture ad una neocostituita società per azioni che, com’è noto, è un ente di diritto privato. Una privatizzazione che viene da lontano. L'attuale maggioranza ha diligentemente svolto i compiti assegnati da governi precedenti a partire da Prodi nel 2007, passando per Monti, per finire con Gentiloni. Con l’approvazione di questo decreto è stato segnato l'ennesimo passaggio in continuità con il passato, con quel pensiero unico che pervade gran parte delle forze politiche da oltre 25 anni e che individua nel mercato l’unico regolatore sociale. Lo ribadiamo ancora una volta: la storia ha insegnato che la clausola tramite cui provare a blindare la partecipazione pubblica, imponendo il divieto di cessione a privati delle quote azionarie, è un argine fragile travolto sistematicamente nel passato.
Si tratta di una mera foglia di fico da parte di chi lo ha proposto, il M5S, attraverso cui provare a nascondere quella che assomiglia sempre più all’assenza di una reale volontà di procedere verso una gestione pubblica, partecipativa, ambientalmente ecocompatibile, con tariffe eque per tutti i cittadini, che garantisca gli investimenti fuori da qualsiasi logica di profitto e i diritti dei lavoratori.
Risulta evidente che gli argomenti utilizzati a difesa di questa norma sono gli stessi propagandati negli anni da tutti coloro che hanno contrastato i referendum prima e l'approvazione della legge d'iniziativa popolare poi.
Assistiamo sgomenti e disgustati al braccio di ferro sulla vita dei migranti della Sea Watch, mentre il ministro dell'Interno schernisce in modo intollerabile la capitana della nave e un ex ministro della Repubblica, Giorgia Meloni, avanza l'incredibile proposta di "affondamento".
È una mostruosa regressione di civiltà, oltre che di umanità, da parte di personaggi che dovrebbero dare un esempio di responsabilità e di senso delle istituzioni. La legge “sicurezza” dimostra sempre di più il suo vero volto xenofobico, oltreché la sua impotenza: il porto di Lampedusa rimane chiuso solo per le Ong, ma gli sbarchi continuano. È una guerra privata del ministro, dopo che le pretestuose accuse contro le Ong stesse si sono sgonfiate come bolle di sapone.
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