(al termine i firmatari) - Ad agosto sono scaduti i cinque anni di sperimentazione della Riforma Maroni che ha dimostrato il suo fallimento, come è stato ampiamente dimostrato dalla pandemia del Covid che ha messo in evidenza, in tutta la Lombardia, e anche nella provincia di Como, tutte le inefficienze di un sistema ospedalocentrico.
La prima e la seconda ondata, in provincia di Como, hanno visto 36.401 casi di persone positive (dato al 14 gennaio 2021). Al 25 novembre erano 883 i decessi nel comasco dall'inizio della pandemia. Nel periodo gennaio-novembre 2020 a Como si sono verificati complessivamente 7.028 decessi (+ 1.984 alla media dei decessi avvenuti nel periodo 2015-2019, +39,32%). Questi dati sono impressionanti perché non riguardano solo il Covid, ma anche i decessi determinati dal fatto che, in questo periodo di pandemia, tutta la sanità si è fermata. Gli accertamenti, le visite di controllo già programmate, le riabilitazioni ambulatoriali sono sospesi o rimandati ed è difficile trovare un posto letto per emergenze diverse. In provincia di Como si è partiti già con un numero di posti letto per acuti inferiore rispetto a quello previsto a livello nazionale: 2,8 ogni mille abitanti, anziché 3 ogni 1000 abitanti; molti reparti sono diventati esclusivamente reparti Covid; il pronto Soccorso è spesso in difficoltà nel riuscire a fronteggiare tutte le richieste. Il tracciamento è completamente saltato e non si è neppure riusciti a far fronte alla vaccinazione antinfluenzale nei tempi dovuti. Le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), che sono state costituite al fine di consentire al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta o al medico di continuità assistenziale di garantire l'attività assistenziale ordinaria, sul nostro territorio sembrano inesistenti. Anche il Comune non si è minimamente preoccupato di stilare una mappa del territorio che riguardasse le persone con maggiori bisogni di assistenza, non solo sanitaria, ma anche socio-assistenziale, con il risultano che sono molti i cittadini che non hanno punti di riferimento a cui rivolgersi anche per i semplici bisogni quotidiani. Il coordinamento tra sanitario e sociale è rimasto su carta bianca. Molti Sindaci lombardi hanno inviato una lettera a Regione Lombardia, richiedendo, in fase di ridefinizione della legge 23, di essere coinvolti nelle decisioni che riguardano l’assistenza socio sanitaria dei territori, anziché avere solo un ruolo consultativo, ma nessun sindaco della nostra provincia si è mosso in questa direzione.
Non si è trattato solo di sbagli di fronte a un evento che non si conosce compiutamente nemmeno ora, ma di un “errore sistemico”: il prodotto di decenni di smantellamento e deriva del servizio sanitario pubblico la cui ultima vetta è stata la cosiddetta “riforma Maroni” (LR 23/2015). Anche Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari nazionali) e il Ministero della Salute hanno riconosciuto la sua incompatibilità con i principi che regolano il servizio sanitario nazionale. Purtroppo non si è arrivati al commissariamento, come richiedevano molti cittadini. Neppure il rimpasto in Giunta regionale con l’esclusione di Gallera e l’arrivo di Letizia Moratti può essere la soluzione visto che difficilmente gli stessi che hanno distrutto la sanità pubblica lombarda la possono ridefinire.
Alcune associazioni, compresa la rete Cittadella della salute, hanno denunciato tale deriva da una posizione di minoranza, ma adesso è tempo che siano i cittadini a dettare l’agenda al Governo Regionale e locale. Dobbiamo chiedere l’abrogazione della “Riforma Maroni” e non la semplice modifica di alcuni aspetti, partendo da alcuni principi, anche sul nostro territorio:
- I dati epidemiologici devono guidare la programmazione sanitaria, indicando i bisogni di cura attorno ai quali costruire la rete dei servizi.
- un discorso di promozione della salute e prevenzione deve essere nuovamente intrapreso, garantendo la partecipazione dei cittadini
- La medicina territoriale va potenziata attraverso la ridefinizione dei medici di base e dei Pediatri di libera scelta con la costituzione delle “Cittadelle della salute” su tutto il territorio provinciale
- Va realizzata l’Integrazione tra aspetti sanitari, socio-sanitari e sociali per garantire una reale presa in carico dei pazienti cronici.
Riteniamo importante coinvolgere il maggior numero di persone su questi obiettivi e, in vista di una mobilitazione a livello nazionale il 20 febbraio, ad un anno esatto dall’inizio della pandemia, proponiamo di incontrarci via web Venerdì 22 gennaio alle ore 18. Vi chiediamo di confermare la presenza in modo da fornire a tutte e tutti il link per collegarsi. Non dobbiamo permettere che quanto è successo venga dimenticato.
Manuela Serrentino e Marco Lorenzini
FORUM SANITÀ/WELFARE DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE PD • CDL CGIL COMO • FORUM SALUTE DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE SINISTRA ITALIANA • UST CISL FP DEI LAGHI • FEDERAZIONE PROVINCIALE PRC • MEDICINA DEMOCRATICA • UIL DEL LARIO COMO/LECCO• UIL FPL DEL LARIO COMO/LECCO • RSU CGIL ASST LARIANA • RSU UIL ASST LARIANA • FUNZIONE PUBBLICA CGIL DI COMO ∙ CISL FP DEI LAGHI • RSU CISL FP ASST LARIANA.• FEDERAZIONE SINDACATI AUTONOMI COMO ∙ ARCI • GRUPPO SPONTANEO DI CITTADINI QUALE FUTURO PER REBBIO • LEGAMBIENTE COMO • ACLI • SINDACATO PENSIONATI CGIL REBBIO • AUSER • LA CITTA' POSSIBILE COMO • FIAB COMO(FEDERAZIONE ITALIANA AMICI BICICLETTA) • COMITATO COMASCO ALTRA EUROPA • ATTAC • AVC CSV • LILA COMO
_______________________
SITO WEB: WWW.CITTADELLASALUTECOMO.ORG