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Nessuna presa di distanza da parte di Aler Milano dopo le foto pubblicate sui social e sui giornali di un immobile di loro proprietà sito in Via Palmieri, 1 con simboli inneggianti a fascismo e nazismo visibili dalle finestre dello stabile. 
Il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Lombardia, Nicola Di Marco, aveva infatti segnalato attraverso un accesso agli atti quanto accadrebbe in questo locale, affittato a 100 euro al mese a un’associazione di quartiere, ma dietro la quale si celerebbe la sede di Milano Sud del partito neofascista Forza Nuova, che qui si riuniva per i suoi eventi e le sue riunioni senza farne mistero nell’indirizzo segnato sulle locandine e sui cartelloni.

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Dino Alberti (M5S Lombardia): "I facchini Ikea saranno presto reintegrati e sarà posta fine alle pessime condizioni di lavoro subite fino ad oggi. Solo solo buone notizie quelle sul fronte Ikea, questo è un giorno speciale per tutti coloro che lottano per condizioni di lavoro migliori e contro lo sfruttamento. I lavoratori hanno alzato la voce perché sapevano di avere ragione e hanno lottato per preservare la loro occupazione. Se tutta la catena di comando, che va della ditte subappaltatrici, passando per l'appaltatore Rhenus e su fino alla mandataria Ikea, è scesa a patti con questa categoria di lavoratori, accogliendo tutte le loro richieste, significa che queste erano reali, concrete e più che valide.

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Massimo De Rosa (M5S): «Serviva una voce ferma e chiara da parte di Regione Lombardia, i cui uffici si sono purtroppo dimostrati permeabili a personaggi discutibili. Chiedevamo una presa di posizione a tutela di valori imprescindibili per la nostra democrazia. Chiedevamo di poter lavorare a proposte concrete volte a rendere meno permeabili l’istituzione regionale, i suoi eletti e i suoi uffici a personaggi e associazioni dalla matrice ideologica estrema. Chiedevamo che il Consiglio Regionale non si limitasse ad approvare il solito testo di facciata. Purtroppo, così non è stato. Le nostre proposte sono state bocciate, mentre nessuna proposta concreta è stata presentata al fine di tutelare l’Ente regionale.

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“Perché fare benzina a Como è un salasso e nel resto della Lombardia i prezzi sono più bassi? Inoltre lo sconto benzina regionale di appena due centesimi al litro e solo in fascia A potrà fare davvero poco se l’esborso medio è di 70 euro per un pieno. A questo punto perché non si dovrebbe andare in Svizzera? Mi chiedo poi che fine abbia fatto la famosa app con cui Regione Lombardia intende sostituire la carta sconto benzina? E’ fondamentale che si faccia chiarezza su alcune circostanze che danneggiano profondamente i cittadini comaschi.

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