Un’interrogazione per sapere dal ministro Toninelli quali iniziative intenda adottare per porre fine ai frequenti disagi che ormai da alcuni anni si verificano nei periodi estivi e festivi sul lago di Como derivanti da un inadeguato sistema di bigliettazione e quali siano le tempistiche per giungere ad un processo di ammodernamento del sistema”. E’ quanto riportato nell’interrogazione presentata oggi dalla deputata comasca Chiara Braga dopo il riscontro dell’ennesimo weekend di file al pontile della Navigazione di Como città.
“Sono anni ormai – chiarisce la deputata dem - che sul lago di Como nei periodi estivi di alta stagione turistica e soprattutto nei fine settimana si registrano disagi subiti da turisti e visitatori provenienti da ogni parte del mondo, costretti a code interminabili e a lunghi tempi di attesa alla biglietteria per poter acquistare i biglietti necessari per usufruire del servizio di navigazione. Così come sono anni, che la città di Como attende un servizio di vendita e di acquisto di titoli di viaggio efficiente, al passo con i tempi, in grado di coniugare la necessaria classica biglietteria con un sistema moderno di bigliettazione elettronica, unico o integrato, che permetta l’acquisto di ticket in qualsiasi momento della giornata. Credo sia necessario che Como si innovi, visti i circa due milioni e mezzo di passeggeri l’anno trasportati dalla Navigazione Laghi e l’enorme potenzialità attrattiva fatta di bellezze naturali e paesaggistiche del territorio”.
Nell’interrogazione poi la parlamentare comasca non ha perso l’occasione per riportare al centro della discussione la questione fondamentale della governance futura dei laghi Maggiore, di Como e di Garda. “Ho chiesto al Ministro quale sia lo stato di completamento del processo di regionalizzazione della gestione dei servizi pubblici di navigazione dei laghi Maggiore, di Como e di Garda disposto più di vent’anni fa, era il 1997, e se concretamente sia stata avviata quanto meno un’interlocuzione con il Ministero da parte delle Regioni interessate, Lombardia in testa”.
In allegato il testo dell'interrogazione a risposta orale presentata
“È ancora fresco il ricordo della levata di scudi contro il progetto di centro unico di cottura, predisposto dalla Giunta Lucini. Tra le argomentazioni dei contrari: la distanza, la qualità del cibo, il rischio che arrivasse freddo sulle tavole dei ragazzi”, lo dice Patrizia Lissi, consigliera comunale del Pd, a proposito della nuova gestione delle mense scolastiche comasche. “Ricordiamo le parole della pasionaria Anna Veronelli, allora consigliera comunale di opposizione, che la considerava una decisione assurda, che lamentava il fatto che la pasta cucinata alle 9 del mattino non può essere uguale a quella cucinata e scolata nella cucina della scuola poco prima del pranzo. Invece adesso, grazie al bando magistralmente confezionato dall’amministrazione comunale di centrodestra, di cui fa parte la stessa Veronelli, il servizio verrà affidato a una ditta, la cui cucina ha sede a Garbagnate Milanese, ovvero 37,7 chilometri da Como e 40 minuti con traffico scorrevole solo per arrivare in città. Non prendiamoci in giro”.
Adesso, continua Lissi, “le preoccupazioni per i tempi di percorrenza dal punto di cottura alle scuole sono miracolosamente svanite nel nulla. Direi che tra Garbagnate e Camerlata la distanza c’è. Peccato che sia la Veronelli che il suo collega Butti su questo avevano sollevato molte obiezioni”.
Inoltre, per la consigliera Pd, “restano i dubbi sul destino futuro del servizio: dopo questi 3 anni è difficile pensare che vogliano tornare indietro. Esternalizzeranno anche il restante 47% dei pasti? Che ne sarà delle nostre cuoche? E il punto unico costava troppo? Questa non mi sembra una soluzione economica, tanto più che è previsto anche un aumento del costo pasto”.
Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Alan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.
Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura.
L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità.
Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.
d. Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera e Gruppo Abele
Francesco Viviano, giornalista
Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci
Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente
Carla Nespolo, presidente nazionale ANPI
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http://www.libera.it/schede-549-una_maglietta_rossa_per_fermare_l_emorragia_di_umanita
Il consiglio comunale di Como ha bocciato, a maggioranza, la stazione unica per la gestione degli appalti sopra i 20mila euro assieme all’amministrazione provinciale. I favorevoli sono stati 12, ma non sono bastati: i 16 contrari hanno impedito alla delibera della Giunta Landriscina di proseguire il suo iter. Tra questi, i tre consiglieri comunali del Pd: “Noi siamo consiglieri del capoluogo e per questo ci siamo chiesti qual è l’interesse della città – spiegano il capogruppo Stefano Fanetti e il collega Gabriele Guarisco, contrari assieme a Patrizia Lissi –. A noi risulta che l’Ufficio gare del Comune, riorganizzato recentemente poco prima della fine del mandato Lucini, stia lavorando bene, così come l’Ufficio provinciale: la proposta della Giunta Landriscina non interveniva sulla fase dove per noi attualmente si fa più fatica, cioè quella progettuale, e rischiava di privare il Comune di 8 risorse che con i 5 colleghi della Provincia avrebbero dovuto occuparsi di 84 comuni”.
Oltre tutto, fanno presente i due consiglieri Pd, “a fronte dei nostri dubbi argomentati, sindaco e assessore non ci hanno risposto nel merito. Ma questo non ci stupisce più di tanto: tra insipienza e incapacità amministrativa, non otteniamo mai delle spiegazioni alle nostre richieste legittime. Quello che, invece, abbiamo visto è stato un sindaco che si rivolge con tono minaccioso alla sua maggioranza, ma lui, di suo, non prende una decisione, né un’iniziativa. Dice che non vuole tirare a campare, ma poi è nell’immobilismo assoluto”.
E la stoccata viene anche da Tommaso Legnani, segretario cittadino del Pd: “Il ruolo della città capoluogo si difende, in primis, facendone gli interessi. Perciò, se a ben vedere, Como non ha bisogno della stazione unica degli appalti, per noi non è necessaria. Invece, l’altra sera sono stati chiari due aspetti: il sindaco è incapace di valorizzare il ruolo del Comune capoluogo ed è sempre più evidente la spaccatura nella maggioranza di centrodestra a un anno dalle elezioni”.
Il sindaco di Cantù che decade, il consiglio comunale di Como che si spacca: per Angelo Orsenigo, segretario provinciale del Pd, “è in atto una vera e propria crisi nel centrodestra comasco e questi sono i due casi più eclatanti”. Forse nemmeno tanto inaspettati perché “la situazione che si è creata, nella sola giornata di ieri, nel capoluogo e nel comune capofila del canturino, è solo l’apice di una serie di difficoltà nei comuni amministrati da loro”, aggiunge Orsenigo. Se su Cantù, infatti, “si attendeva praticamente dall’insediamento di capire cosa sarebbe successo alla nuova amministrazione comunale, a Como ieri sera, sul voto alla centrale unica degli appalti, si è visto chiaramente che la Giunta scricchiola e i segnali erano già stati tanti. Forse è colpa del fatto che a Roma ormai Lega, Forza Italia e Fdi sono contrapposti. Oppure, è proprio un problema locale. Fatto è che due grossi centri della nostra provincia si ritrovano in grandi difficoltà e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”, conclude il segretario Pd.
allegato documento ufficiale
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