La motivazione fa riferimento al vincolo di riservatezza chiesto esplicitamente dall'impresa Nessi e Maiocchi, soggetto proponente, a tutela del know how e dei segreti industriali. Non chiediamo di violare alcun segreto, vogliamo che sia resa pubblica la proposta progettuale e dare conto alla cittadinanza delle reali ripercussioni sull'area. Negando il diritto di accesso agli atti, si vuole negare l’evidenza della situazione che si creerebbe in viale Varese nel caso il progetto procedesse:
Questa sarebbe più o meno la realtà: l’eliminazione del giardino attuale, ridotto a vialetto laterale, un parcheggio a rotazione lungo tutto il viale ingombro di auto e code in entrata nelle ore di punta.
Oltre che un danno economico per la collettività, per l’eventuale cessione al privato per anni degli oneri derivanti dalla concessione del parcheggio stesso.
Siamo sconcertati e chiediamo un ultimo sforzo ai comaschi: informatevi e partecipate sabato 23 giugno al banchetto in piazza Boldoni dalle 9 alle 14 per la raccolta firme contro il progetto o inviando l’adesione via email all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Promotrice residenti viale Varese: Luisa Todeschini
Circolo “Angelo Vassallo” – Legambiente Como
“Trenord è gestita con i piedi, dieci treni cancellati in un giorno solo a Bergamo sono una vergogna infinita. Prima si viaggiava su carri bestiame, ora non si viaggia nemmeno. E i pendolari pagano.
Che Fontana e l’Assessore Terzi ci vengano a dire che Trenord è inadeguata fa ridere per non piangere: gestiscono loro la società e ammettono di non essere in grado di far andare i treni. Si assumano le loro responsabilità una buona volta, nel rilancio di Trenord sono il nulla assoluto e dovrebbero togliersi di mezzo.
La pazienza dei pendolari, e la nostra, è finita da tempo: sono mesi che ci dicono che la governance va cambiata, che propongono un accordo con FS un giorno, per smentito il giorno dopo e che l’AD Farisè va mandata a casa, ma non combinano nulla. Al massimo si lamentano che treni sono fermi. Mi risulta che sono al governo della Lombardia, si diano una mossa”, così Dario Violi, consigliere regionale del M5S Lombardia.
Una settimana fa, l’assessore regionale al Welfare Gallera, rispondendo a una domanda del Pd, in Commissione Sanità, aveva dichiarato che riguardo al destino dei punti nascita minori, quelli con meno di 500 parti l'anno, la Regione si sarebbe attenuta a quanto previsto dalla normativa nazionale e che non avrebbe chiesto ulteriori deroghe. Poi, dall’assessorato erano arrivate conferme sempre più nette: la delibera sarebbe imminente e per alcune sale parto i giorni sarebbero contati. Uniche eccezioni, due ospedali montani: il Morelli di Sondalo (So) e uno tra Chiavenna (So) e Gravedona (Co). Per questi, ha detto l'assessore, la deroga c'è per ragioni orografiche.
Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd, interviene a supporto della tutela del reparto maternità di Gravedona: “Intanto, il numero di nascite negli ultimi anni è pressochè costante: i parti sono stati 228 nel 2014, 337 nel 2015, 327 nel 2016, 333 nel 2017 . Il fatto, poi, che si tratti di ‘area orogeograficamente disagiata’ per la quale è previsto, da disposizioni nazionali, il mantenimento del reparto pur con volumi di attività inferiori ai 500 parti annui, la dice lunga. E se devono essere sempre garantiti i criteri di sicurezza e qualità previsti dall’Accordo Stato-Regioni, il presidio ospedaliero di Gravedona ha già provveduto all’adeguamento dei requisiti strutturali, mentre per quanto riguarda il personale, è assicurata già la presenza 24 ore dell’ostetrica”.
“La partita che si sta giocando in questi giorni a Bruxelles è molto importante per i nostri lavoratori frontalieri. E tutti i rappresentanti politici italiani dovrebbero remare dalla stessa parte”, lo dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd e segretario della Commissione speciale rapporti tra Lombardia e Confederazione elvetica, a proposito della possibilità di veder attribuita la disoccupazione ai frontalieri dallo Stato in cui lavorano. Quindi, nel caso specifico, dalla Svizzera.
“In queste ore è in corso una riunione dei Ministri della Sicurezza sociale della Ue nella quale viene affrontato il tema del coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale dei Paesi membri – fa sapere Orsenigo –. In particolare, verrebbe riscritto un articolo di un regolamento che intende introdurre ‘nuove disposizioni per il versamento delle indennità di disoccupazione ai lavoratori frontalieri e altri lavoratori transfrontalieri che, durante il loro ultimo periodo di attività, risiedevano in uno Stato membro diverso dallo Stato membro competente’. In pratica, queste persone dovranno essere trattate come se risiedessero nello Stato in cui lavorano. Nel caso dei frontalieri lombardi, è l’introduzione del diritto a ricevere la disoccupazione dalla Svizzera”.
Tuttavia, la disoccupazione dei frontalieri non vede al momento una posizione condivisa e in particolare il Lussemburgo è contrario. Posizione sposata anche dalla Svizzera che, pur non essendo membro della Ue, verrebbe interessata dalle modifiche in ragione dell’appartenenza al sistema della libera circolazione.
“La Svizzera ha riconosciuto recentemente il diritto alla disoccupazione parziale per i frontalieri – prosegue Orsenigo –. Osteggia, invece, l’allargamento a tutta la platea sostenendo che sarebbe un costo eccessivo per le sue casse”.
A questo punto, all’esponente Pd non rimane che chiedere “ai consiglieri, parlamentari nazionali ed europei lombardi di fare fronte comune per il bene dei nostri 60mila cittadini che lavorano oltre frontiera sostenendo la novità proposta dal Consiglio europeo”.
Il Movimento 5 stelle condivide le preoccupazioni del "Comitato Comasco Provinciale per l'Acqua Pubblica" sulle continue proroghe all’avvio di Como Acqua S.R.L..
È interesse dei cittadini che i sindaci di Como, Erba e Cantù chiariscano la direzione che hanno deciso di intraprendere.
La scadenza per la fusione è fissata per il 30 settembre, non vorremmo che i ritardi siano un pretesto per poi aprire ad una gestione privata dell’acqua.
Ci auguriamo che le parti facciano il possibile per rispettare i tempi: l’acqua deve rimanere a gestione pubblica nel rispetto della volontà popolare.
Giovanni Curró
Portavoce M5S Camera dei Deputati
Raffaele Erba
Consigliere M5S Regione Lombardia
Fabio Aleotti
Consigliere M5S Comune di Como
Giampaolo Tagliabue
Consigliere M5S Comune di Cantù
Carmen Colomo
Consigliere M5S Comune di Mariano Comense
Roberto Tagliabue
Consigliere M5S Comune di Mariano Comense
“Quello dei rider, dei cosiddetti lavoratori del gig economy, è un problema che va affrontato anche dal punto vista regionale. Oggi in Commissione antimafia il M5S presenterà un’osservazione al Piano Regionale Sviluppo di Regione Lombardia con l’obiettivo di prevenire il caporalato e ogni forma di sfruttamento sul lavoro. Ora, se consideriamo le condizioni in cui lavorano i rider delle più grandi aziende di food delivery, a cottimo, senza nessuna tutela, con i costi del mezzo di trasporto a proprio carico, al freddo glaciale d’inverno e sotto il sole cocente d’estate, non dovremmo considerare questo lavoro una forma di caporalato 4.0?”, così Dario Violi, consigliere regionale del M5S Lombardia.
“’Normare’ questo lavoro non significa giustificare una pratica borderline, ma inserire tutte quelle tutele e quei meccanismi (ferie, contratti di lavoro subordinato) che renderebbero il lavoro legale e garantirebbero la dignità dei lavoratori, ed è in questa direzione che si sta muovendo il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Non ci faremo intimidire dalle minacce delle aziende che hanno scrupoli solo per i fatturati e mai per i diritti dei lavoratori. Anche in Lombardia stiamo pensando a una regolamentazione degli obblighi delle aziende verso i lavoratori, che non sono degli oggetti da prendere, spostare e sottopagare per offrire un servizio sotto costo, perché dove c’è un servizio sotto costo c’è sempre la dignità calpestata di un lavoratore”.
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