Stefano Fanetti e Tommaso Legnani, capogruppo in consiglio comunale e segretario cittadino del Pd, intervengono nel dibattito sul futuro dell’area ex Ticosa:“Il progetto presentato da Officina Como, pur avendo ampi margini di intervento, contiene priorità simili, a grandi linee, sia a quanto c’era nel nostro programma elettorale, ovvero l’incubatore di startup, l’area culturale, la connessione con l’Università, sia alla strada che aveva tracciato il nostro ex assessore Spallino nella trattativa poi non conclusa con Multi sulla prospettiva di housing sociale. Ci sembra quindi sensato accogliere questa proposta come un buono spunto e contributo da usare come base di partenza del dibattito”.Diverso il parere del Pd sulla posizione dell’amministrazione comunale: “La maggioranza di centrodestra che governa Como, al contrario, non ha al momento alcuna idea sul futuro di questa importante area cittadina, se non la soluzione temporanea del parcheggio, che è ben poca cosa. Tra l’altro, è una prospettiva di non così facile realizzazione: banalmente, i costi non garantiscono abbastanza ricavi, e, oltre tutto, non convince neanche lo stesso assessore alla partita Bella”.Fanetti e Legnani concludono con un appello: “Chiediamo ufficialmente e pubblicamente che qualsiasi proposta uscirà dalla maggioranza sia inclusa in un percorso partecipativo, attraverso lo strumento dell’assemblea tematica”.
“Non può che renderci soddisfatti il fatto che il sottosegretario all’Economia della Lega Garavaglia, già assessore regionale alle Finanze, sia d’accordo con noi: a Campione d’Italia serve una Zes, una zona economica speciale”, lo dice Angelo Orsenigo, consigliere regionale del Pd e segretario della Commissione speciale rapporti tra la Lombardia e la Confederazione elvetica, dopo aver letto la proposta dell’esponente leghista, già lanciata dal Partito democratico a novembre. “Da mesi diciamo che l’unica soluzione per una realtà particolare come Campione d’Italia è quella di una Zes, ovvero un’area dove applicare politiche anche fiscali particolari e più flessibili – continua Orsenigo –. Per questo avevo chiesto che Regione Lombardia si facesse parte attiva da subito e partecipativa sul futuro del casinò. Ha risposto l’ex assessore che oggi parla a nome del Governo centrale. Ed è esattamente della nostra opinione. Quindi adesso ci aspettiamo degli atti concreti e immediati”.
Nelle giornate di domenica, e negli altri giorni festivi dell’anno, torna ad allungarsi la pista ciclopedonale in via Regina a Cernobbio, tra la fine dell’attuale pista ciclopedonale e l’ingresso di Villa Erba. Il divieto, in vigore dalle ore 8:00 alle ore 24:00, era già stato adottato in via sperimentale nello scorso autunno e l'Amministrazione Comunale ha deciso si riproporlo sempre nelle giornate di domenica e durante i festivi, così da consentire di raggiungere il centro del paese a piedi o in bicicletta in tutta sicurezza. L’iniziativa prenderà il via con domenica 17 febbraio e riguarderà, come accennato, i posti auto compresi tra la fine dell’attuale pista ciclopedonale e l’ingresso di Villa Erba. «Dopo quella che mi sento di definire “prova generale”, relativa all’autunno 2018, l’Amministrazione Comunale ha deciso di riproporre il divieto di sosta lungo via Regina in modo da allungare il tratto di pista ciclopedonale che conduce al centro di Cernobbio – sottolinea il sindaco di Cernobbio, Matteo Monti -. In proposito ribadisco quanto già affermato in passato: il sacrificio di quei posti auto non costituisce un problema per la nostra località anche perché le attività di via Regina, nei giorni festivi, sono chiuse e comunque c’è la possibilità di lasciare la propria vettura nel posteggio a raso di via Regina. Il nostro obiettivo, infatti, è quello che le persone arrivino a Cernobbio parcheggino all’”autosilo Villa Erba” e, in tutta sicurezza attraverso la ciclopedonale e poi sul marciapiede senza auto, raggiungano comodamente il centro del paese e la riva». Si ricorda che il provvedimento riguarda solo le giornate di domenica, e le altre festività: da lunedì a sabato la situazione relativa alla sosta sarà normale.
Cominciano a vedersi gli effetti del decreto sicurezza sul territorio. I primi a essere colpiti, infatti, sono i lavoratori comaschi. «Al centro di accoglienza di Prestino, al momento, sono assunti 13 operatori, cui si aggiungono 9 collaboratori - spiega Alessandra Ghirotti, segretaria provinciale Fp Cgil e Dario Campostori, il sindacalista che segue la vicenda - Il numero rischia di scendere in maniera importante. La motivazione sta nelle nuove cifre stanziate dal provvedimento del governo». La cooperativa Medihospes ha aperto una procedura di licenziamento collettivo a livello nazionale: al momento, sulle 312 ore settimanali spalmante sui nove operatori lariano (di cui sei a tempo pieno), ne saranno previste 168. Secondo le regole del decreto Salvini sui capitolati, se gli ospiti dovessero scendere sotto i cinquanta, il monte ore si dimezzerebbe ulteriormente. La situazione dei mediatori culturali è ancora più delicata: oggi due persone si divido 44 ore che, in futuro, diventeranno 12. Al momento, il centro ospita 65 richiedenti asilo e, fino al 31 dicembre (con diverse proroghe), è stato gestito dal Comune tramite la cooperativa Medihospes. Ora, con assegnazione diretta, il testimone è passato alla Prefettura.
Un'interrogazione per sollecitare la Giunta regionale a implementare lo sviluppo della mobilità elettrica e diffondere le colonnine di ricarica in modo capillare su tutto il territorio lombardo.
L'ha presentata Raffaele Erba, consigliere regionale comasco del Movimento 5 Stelle. L'obiettivo è quello di chiedere ai vertici di Regione Lombardia di tracciare un bilancio sui risultati ottenuti negli ultimi mesi. A preoccupare è l'inerzia della Giunta regionale sebbene un decreto legislativo emanato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a febbraio 2018 avesse assegnato quasi 14,5 milioni di euro alla Lombardia per la realizzazione di reti di ricarica pubbliche e private sparse su tutto il territorio. Una scelta, quella di puntare sui veicoli a basso inquinamento, confermata a fine anno dal Governo che ha deciso di prevedere un bonus fino a 6 mila euro per chi acquisti veicoli elettrici o ibridi. Misure completamente ignorate da Regione Lombardia che non ha previsto agevolazioni integrativi nella sessione di bilancio di fine anno.
“La finalità dell'interrogazione è recuperare le informazioni per fare il punto sulle infrastrutture necessarie per sostenere la mobilità di tipo elettrico – spiega Raffaele Erba, autore dell'interrogazione – Il sospetto è che la Giunta di Regione Lombardia sia indietro con i tempi. Noi oggi non abbiamo una rete omogenea di colonnine. Ci sono alcune zone con bassa densità di reti di ricarica, come per esempio nel Canturino e nella Bassa Comasca. E poi bisognerebbe migliorare l'accessibilità per renderle facilmente fruibili anche ai cittadini che intendono pagare in contanti o con la carta di credito”.
Nel Documento di Attuazione predisposto da Regione Lombardia, l'obiettivo da raggiungere entro il 2030 è di arrivare almeno al 15% dei veicoli elettrici su quelli circolanti su tutto il territorio lombardo.
In queste settimane a Como si è discusso molto di un’area importante e di grande valore per la città qual è la Ticosa. Il dibattito si è sviluppato attorno all’opportunità di candidare questo luogo a beneficiare del contributo per gli interventi emblematici riconosciuto ciclicamente da Fondazione Cariplo alla nostra provincia. Ho seguito il tema con interesse, anche per ragioni legate alla mia formazione e alle questioni di cui da anni mi occupo in Parlamento. Giovedì sera, rientrando un po’ di corsa da Roma, sono riuscita a partecipare all’interessante incontro promosso in Biblioteca da Officina Como che ha illustrato la sua proposta di destinare l’area alla realizzazione di un hub della creatività. Non mi interessa discutere della genesi di questo progetto o della contrapposizione tra i promotori e l’Amministrazione cittadina, né ho gli strumenti e le conoscenze per esprimermi riguardo ad un’idea progettuale ambiziosa e complessa, ma soltanto dare voce a tre brevi considerazioni che ho maturato nel corso della serata:
la Ticosa è un pezzo della storia di Como e insieme della storia industriale di questo Paese, con il suo carico di criticità dato dall’esigenza di affrontare, prima di ogni altro progetto di riqualificazione, il tema della bonifica ambientale. Essendo un’area di proprietà pubblica, il costo e l’onere di questa necessità gravano e condizionano ogni scelta di programmazione sul suo futuro, come dimostrano anche le vicende degli anni più recenti. Chi è chiamato per ruolo e responsabilità a deciderne destinazione e futuro deve tenerlo sempre ben presente e sapere che nell’ambito di un progetto di partenariato pubblico-privato una quota di contributo pubblico può essere determinante per favorire processi virtuosi di riqualificazione ambientale e urbanistica
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