Como, 16 novembre 2017 - Dopo la decisione dell'assemblea dei soci di ieri e l'interruzione del processo di fusione di Como Acqua, il futuro è più incerto per i lavoratori delle 12 società pubbliche che oggi si occupano del settore: " Siamo preoccupati per l'instabilità generata - commenta il segretario della Cgil lariana Giacomo Licata - a oggi, per 153 lavoratori, manca la certezza di un percorso garantito. Inoltre, ieri è andato in scena uno spettacolo politico indecoroso, con un'ingerenza da parte della Regione assolutamente non giustificata e alcuni esponenti politici locali "telecomandati" da altri interessi. Inoltre, i mancati investimenti, derivati dallo stop a Como Acqua, hanno una ricaduta e ritardano maggiormente gli investimenti, e questi sono danni che peseranno sulle tasche dei cittadini comaschi". Ora, probabilmente, si andrà entro settembre 2018 a una gara in cui potranno partcipare anche Società private multinazionali. "Se vogliamo ancora salvare la gestione pubblica dell'acqua, evitare che le pesanti sanzioni comunitarie si scarichino sul territorio, e se il problema fosse davvero solo tecnico, come si è discusso ieri - conclude Giuseppe Augurusa, responsabile ufficio legale e delegato alle partecipate della Cgil di Como - è ancora possibile incaricare una società terza per una nuova verifica dei dati di bilancio dell'intero sistema idrico (attraverso una rigorosa due diligence), come sollecitato da taluni, si individuino i cespiti non valutati e si faccia pulizia, si predisponga un piano industriale, anche minimo. Così, si potrebbe tornare a votare la fusione in primavera ed alla richiesta da parte dell'ATO alla AEEGSI di una proroga sul periodo transitorio.
Fabrizio Baggi (Segreteria Provinciale Prc/SE Como) e Giulio Russo (Segretario del Circolo territoriale Prc/SE Bassa Brianza) hanno dichiarato:
«Il comportamento del Segretario del PD Matteo Renzi è a dir poco inqualificabile. Proprio nei giorni in cui il Governo guidato dal suo Partito è stato condannato addirittura dall’ONU per la disumana gestione dei flussi migratori e per gli accordi criminali stretti con la Libia senza dare uno straccio di risposta, fa finta di nulla e continua la sua pagliacciata elettorale in giro per le stazioni italiane.Domani, giovedì 16 novembre il “treno di Renzi” arriverà nella stazione di Cantù – Cermenate (CO) e ci auguriamo che la cittadinanza, come è successo in molte altre città, gli metta davanti tutte le responsabilità che lui, i sui deputati, senatori e ministri hanno nei confronti della situazione catastrofica nella quale versa l’Italia.Altro che farsi campagna elettorale a slogan su e giù dai dai treni. Renzi farebbe molto meglio se provasse a capire in quale situazione viaggiano centinaia di pendolari ogni giorno per recarsi in luoghi di lavoro ormai totalmente privi di diritti e scuole trasformate in aziende a causa delle leggi varate dal suo governo».
Como, 15/11/2017
Le recenti difficoltà del processo di aggregazione delle 12 società che gestiscono il servizio idrico integrato in provincia di Como in un'unica società pubblica sono sfociate ieri nella bocciatura della proposta di fusione da parte dell'assemblea dei soci.
Per Gianmarco Corbetta, Consigliere regionale del M5S Lombardia, "La situazione è davvero molto preoccupante. I cittadini del Comasco sono stati lasciati da soli di fronte alle grandi holding dell’acqua. L'acqua ancora una volta è stata merce di scambio elettorale tra i partiti.
Fino ad oggi Como Acqua è stata una chimera vittima di imboscate in questo o quel Comune nella lotta intestina che dilania PD, Forza Italia e Lega. Costituita nel 2014 per divenire la società pubblica che gestisce unitariamente il servizio idrico, non è mai decollata, vittima dei paladini che tentano di bloccare il processo per favorire gli interessi delle società quotate in Borsa. Ora tutti gli attori in campo devono fare il massimo per scongiurare la prospettiva che a gestire il servizio siano società quotate in borsa, con logiche di profitto che nulla hanno a che vedere con gli interessi dei cittadini!
Ma allo stesso tempo la fusione degli attuali player in un'unica società pubblica in house di per sé non è sufficiente a garantire gli interessi dei cittadini e il rispetto dello spirito referendario del 2011.
Con il referendum i cittadini si sono espressi in modo molto chiaro: vogliono acqua pubblica e senza profitto. Eppure l'acqua genera ancora dei profitti enormi in Lombardia.
"L’acqua è ormai diventata la mucca da mungere – continua Corbetta - senza reali possibilità di controllo da parte dei consiglieri comunali e tanto meno dei cittadini, nonostante la natura pubblica di molte di queste società. Difatti hanno regole tali per cui nessuno controlla e il cittadino non può in alcun modo partecipare alla definizione degli indirizzi gestionali. L'unica soluzione per evitare queste distorsioni della volontà popolare espressa con il referendum del 2011 è quello di dotare Como Acqua della natura giuridica di Azienda Speciale.
“Una bocciatura inspiegabile, che nemmeno la maggioranza ha saputo giustificare. Anzi, Landriscina e i suoi non hanno proprio motivato in alcun modo la loro posizione”, Stefano Fanetti, capogruppo del Pd in consiglio comunale, è ancora più lucido, nonostante la stanchezza di una seduta durata ben oltre la mezzanotte, a distanza di qualche ora da quanto avvenuto e deciso in Aula a proposito della fusione in Como Acqua.
È toccato a lui l’intervento politico su una vicenda che si è trascinata fino a un epilogo inaspettato: “Il soggetto chiamato in causa (il dirigente di Regione Lombardia, ndr) non aveva titolo per dare il suo parere – ha detto Fanetti alla maggioranza –. Anzi, questa decisione ha dimostrato un uso privatistico e di parte degli uffici regionali”.
In buona sostanza, l’amministrazione comunale comasca ha fatto un “pasticcio: ha cambiato posizione un numero esagerato di volte, Como non ha esercitato il suo ruolo di capoluogo, anzi, è andata al traino dei sindaci degli altri comuni – ha incalzato Fanetti –. Addirittura, abbiamo ricevuto una diffida ingiustificabile da parte del sindaco di Barni che ha letteralmente minacciato i consiglieri comunali, minando la serenità della discussione in Aula in modo assurdo e volgare”.
Il Comitato Comasco Acqua Pubblica è sconcertato per la mancata conclusione dell’affidamento del servizio idrico provinciale alla società pubblica Como Acqua srl.
Il rischio concreto è ora quello di consegnare ai privati la gestione dell’acqua per i prossimi 20 anni! Un rischio che andrebbe contro la volontà della maggioranza dei cittadini, che al Referendum del 2011 si sono espressi in tutta Italia (provincia di Como inclusa) per la gestione totalmente pubblica dei servizi idrici.
Nel rispetto dell’esito referendario, fin dal 2014 l’Amministrazione Provinciale e i sindaci comaschi avevano opportunamente deciso l’affidamento alla società unica provinciale, Como Acqua appunto. Questo percorso non si poteva, e non si può, interrompere solo perché vi è stato un cambio amministrativo in alcuni comuni!
Infatti la responsabilità, grave, dello stop a Como Acqua è dei comuni di Como, Cantù ed Erba, ma anche di tutti gli altri che non si sono presentati all’assemblea societaria di ieri, mercoledì 15.11, che doveva appunto concludere l’iter di affidamento della gestione a Como Acqua.
Ora questi comuni potrebbero essere chiamati a rispondere dell’eventuale danno erariale alle casse pubbliche, nel momento in cui, dal 2014 a ieri, sono stati spesi fondi pubblici per la costituzione della società Como Acqua. Potrebbe addirittura essere la Corte dei Conti a intervenire.
“Che intenzioni ha la Giunta Landriscina nei confronti del progetto ‘Come Voglio Como’, visto che qualsiasi proposta di portarlo avanti è stata bocciata dal consiglio comunale?”, se lo chiedono, legittimamente, Stefano Fanetti, Patrizia Lissi e Gabriele Guarisco, consiglieri comunali del Pd, dopo la seduta in cui è stata votata la variazione di bilancio. “Ogni nostro emendamento riferito al progetto è stato sonoramente bocciato. Questo non fa ben sperare per il futuro dell’iniziativa”.
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