Le elezioni del 4 marzo hanno confermato la tendenza alla forbice, in atto nella società italiana, tra chi auspica un cambiamento e chi vuole chiudersi dietro un muro securitario; l’aspetto paradossale è che le due forze che hanno incarnato queste tendenze, vincendo le elezioni, sono nate fuori dall’orizzonte costituzionale e come partiti antisistema. La sinistra di LeU non è stata in grado di intercettare il desiderio di cambiamento né di contrastare la deriva leghista, il vecchio centro destra e il PD sono risultati dei piani inclinati che hanno offerto voti al M5S e alla Lega. LeU ha subito quindi una sconfitta chiara e i suoi 18 deputati, pur importanti, dovranno avere un mandato da stabilire con un processo partecipato dal basso, se non vogliamo disperdere il patrimonio di attivismo costruito in due mesi di grande impegno per la raccolta delle firme e per la campagna elettorale. La differenza di voti ricevuti tra il nazionale e il regionale ci dice poi che una parte del nostro elettorato è stata attratta dal voto utile e che l’orizzonte strategico di costruire un quarto polo di sinistra in Italia si è scontrato con la paura dell’avanzata delle destre.