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In una città alcune persone sono state fermate dalle forze dell’ordine su discriminanti arbitrarie e deportate forzatamente a centinaia di chilometri di distanza. Non ha alcuna importanza se la città che fa da sfondo a questa penosa vicenda sia Como, Chiasso o San Giorgio del Sannio, se le vittime fossero migranti o italiani, se i loro diritti siano stati violati perché colpevoli di essere neri o bianchi o nativi o migranti, né se il viaggio di deportazione si sia concluso a Taranto, venendo a costare 5000 euro, oppure sia stato seguito da un rimpatrio in El Salvador. Ad ogni essere umano basti sapere che in una città alcune persone sono state fermate dalle forze dell’ordine su discriminanti arbitrarie e deportate forzatamente a centinaia di chilometri di distanza. E ogni essere umano, consapevole che in una città alcune persone sono state fermate dalle forze dell’ordine su discriminanti arbitrarie e deportate forzatamente a centinaia di chilometri di distanza, sappia che questa consapevolezza chiama proprio lui a dare una risposta. Risposta che precede e rafforza la dimensione politica, risposta urgente e indifferibile, risposta da cui dipendono la credibilità e l’essenza di ogni individuo e della società di cui è parte. A ognuno/ a la sua scelta. Ma affinché ogni essere umano sia messo nelle condizioni di poter compiere una libera scelta è necessario che possa riflettere. E per riflettere bisogna conoscere, o la riflessione sarà priva di fondamento.
Allo scopo di favorire l’informazione, la necessaria riflessione e la conseguente scelta individuale e collettiva, le persone e le organizzazioni che hanno partecipato all’assemblea della Como solidale del 23 febbraio 2017, unite dal desiderio di fare tutto ciò che è umano per restare umani, si riuniranno in alcune piazze di quella città. Questa volta è essenziale saperlo: i giorni sono sabato 4 marzo dalle 10 alle 13 in via Cesare Cantù e domenica 5 marzo dalle 15 alle 18,30 in piazza San Fedele a Como.
[L'assemblea della Como solidale del 23 febbraio 2017]

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Lì dove arrivano i turisti
Lì dove da diversi giorni ci sono guasti all'illuminazione pubblica
Lì dietro un locale frequentato da molti giovani
Lì dove ogni giorno si assiste a spaccio (noto da anni) e regna malvivenza e bivacco
Lì dove le auto della forza pubblica fanno piccoli passaggi spot e si assiste al salto dietro la fontana dei malviventi, ma nulla di più.
Lì in una zona così frequentata e così adiacente alla città non ci si può permettere un simile stato di abbandono... 
Le istituzioni ne hanno piena responsabilità, e ovviamente non basta il palliativo dell'unica telecamera, rotta, posta all'incrocio tra Viale Vittorio Veneto con Viale Rosselli.
 
Questa città ha bisogno che queste cose non accadano mai più e che non vi siano più zone abbandonate.
 
Luca Ceruti
Movimento 5 Stelle

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Dopo la recente ordinanza circa le limitazioni di accesso alla ZTL cittadina anche per gli autoveicoli al servizio delle persone con disabilità la presidente di Ledha Como, Viviana Tombolillo, ha incontrato l’amministrazione comunale per i dovuti chiarimenti Como, 23 febbraio 2017 – Alla luce del dibattito suscitato dalla recente ordinanza comunale che vieta il passaggio di autoveicoli in alcune zone di particolare pregio monumentale e particolarmente frequentate dai pedoni della città (piazza Cavour, piazza Volta, i portici Plinio e le aree immediatamente adiacenti al Duomo) si è recentemente tenuto un incontro tra la presidente di Ledha Como, Viviana Tombolillo, accompagnata dal vice-presidente Marzio Ghezzi, con l’assessore alla mobilità Daniela Gerosa e l'assessore all'urbanistica Lorenzo Spallino.
Durante l’incontro sono stati chiariti i punti-chiave dell’ordinanza volti proprio, secondo gli amministratori, a garantire la sicurezza e la libertà di movimento di tutti i cittadini più fragili (bambini, anziani, persone a ridotta capacità motoria, ecc.) che, almeno in questi luoghi, non dovranno più “guardarsi le spalle” per evitare furgoni e autoveicoli.
Poichè da più parti era emerso il timore che per le persone con disabilità i disagi nella libertà di movimento si sarebbero aggravati con l’entrata in vigore di questa misura, i rappresentanti di Ledha
Como hanno avuto la totale assicurazione che nessun provvedimento andrà a penalizzare questa parte di popolazione.
Dalle informazioni ricevute, è emerso che le norme sono state applicate in maniera corretta, in quanto le aree pedonali possono essere vietate anche all'accesso di auto con permesso per disabili,
derogando tale divieto nel caso in cui una persona disabile vi sia residente o debba assolutamente passarci. Nel caso specifico di Como, secondo le dichiarazioni degli amministratori, tutte le persone
con permesso disabili residenti nelle zone soggette alla restrizione sono state contattate preventivamente ed è stata prevista la sanatoria per casi di accesso motivato ed urgente senza
preavviso. In tutti gli altri casi di effettiva necessità di accesso all'area si può chiedere che venga rilasciato un permesso ad hoc.
Dopo l’incontro Viviana Tombolillo ha dichiarato: “Le zone interdette all'accesso di qualsiasi autoveicolo, con le eccezioni che verrano autorizzate, sono zone riqualificate ad alta pedonalizzazione e proprio il pedone è la fascia che dovrà essere più rispettata in quei luoghi. In Italia non siamo ancora abituati a considerare le aree pedonali come un pregio e non un difetto.
Dell'area pedonale può godere chiunque anche le fasce di popolazione più fragili come i bambini, gli anziani e le persone con disabilità”.
Coordinamento interassociativo comasco per i diritti delle persone con disabilità

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Ieri a Como dopo i rastrellamenti fatti dalle forze dell’ordine è ripartita la disumana pratica delle deportazioni dei migranti verso Taranto.

Ancora una volta a pagare il prezzo di leggi scellerate che mettono persone umane nella condizione di “illegalità” e che permettono solo lo spostamento dei capitali e non quello delle persone sono coloro i quali hanno  lasciato tutto ciò che avevano, nella speranza di trovare la giusta accoglienza in paesi dove non avrebbero rischiato la vita ogni giorno.


Da una prima analisi sembrerebbe che i controlli effettuati in città nella zona di San Rocco e al Don Guanella abbiano visto la sola discriminate del possesso o meno di “documenti” per selezionare chi sarebbe stato scortato in dogana a Chiasso, caricato forzatamente su un pullam diretto a Taranto e nella migliore delle ipotesi, finire a raccogliere pomodori fornendo manodopera a costo zero all’organizzazione criminale del caporalato.

Da testimonianze ci risulta che siano state rastrellate anche 30 persone assolutamente pacifiche che da tempo passavano la notte presso la Parrocchia di Rebbio.

Come l’estate scorsa è stato aperto un bando per individuare l’azienda che conquisterà l’appalto delle deportazioni, quindi ancora una volta ci sarà chi su questa pratica lucrerà.


Troviamo disumano ed inaccettabile che un paese cosiddetto “civile” permetta che delle persone già in grande difficoltà ed in una situazione di evidente debolezza subiscano tali trattamenti  a causa della sola “colpa” di aver deciso di fuggire da paesi dove la propria incolumità non era minimamente garantita. Insomma con la colpa di aver deciso di vivere.


Chiediamo con forza che l’amministrazione comunale decida una volta per tutte di prendere realmente una posizione forte su questo tema.

Non possiamo permettere che nella nostra città non venga rispettato nessun tipo di diritto umano.

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