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25/06/2015 Voto della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo sui Nuovi Prodotti Alimentari: M5S Europa: "Ignorato il Principio di Precauzione in favore di interessi industriali"
Si è concluso oggi con il voto favorevole della Commissione Ambiente del parlamento Europeo, l'iter di riforma del Regolamento Novel Food che stabilisce le regole per immettere sul mercato nuovi prodotti destinati all'alimentazione.
Dall'emanazione del primo Regolamento del 1997 ad oggi sono state presentate 180 richieste di 80 concluse positivamente. L'obbligo di autorizzazione preventiva alla commercializzazione riguarda sia i cibi tradizionali di Paesi terzi, quali ad esempio gli insetti, sia quelli "tecnologici" studiati per assolvere alcune funzioni quali ridurre l'esposizione dell'organismo a composti dannosi, come il colesterolo, o arricchiti di elementi nutritivi o curativi.
L'accordo, però, é stato assai difficile e, dopo la definitiva bocciatura della prima proposta di riforma presentata nel 2008 dalla Commissione, caduta per l'inclusione di animali clonati e prodotti alimentari derivati da cloni, anche questo testo é passato con una spaccatura dei gruppi.
"Questo testo votato dalla maggioranza dei grandi gruppi politici, non contiene praticamente nessuna delle indicazioni votate a maggio dalla Commissione Ambiente improntate all'applicazione del principio di precauzione, all'inclusione di considerazioni etiche, alla tutela dell'ambiente e della salute umana ed animale" spiega Eleonora Evi che ha seguito il dossier per il M5S che, compatto, ha votato contro il testo finale .
Il M5S mette in guardia sul rischio che gli interessi economici possano sovrastare le garanzie di tutela della salute pubblica, interessi cari soprattutto il Regno Unito, dove é stato presentato il maggior numero di richieste seguito a distanza da Irlanda, Paesi Bassi, Belgio, Finlandia e Francia.
Questo rischio di ingerenza è esacerbato dalla procedura di autorizzazione che conferisce alla Commissione pieni poteri decisionali senza che il Parlamento possa valutare le garanzie di sicurezza fornite, soprattutto per i cibi "ingegnerizzati" il cui numero é in rapida crescita a partire da quelli che contengono nanoparticelle, ovvero particelle della stessa scala di grandezza del nucleo cellulare.
"Dal momento che mancano gli strumenti adeguati per contare il numero delle nanoparticelle, la Commissione ha deciso di prendere la scorciatoia prevedendo l'obbligo di autorizzazione solo per i cibi che ne contengono oltre il 50% sul totale delle particelle disperse a fronte di una parere dell'EFSA che suggeriva un limite massimo del 10% in considerazione della mancanza di certezza sula loro innocuità.
Questo é un classico caso in cui il principio di precauzione a tutela della salute viene ignorato per favorire interessi ed esigenze industriali" ha concluso Evi.