L'azzonamento così non funziona. è il parere condiviso di sindaci e consiglieri regionali intervenuti ieri all'incontro sulla sanità organizzato dalla Cgil di Como.
Sia Alessandro Fermi, consigliere regionale uscente di maggioranza, sia Luca Gaffuri, consigliere regionale uscente di minoranza, hanno sottolineato i disagi e le problematiche scaturite dalla decisione, nel 2015, di racchiudere la zona del Centro Lago e le valli con l'Ats della Montagna.
Sul punto sono intervenuti pure i sindaci di Menaggio Michele Spaggiari e di Tremezzina Mauro Guerra, sottolineando le difficoltà della cittadinanza.
Unanime è arrivata la richiesta di fare "retro marcia", qualsiasi sia la maggioranza uscente dalle prossime elezioni regionali.
“Adesso è una questione politica”. Lo dicono dal Pd Stefano Fanetti, Gabriele Guarisco, consiglieri comunali, e Tommaso Legnani, segretario cittadino, alla fine dell’ennesima nottata di freddo in cui diversi clochard comaschi, alcuni storici, hanno dormito all’aperto. “Basterebbe aprire l’atrio caldo della stazione di San Giovanni per permettere loro, in totale libertà, di usufruirne senza per forza rivolgersi a strutture che, evidentemente, sentono come strette – commentano i tre esponenti Pd –. Ma questo è il lato umano della vicenda, quello che la Lega, assessore e sindaco in testa, non sa trattare. Poi, c’è il dato politico: il centrodestra è spaccato su alcune questioni, da ultima quella di come si interviene nei confronti dei soggetti deboli”.
Un anno fa, il 27 febbraio 2017 è stato un giorno che non potremo mai dimenticare per una questione di dignità umana e di responsabilità come individui. Quel giorno il Mediterraneo è arrivato alle nostre porte.
Diakite Youssouf, un ragazzo di 20 anni è morto drammaticamente sul tetto di un treno tentando di attraversare la FRONTIERA tra Italia e Svizzera. Diakite è stato spinto a compiere questo gesto perché non aveva il documento giusto, la pelle del colore adatto, le origini adeguate.
Le persone che muoiono sulle frontiere non muoiono per incidenti casuali: le morti sono conseguenza delle decisioni, delle leggi, dei modi di fare degli stati che ci governano, dei rappresentanti pubblici. Vi verrebbe mai in mente di entrare in un altro paese sul tetto di un treno? Di andare da un paese a un altro in un gommone di plastica con la vostra famiglia? Di dormire nascosto in inverno per strada? Certo che NO. Neanche a loro, e se lo fanno è perché si vedono costretti a causa dell’attitudine disumana e razzista di questo sistema, di questo Occidente.
Diakite era l’ennesimo morto, l’ennesimo morto in un luogo di confine. Oggi, a un anno dalla sua morte, sappiamo che il problema non è stato risolto, altri come lui hanno subito la sua stessa sorte. Un anno fa mettevamo in guardia la società sostenendo che se non si faceva nulla dopo l’accaduto di Diakite altri sarebbero morti. È passato un anno e fra Balerna e Chiasso nel frattempo è morto un altro essere umano che migrava. Qualche settimana dopo Diakite un altro giovane è rimasto gravemente ferito e resterà invalido e mutilato per il resto dei suoi giorni. Un altro ancora è riuscito a salvare la vita per pochi centimetri. Queste persone sono state spinte a sfidare la morte nello stesso luogo dove oggi tutti noi viviamo. Per alcuni la vita, per altri la morte, quando il sangue dei nostri corpi ha lo stesso colore.
“Le strade principali di Como e dei suoi quartieri erano ancora pericolose per il ghiaccio e per la neve ancora a metà mattina e in molti luoghi nessun mezzo del Comune era passato a pulire o a buttare sale”, la denuncia viene da Patrizia Lissi, consigliera comunale del Pd, che stamattina, come molti comaschi e anche persone arrivate da fuori per lavoro in città, si è trovata di fronte all’ostacolo del maltempo.
“Si sapeva da giorni che ci sarebbe stata questa nevicata: l’amministrazione comunale non poteva organizzarsi per tempo e far pulire ai mezzi, fin dalle prime luci dell’alba, almeno le vie principali?”, si chiede Lissi.
Elezioni Regionali: 2 candidati presidenti e alcuni candidati locali aderiscono al decalogo “ambientale”
Le adesioni di Gatti (Sinistra) e Violi (M5S) per le rispettive coalizioni, più candidati locali di: LeU, Lista Insieme per Gori, M5S
LOMBARDIA – Due candidati presidenti, a nome delle rispettive coalizioni, più alcuni candidati consiglieri, hanno aderito con convinzione al decalogo “ambientale” proposto nelle scorse settimane dal Circolo Ambiente “Ilaria Alpi”, associazione che da 28 anni agisce sul territorio comasco, lecchese e della Brianza a tutela dell’ambiente.
Le adesioni, valide per i rispettivi partiti, sono arrivate direttamente da (in ordine alfabetico): Massimo Gatti (Sinistra per la Lombardia) e Dario Violi (Movimento 5 Stelle).
Hanno poi aderito i seguenti candidati locali:
Daria Doria, Alberto Buccino, Ida Angela Sala, Gianluca Leo, Licia Viganò, Guido Rovi, candidate e candidati di Liberi e Uguali in prov. Como
Sonia Corrado, candidata del Movimento 5 Stelle in prov. Como
Luca D’Achille, candidato della Lista Insieme per Gori in prov. Lecco
Con l'appello/decalogo, il Circolo Ambiente “Ilaria Alpi” ha chiesto ai candidati al Pirellone di dimostrare il loro impegno a favore della tutela del territorio e dell’ambiente naturale, ma anche per la salute e i diritti. Gli impegni chiesti sono 10 punti, attraverso i quali i candidati si sono dichiarati a favore o meno delle proposte ambientaliste.
Siamo venuti a conoscenza del rischio che l’IIss Vanoni di Menaggio non attivi la classe prima del Cat per il prossimo anno scolastico.
Riteniamo doveroso richiedere all’Ufficio Scolastico provinciale di Como di rivedere la decisione di negare l’istituzione della classe prima e difendere la possibilità degli alunni di frequentare il primo anno di Cat il prossimo anno scolastico.
Se la scelta dovesse essere confermata, ci troveremmo di fronte a un impoverimento dell’offerta didattica del territorio e sarebbe negata la richiesta di iscrizione di una decina di alunni provenienti da tutto il territorio limitrofo: Menaggio, Val d’Intelvi, Porlezza, l’Alto lago, Bellagio, Lezzeno e Varenna.
Questi alunni non hanno un altro un istituto per geometri a distanze ragionevolmente gestibili. Possiamo solo immaginare che gli alunni, piuttosto di viaggiare per ore per raggiungere istituti distanti, rinuncino a diventare geometri nonostante si tratti di un percorso formativo che offre consistenti sbocchi lavorativi proprio nel loro territorio. Noi non siamo d’accordo.
Riteniamo che l’Istituto Vanoni per le proprie specificità territoriali debba essere tutelato nella propria ricchezza di offerta formativa complessiva, ricchezza che consente agli alunni di superare il disagio di un territorio molto distante dal capoluogo e poco collegato.
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