Como, 28 giugno 2016 - L’assemblea generale della Cgil di Como ha eletto Giacomo Licata come nuovo segretario provinciale della Cgil di
Como. Prende il posto di Alessandro Tarpini, segretario dal 2009, ora responsabile nazionale dei frontalieri e della regione Alpina.
Nato il 17 agosto 1978 ad Agrigento, Licata è stato fra i fondatori di Sinistra Giovanile ed è sempre stato impegnato nella lotta alla mafia, sulla scorta dell’esempio fornito da Macaluso e Pio La Torre. Dopo aver superato il concorso per diventare insegnante nel 2002, due anni dopo si trasferisce a Como. Nel 2009 è stato il segretario territoriale Flc più giovane in Italia: cinque anni dopo è stato riconfermato. Dal 2014 a oggi è stato segretario organizzativo della Camera del Lavoro di Como.
Nella sua relazione, Licata ha citato il rapporto della Camera di Commercio sulla congiuntura economica del primo trimestre 2016. Per il settore manifatturiero comasco c’è il permanere di una fase negativa: per il quinto trimestre consecutivo la produzione industriale è in calo e in peggioramento (- 3,4%). Le specializzazioni tipiche del comasco (tessile, legno arredo, meccanica) risultano tutte in difficoltà. La flessione è peggiore al diminuire della dimensione d’impresa. Il fatturato totale tiene (+0,3%), grazie alla componente estera. Resta fortunatamente in controtendenza il settore del Turismo il cui trend positivo sembra diventato ormai un dato strutturale. «È sempre più evidente la necessità di un piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, così come indicato nel Piano del Lavoro. Insomma, è indispensabile un netto cambiamento delle politiche economiche. Mi preoccupa l'affermazione di un modello sociale che non riconosca il Lavoratore come baricentro del rapporto tra crescita economica e tutela della dignità della persona. Sostituita dal termine, apparentemente politically correct, di “collaboratori”. Si tratta di una malcelata ipocrisia, apparentemente banale, ma che appare come un ulteriore tassello di un disegno più ampio che mira a svuotare il lavoratore dalla carica evocativa che il riferimento al termine derivato dal lavoro rappresenta». C’è la vicenda Holcim, che mostra il volto feroce «di un capitalismo che taglia
l'occupazione, chiude gli stabilimenti, delocalizza, e non si preoccupa del destino di 73 famiglie, non trova il modo e si rifiuta
di costruire le condizioni per trovare gli strumenti necessari almeno ad assicurare la tutela delle persone attraverso gli ammortizzatori
sociali».
Si è tenuta questa mattina, nella sede della Provincia di Como, l’Assemblea generale della Regio Insubrica. Tra i temi trattati, l’approvazione del conto consuntivo 2015, il preventivo delle spese e dei contributi finanziari dei progetti della Regio, approvati all’unanimità, il rapporto sull’attività 2015, a cura di Giampiero Gianella, segretario della Comunità di lavoro, il passaggio di consegne della presidenza, per l’anno 2016/2017, dal Cantone Ticino a Regione Lombardia.
“Ma l’assemblea è stata interessante anche per le discussioni che abbiamo fatto negli interventi finali in cui abbiamo parlato di tematiche come la mobilità, del cui tavolo io sono l’animatore – fa sapere Mirko Baruffini, consigliere delegato della Provincia di Como dentro la Regio Insubrica –. E, considerato quanto questa sia una questione aperta con la controparte ticinese, stiamo producendo progettualità concrete che prendono avvio dall’Interreg”.
COMUNICATO STAMPA CGIL COMO – SPI CGIL COMO -FUNZIONE PUBBLICA CGIL COMO RIFORMA SANITARIA: SI RIAPRA IL CONFRONTO CON LE RAPPRESENTANZE SINDACALI E DI CATEGORIA. IL TEMPO PER TORNARE AL VECCHIO ASSETTO
C'E' Como, 23 giugno 2016 - Quanto emerso in questi giorni dal dibattito riguardante la Riforma sanitaria, nello specifico gli azzonamenti, non è nient'altro che la conferma delle preoccupazioni espresse circa un anno fa dalla Cgil. Ciò che preoccupa di più in questa fase è una contrapposizione netta tra favorevoli e contrari alla riforma. Questo modo di agire non favorirà certamente i cittadini, che dal primo gennaio hanno visto mutare radicalmente l’impianto sanitario (dal curare al prendersi cura) sulla carta, ma che nella realtà dei fatti rischia di essere nient'altro che un'ulteriore razionalizzazione sulle spalle degli stessi cittadini e dei lavoratori. La situazione che si è venuta a creare sul medio Alto Lario ne è la prova: assenza di un progetto visibile, condiviso e fattibile dopo sei mesi, ma interventi a spot per tamponare le criticità che emergono giorno dopo giorno. Assenza d’investimenti, strumento, quello economico più volte utilizzato per promuovere la riforma, ma di cui a oggi non abbiamo alcuna traccia. Pure assente è un percorso di condivisione, o quantomeno confronto, con cittadini, associazioni e rappresentanze dei
lavoratori. Questo conferma il modus operandi del “decidi, pubblicizza e applica”, ma al tempo stesso fa emergere l'assenza di
La mia preliminare per l’intitolazione di una strada o di una piazza a Vittorio Arrigoni (21 giugno 2016)
Restiamo umani, anche quando intorno a noi l’umanità pare si perda. Ce lo chiedeva da vivo e continua a chiedercelo ogni giorno, Vittorio Arrigoni, giornalista, attivista per i diritti umani, volontario dell’International Solidarity Movement, ucciso a Gaza, a trentasei anni, il 15 aprile del 2011, poche ore dopo il suo sequestro.
Vittorio ogni giorno per anni ci ha raccontato, con parole e immagini la vita vera e la lotta per la sopravvivenza di due milioni di persone rinchiuse a Gaza, assediate, bombardate, affamate, umiliate.
Vittorio aveva scelto di stare all’inferno per aiutare chi dall’inferno non poteva andarsene, per rompere il silenzio indifferente sulla Striscia di Gaza, un buco nero nella cronaca e nella politica, una gigantesca macchia oscura nella morale collettiva, impastata di indifferenza e di complicità con l’orrore.
“Restiamo umani”, ci ha sempre ripetuto Vittorio, a qualunque latitudine. Facciamo parte della stessa comunità. Ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo pianeta, ovunque nasca e viva, ha diritto alla vita e alla dignità. Gli stessi diritti che rivendichiamo per noi appartengono anche a tutti gli altri e le altre, senza eccezione alcuna.
Vittorio viveva a Gaza da anni. Aveva scelto di stare lì, con i suoi occhi testimoni e il suo corpo solidale. Aveva visto il furto di terra e di acqua, la demolizione di case, la distruzione di coltivazioni e di barche di pescatori (era stato anche ferito mentre li accompagnava a pescare cercando di proteggerli con il suo corpo dagli attacchi armati dell’esercito israeliano. Vittorio aveva visto i malati di cancro rimandati indietro “per questioni di sicurezza” al valico di Eretz tra Gaza e Israele, aveva visto palestinesi trattati con disprezzo, picchiati, umiliati. Aveva visto la disperazione dei pescatori a cui veniva impedito di pescare e aveva visto la disperazione dei contadini abbracciati a un albero di olivo mentre un bulldozer glielo porta via. Aveva visto donne partorire dietro un masso per l’impossibilità di raggiungere un ospedale. Aveva visto la paura e il terrore negli occhi dei bambini e delle bambine e i loro corpi spezzati. Aveva visto morire neonati prematuri perché in ospedale è mancata l’elettricità per trenta minuti. Aveva conosciuto bambini e bambine che non hanno avuto altro che dolore da quando sono nati. Aveva sentito il freddo che penetra nelle ossa nelle notti gelide di Gaza senza riscaldamento, e senza luce. Aveva assistito a Gaza durante Piombo fuso (dicembre 2008 – gennaio 2009) alla distruzione di migliaia di case e all’uccisione più di tremila persone tra cui centinaia di bambini che certo non tiravano razzi.
Signor Sindaco,
A dar retta alle accuse formulate dalla Procura della Repubblica contro questo modo di amministrare la città, che ha coinvolto dirigenti comunali c’è da vergognarsi, noi al posto suo ci vergogneremmo…
Infatti dalla lettura dei capi d’accusa firmati dalla Procura, quasi emerge che in certi uffici, i più importanti del comune di Como, sembra quasi essere la normalità, quella di operare in un vago clima di superficialità, faciloneria, incompetenza, “sistemazione”.
Secondo quanto lascia intendere la Procura della Repubblica, sembrano emergere situazioni e un clima che tra le scrivanie sembra scivolare nel criminale, semplicemente come qualcosa che accade, proprio perché certo modo di fare, sembra quasi rientrare nella normalità, nella consuetudine nell’ormai radicato modo di fare il lavoro d’ufficio. Si fa così, si aggiusta tutto… E’ incredibile!
Signor Sindaco,
questa serie di fatti additati dalla Procura della Repubblica, appaiono gravissimi perché oltre alla legalità degli atti, tolgono la fiducia verso di Lei e della sua Giunta.
E fatto ancora più grave, incrinano la fiducia dei cittadini nell’Istituzione Comunale
http://www.laprovinciadicomo.it/stories/como-citta/il-pm-chiama-in-causa-il-sindaco-gravi-violazioni-coperte-per-anni_1185944_11/
Forse parte forse tutte, queste preoccupanti note d’ imputazioni, in sede di giudizio verranno ridimensionate, gli imputati ne usciranno assolti magari perché “il fatto non sussiste” e il tutto verrà ridefinito come una sequela di atti amministrativi mal concepiti, o se illegittimi, senza rilevanza penale. Forse andrà così. Forse.
Ma il danno economico??? quello di sicuro c’è! Lo vediamo tutti.
(Roma, 16 giugno 2016) "Teresio Olivelli, partigiano cattolico, combattente per la libertà e la democrazia, esempio di eroico altruismo e umanità, che ha sacrificato la propria vita per amore dei fratelli più deboli e bisognosi. Siamo orgogliosi che la memoria di questa figura, profondamente legata al territorio comasco e lecchese, possa rimanere viva anche attraverso l'emissione di un francobollo commemorativo nel centenario della sua nascita, una richiesta che da tempo avevamo avanzato al Ministero". Lo dichiarano i deputati del Partito Democratico Mauro Guerra e Veronica Tentori.
Il riconoscimento dell'alto valore della figura di Teresio Olivelli, nato a Bellagio (CO) il 7 gennaio 1916, di madre valsassinese, ufficiale degli alpini, morto nel 1945 nel campo di concentramento di Hersbruck in Germania, nel tentativo di difendere un compagno di prigionia, è tale da essere stato, nel dicembre 2015, dichiarato venerabile da Papa Francesco che lo ha definito una luminosa figura di partigiano cattolico. Lo stesso Papa ha, inoltre, autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto di riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù ed è tutt’ora in corso il processo di beatificazione. Teresio Olivelli, oltre che della medaglia d’oro al valor militare, è stato insignito della medaglia d’oro della Resistenza ed è celebre per aver composto la preghiera Signore facci liberi, comunemente detta Preghiera del ribelle per amore.
Seguici, sostienici e collabora.
|
Contattaci |
Sostieni oggi le nostre attività, inviando il tuo contributo a: ASSOCIAZIONE NOERUS IBAN IT28Z0306910928100000000139 (ISP) |