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Como, 2 dicembre 2009
COMUNICATO
Presa visione delle fotografie a corredo del servizio pubblicato dal quotidiano “La Provincia” sabato
28 novembre, relativo al campo comunale di via Longoni e a presunti danni al terreno di gioco provocati
dallo svolgimento di una partita di rugby disputata la domenica precedente, la società Rugby Como tiene
a sottolineare che l’immagine più grande va esattamente nel senso contrario di quanto voleva
dimostrare il presidente della società che ha in gestione l’impianto.
In primo piano, infatti, è evidente un “perfetto” rettangolo in erba che è stato apposto, a cura e a
spese del Rugby Como, nella zona dove sono stati eseguiti i lavori per la collocazione di un palo delle
porte da rugby. La zona retrostante, dove il terreno è brullo e sicuramente più irregolare, è quella che
si trova in corrispondenza delle porte da calcio. Ebbene, per le partite di rugby quella zona è adibita ad
“area di meta” e quindi, regolamento alla mano, non vi si possono svolgere mischie. In sostanza, l’usura di
quella parte del terreno – scelta evidentemente per la fotografia perché era molto più compromessa
delle altre, come succede in qualsiasi campo da football – è dovuta esclusivamente alle partite e agli
allenamenti relativi alla normale attività calcistica.
Una seconda foto, molto meno comprensibile anche dal punto di vista della collocazione, riguarda un
lungo e profondo solco verticale che appare incompatibile con qualsiasi azione di tipo sportivo, a meno
che non si trattasse della pratica di motocross sul campo di via Longoni, cosa che tenderemmo a
escludere. La terza è di difficile comprensione.
In base a un accordo sottoscritto direttamente con il Comune, la società Rugby Como si è accollata
tutti gli interventi necessari a rendere possibile la disputa su quel campo di otto partite nel corso della
stagione (mentre gli allenamenti si devono svolgere altrove, senza le misure adeguate per un campo e
senza le porte, con tutte le comprensibili difficoltà di tipo tecnico che si possono immaginare). Sono
state acquistate le porte, sono state poste le fondamenta per la collocazione dei pali, che vengono
installati e rimossi in occasione di ogni incontro, così come si provvede alla segnatura del campo e alla
successiva cancellazione delle righe con vernice verde (naturalmente atossica, contrariamente
all’ipotesi che era stata avanzata, in modo gravemente offensivo e totalmente ingiustificato, in un
precedente articolo). Della stessa segnatura, eseguita in modo volutamente molto più leggero di quella
del calcio, può, ovviamente, rimanere in superficie qualche traccia, ma - a nostro avviso – senza che
questo arrivi assolutamente a danneggiare lo svolgimento dell’attività calcistica.
Ad ogni modo, il Rugby Como auspica che personale del Comune, ente proprietario dell’impianto,
effettui un sopralluogo ed è pronto a esaminare eventuali osservazioni.
Resta inteso che questa situazione evidenzia tutte le difficoltà legate alla convivenza calcio-rugby
sullo stesso campo. Difficoltà che non era certo difficile immaginare e che sono state fatte presenti
dal Rugby Como ancora prima dell’assegnazione del terreno di via Longoni per le partite di campionato
della propria formazione Under 20. Il Comune di Como ha trovato una soluzione temporanea, e questo è
un passo avanti rispetto ai quattro campionati precedenti giocati sempre “in trasferta”. Ma il rugby a
Como continua a crescere (e questo dovrebbe far piacere al Coni, al Comune e a tutti gli sportivi). L’anno
prossimo il campo regolare, con porte “ad acca” e segnature apposite, servirà per la prima squadra e per
le formazioni Under 18 e Under 16. A questo punto, anche per la concomitanza dei vari impegni, la
convivenza con il calcio - in via Longoni o altrove - si renderebbe di fatto impossibile. Per il secondo
anno consecutivo, i bambini del minirugby (sempre più numerosi, convinti e appassionati, come le loro
famiglie) scriveranno la classica letterina a Babbo Natale. Gli adulti sanno di doversi rivolgere a
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interlocutori più “terreni” e sono anche convinti di non dover chiedere un regalo, ma un impianto che, sul
piano sportivo e sociale, renderebbe più ricca la città di Como.
La disponibilità a gestire una struttura c’è, così come esiste la possibilità di un sostegno da parte
della Federazione Italiana Rugby in fase di realizzazione. Quanto al campo di via Longoni, invece, il
Rugby Como non è disponibile a continuare una “battaglia” tramite comunicati a mezzo stampa. Pertanto,
in caso di ulteriori offese, replicherà esclusivamente in via legale.
Rugby Como ASD
Il Presidente
Giacomo Bagnasco
www.giulagiunta.org
Comitato spontaneo di cittadini
Caro Sindaco, siccome non ci risponde …ne abbiamo altre 10 e tutte sulle paratie!
1. Perché il cantiere paratie é ancora oscurato ?
2. Ha visto l’acqua uscire dai tombini e bloccare piazza Cavour il 30/11 ?
3. Ha visto come il marciapiede vicino all’area dei lavori eseguiti si è abbassato ?
4. Ha visto che una buona parte della passeggiata di villa Olmo sta crollando nel lago ?
5. Ha visto le lesioni ai palazzi ed alle strade ?
6. E questi sono i danni pubblici a nostro carico ; chi pagherà poi i danni ai privati se si ipotizzasse un rapporto causa-effetto (le assicurazioni … )?
7. Oltre ai costi iniziali ed ai costi del vostro “errore grave” (sempre sulle spalle dei contribuenti, seppur spalmati sulla regione), a quanto dovrà rinunciare ancora la città di Como per pagare la manutenzione ordinaria e straordinaria di un sistema di paratie pressoché inutile ? Alle scuole ?
8. Ha capito infine che l’errore grave non è solo l’extramuro (sue dichiarazioni in diretta TV della sera del 27 novembre) ?
9. Non pensa che nel nuovo progetto debba essere recepito con chiarezza l’abbassamento della quota di 200.3 cm slm ?
10. Cosa pensa del parere della Sovrintendenza che come noi pensa che si debba rivedere completamente il progetto per privilegiare la tutela paesaggistica?
XII convegno annuale 10 • 12 • 13 dicembre
12 Dicembre
mattina per le scuole ore 9.00 - 13.00
Spettacolo
SOGNI clanDESTINI
della Compagnia Ibuka Amizero
Interventi di
Severino Proserpio
Associazione I Bambini di Ornella
e fondatore del CLAS CGIL
Kossì Komla Ebrì scrittore
Gabriele Del Grande giornalista Redattore Sociale
Rinunciate al cinque per mille, se potete!
(di Vinicio Albanesi*)
È questa la proposta provocatoria (ma solo fino a un certo punto) proveniente da don Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, di fronte a un cinque per mille per il quale è ancora assai lontana una legge stabile che ne fissi le caratteristiche e che quest'anno dipenderà da un provvedimento come quello riguardante lo scudo fiscale. Perché «nella povertà nella quale ci costringono, il non diventare complici assume almeno il valore morale di una piccola coerenza. E nega all'elemosiniere il diritto a chiamarsi generoso, giustificando un'operazione che è solo la sconfitta dei doveri di convivenza». Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo
Don Vinicio AlbanesiTra pochi giorni sarà approvata la Legge Finanziaria per il 2010 e il cinque per mille, apparso sull'orizzonte della legislazione fiscale alla fine del 2005 e osannato come «valorizzazione della gratuità delle persone che, a milioni, donano tempo e risorse per le cause sociali», è appeso oggi ai risultati dello scudo fiscale.
Si tratta di uno spicchio di risorse (400-500 milioni) sottoposto, di volta in volta, alla legge di spesa dello Stato. Apparentemente ciascuno è libero di destinare una piccola quota delle tasse pagate alle associazioni meritevoli, in realtà è un'assegnazione ai capitoli di spesa del bilancio dello Stato: infatti è la legge che stabilisce l’ammontare della somma devoluta dal cinque per mille e per quali destinazioni.
Non bisogna dimenticare nemmeno che - oltre al volontariato - il cinque per mille serve a contribuire al «finanziamento della ricerca scientifica e dell'università; al finanziamento della ricerca sanitaria; alle attività sociali svolte dal Comune di residenza del contribuente» e ogni altra iniziativa che la Legge Finanziaria stabilirà. Una "partita di giro", dunque, spacciata per sensibilità sociale. Il denaro dovuto alle iniziative sociali non è messo a bilancio con una legge stabile, ma dipende dalle circostanze mobili dell'andamento della spesa.
Quest'anno, poi, la precarietà del cinque per mille è stata particolarmente alta: sembrava scomparso, poi destinato ai terremotati d’Abruzzo, oggi, come detto, è sottomesso allo scudo fiscale dal quale dipendono anche i sostegni all'autotrasporto, alle missioni di pace, agli impegni derivanti dalla partecipazione a banche e fondi internazionali, alla garanzia di equilibrio di bilancio per gli Enti Locali colpiti dal sisma in Abruzzo, alla parziale gratuità dei libri scolastici, all'agricoltura, alle scuole private, a convenzioni con i Comuni per la stabilizzazioni dei lavoratori precari, alla giustizia, alle categorie socialmente svantaggiate: una vera e propria guerra tra poveri, con povere risorse.
L’appello è chiaro: se potete, rinunciate al 5 per mille. È meglio così: non c’è cosa peggiore che dipendere dalle risorse di chi, ingannando tutti, ha esportato denaro e ricchezze all’estero. Se oggi tali ricchezze rientrano è solo perché è conveniente, ingannando un'altra volta.
Lo scudo fiscale è lontano: c’è un evidente stridore tra chi crede nella solidarietà e chi la nega. Rinunciare è un segno di dignità e di coerenza.
Purtroppo non tutti i gruppi e le associazioni possono permettersi di rifiutare una manciata di soldi. Nella povertà nella quale ci costringono, il non diventare complici assume almeno il valore morale di una piccola coerenza. E nega all’elemosiniere il diritto a chiamarsi generoso, giustificando un’operazione che è solo la sconfitta dei doveri di convivenza.
*Don Vinicio Albanesi è presidente della Comunità di Capordarco.
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