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La CGIL di Como, il PD, la contro-riforma della Costituzione, un'idea curiosa dell'imprenditoralità e... il lavoro? di Luca Michelini
1. Ad ascoltare il discorso che il segretario della CGIL di Como ha proposto il 1° maggio non si può che rimanere terribilmente imbarazzati. Pare che il problema sia che l'ANPI di Como abbia celebrato il 25 aprile, festa della liberazione, uscendo dal protocollo, un presunto protocollo ovviamente, che vorrebbe la celebrazione come mera ricorrenza, senza alcun rimando all'attualità. Al segretario della CGIL di Como, insomma, non è piaciuto il rimando al referendum sulla Costituzione voluto da Renzi, referendum che vede l'ANPI apertamente, e con dovizia di argomentazioni, schierata per il NO. E invece di chiedersi se le ragioni del NO abbiano un qualche fondamento, il segretario si indispettisce e pretende di dettare “la linea” anche fuori dalla sua organizzazione. Chi si fosse aspettato una qualche parola sul Jobs Act – totalmente inutile sul piano del rilancio dell'occupazione, ma del tutto funzionale al rilancio dei profitti – e sul problema del lavoro in Italia – drammatico – è rimasto fortemente deluso: non una parola seria in argomento: come se il tema non fosse pertinenza del segretario di un sindacato di lavoratori.
2. Ma tant'è: il segretario sarà stato contento di essere stato considerato “veramente di sinistra” da “Comozero”, che ha esaltato l'attacco frontale del segretario al capitalismo familiare lombardo, incapace di esprimere un sagace meccanismo di trasmissione del talento imprenditaroiale tra generazioni. Come se un capitalismo fondato sulle pubblic company e sulle quotazioni borsistiche, e che dunque evitasse il “tranello” del familismo capitalistico, fosse la panacea per lo sviluppo e l'occupazione.