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Comunicato stampa Rsu Liceo Giovio RSU dei lavoratori del Liceo Giovio esprimono solidarietà agli studenti per aver subito la chiusura dei laboratori di fisica da parte del Dirigente Scolastico.

Como, 29 gennaio 2016 - La RSU dei lavoratori del Liceo Giovio esprimono solidarietà agli studenti per aver subito la chiusura dei laboratori di fisica da parte del Dirigente Scolastico. Abbiamo tentato nei mesi passati, attraverso le richieste costanti del
nostro RLS (Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza), di convincere il Dirigente ad affrontare il tema della sicurezza
scolastica. Dallo scorso anno scolastico l'RLS richiede la messa in sicurezza dei laboratori, avendo riscontrato fonti di pericolo per lavoratori e studenti. Il Dirigente ha la grave responsabilità di non aver posto in essere le azioni necessarie e obbligatorie per la tutela di lavoratori e studenti e di aver sottovalutato la gravità della situazione e l'importanza delle sollecitazioni che gli venivano rivolte dall'RLS. Tali sollecitazioni, dovute per il ruolo di RLS, sono state reiterate nel tempo, accompagnate da relazioni tecniche e da discussioni animate anche in collegio docenti, perché il Dirigente Scolastico del Liceo Giovio metteva in secondo piano la sicurezza di alunni e lavoratori, nonostante le risorse per la messa a norma fossero disponibili ed
immediatamente utilizzabili. Consideriamo gravissima l'omissione da parte del Dirigente, che, pur consapevole di essere il responsabile legale della sicurezza di docenti e alunni, mostra di non adempiere agli obblighi che la legge
gli attribuisce e che il suo ruolo prevede. Ancora più grave la decisione di chiudere i laboratori, privando gli
alunni di un importantissimo strumento didattico, senza considerare la possibilità di intraprendere azioni di messa a norma; troppo facile riversare la responsabilità della propria scelta sull’ RLS, che per mesi ha lavorato perché i laboratori fossero aperti e sicuri. La messa in sicurezza dei luoghi di lavoro è una seria responsabilità dirigenziale, la RSU si dissocia dalla comunicazione del Dirigente che sembra additare l'RLS come il responsabile della chiusura dei laboratori solo perché ha denunciato la situazione di degrado degli stessi e chiesto che fossero prese misure atte a renderli adeguati. Non solo tale comunicazione è fuorviante, ma diseducativa nei confronti degli alunni, perché ne emergere un messaggio intimidatorio “chi denuncia un'illegalità diventa responsabile della stessa”. Non condividiamo la messa in contrapposizione tra il diritto allo studio e il diritto alla salute e sicurezza sui luoghi di studio e lavoro. La buona scuola dovrebbe essere funzionante e sicura, chi la dirige ne
ha la piena responsabilità morale e legale.La RSU e l'RLS chiedono che i locali dei laboratori vengano messi a norma in tempi rapidi e riaperti. La RSU del Liceo Giovio

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29/01/2016 – Poiché i livelli di inquinamento riferiti alle polveri fini hanno superato nei giorni scorsi il limite dei 50 microgrammi per metro cubo, come previsto dall’ordinanza firmata dal Sindaco lo scorso dicembre, entrano in vigore le misure straordinarie di contrasto all’inquinamento atmosferico locale. A partire da domani, sabato 30 dicembre, divieto di circolazione dalle 8.30 alle 18 per i veicoli privati e dalle 7.30 alle 9.30 per i veicoli commerciali; il divieto di circolazione riguarda i veicoli diesel Euro 3 non dotati di sistemi di riduzione della massa di particolato (Euro 0 benzina e Euro 0, Euro 1, Euro 2 diesel sono “fermi” dal 15 ottobre al 15 aprile su disposizione regionale). L’elenco delle strade dove è ammessa la circolazione è quello contenuto nel dispositivo regionale e sono le autostrade, le strade di interesse regionale, i tratti di collegamento tra strade cui ai precedenti punti e gli svincoli autostradali ed i parcheggi posti in corrispondenza delle stazioni periferiche dei mezzi pubblici (per maggiori informazioni è possibile consultare il sito di Regione Lombardia www.regione.lombardia.it). Per quanto riguarda il riscaldamento, fatte salve le specifiche deroghe previste dalla normativa, la temperatura massima consentita nelle case e negli uffici dovrà essere diminuita di un grado, da 20 a 19 gradi, e le ore di utilizzo massimo consentito dovranno scendere da 14 a 12. Le limitazioni potranno essere sospese solo dopo che per tre giorni consecutivi i valori delle Pm10 saranno stati sotto la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo.

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Le lavoratrici ed i lavoratori della Camera di Commercio di Como esprimono forte preoccupazione e disaccordo per quanto contenuto nella bozza di decreto di “riordino” del sistema camerale.

Il decreto, infatti, dovrebbe prevedere, oltre all'accorpamento delle Camere di Commercio, con il passaggio da 105 a 60 Camere di Commercio, la graduale riduzione del contributo camerale versato dalle imprese, la razionalizzazione degli uffici che svolgono funzioni di supporto, l’alienazione di tutti i presidi fisici di servizio territoriale, nonché la drastica razionalizzazione delle funzioni e la soppressione quasi tombale di tutte le attività collegate alla promozione del territorio e delle economie locali.

 

Le “nuove” Camere di Commercio non si occuperanno più di:

­        sostegno e assistenza all’export (missioni in Paesi esteri, certificati d’origine, ecc.);

­        sostegno al credito per le piccole e medie imprese;

­        contributi e finanziamenti alle imprese, all’innovazione e alle start up;

­        supporto ai nuovi imprenditori, all’imprenditoria femminile e giovanile;

­        promozione turistica e dell’economia locale;

­        supporto economico per il miglioramento delle infrastrutture del territorio;

­        servizi di conciliazione e mediazione;

­        corsi di formazione per gli imprenditori;

­        alternanza scuola – lavoro;

­        studi imparziali sull’economia del territorio.

Le piccole e medie imprese (che rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo del  territorio Comasco) saranno quindi costrette a rivolgersi a professionisti e/o esperti, alle associazioni di categoria o al “mercato”, per ottenere servizi e assistenza con costi maggiori rispetto alle poche decine di euro risparmiate con il taglio del diritto annuale (dal 2017 in media circa 60 euro annui per azienda).

 

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28 gennaio 2015 - La segreteria della Camera del Lavoro di Como esprime sconcerto e preoccupazione sull'ipotesi di ridefinizione della provincia di Como nell'Area Vasta proposta nei giorni scorsi da regione Lombardia. L'idea, già sperimentata e da noi avversata, di ridefinire la provincia di Como sulla base delle attuali ATS ci lascia senza parole. Tale ipotesi comporterebbe una divisione in due parti dell'attuale  provincia di Como, con un ridimensionamento e una mortificazione del
territorio comasco. Il Lago di Como verrebbe diviso in tre diverse unità amministrative, senza alcuna logica geografica, economica o identitaria. La segreteria della Camera del Lavoro ribadisce l'opportunità di procedere con il riaccorpamento dei territori di Como e Lecco, al fine di mantenere l’unitarietà del Lago di Como e di valutare, in un secondo tempo, una ripartizione del territorio che valorizzi, nell'ambito di una dimensione Pedemontana, le opportunità economiche e le caratteristiche paesaggistiche. Invitiamo tutti i parlamentari e i consiglieri regionali a opporsi fermamente a un disegno che rischia di marginalizzare definitivamente il destino del nostro territorio

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